𝐴𝑠𝑠𝑜𝑚𝑖𝑔𝑙𝑖𝑎 𝑎𝑑 𝑢𝑛 𝑎𝑛𝑔𝑒𝑙𝑜 𝑖𝑛 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎 𝑐𝑜𝑙 𝑑𝑖𝑎𝑣𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑖𝑒𝑡𝑟𝑜

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Non ho avuto il coraggio di rivedere Morena, forse perché un po' la odio per non avermi detto di aver dato alla luce nostro figlio.
E non ho avuto nemmeno il coraggio di raccontare tutto a Sara.

Eccola arrivare stamattina a casa mia, entra con la sua solita aria bonaria, con lei è difficile anche litigare perché sembra chiederti scusa ancor prima di cominciare.

Sara è semplice, non ha un viso marcato e deciso, Sara non ha dei bei boccoli che glielo contornano, Sara non sembra mangiarsi il mondo quando cammina.
Ma va bene, perché mi vuole bene ed io sto provando ad andare avanti.

"Buongiorno amore." Mi dice e viene a stamparmi un bacio sulle labbra.

Sono ancora a letto, con l'aria confusa e solo i miei boxer bianchi addosso.

"Mi sei mancato." Sale sul letto e parte a baciarmi sempre con più foga, scende poi sul petto, prova a mettermi una mano nelle mutande.

"No Sara, ora non mi va." Le blocco la mano, mi alzo dal letto.

Vado in cucina, Sara mi segue come un fedele segugio, non ha nemmeno protestato perché l'ho rifiutata.
Sorseggio il mio caffè con l'aria fiacca.

"Qualcosa non va?" Chiede sedendosi accanto a me.

"Sono solo un po' stanco." Mantengo lo sguardo basso.

"Stasera andiamo alla festa in spiaggia?" Chiede ed io avevo completamente rimosso la festa, non sono per niente in vena.

"Vengono anche Edoardo e Valentina." Continua il suo monologo. "Pare venga pure la sorella di Edoardo."

"Ci dobbiamo andare per forza a 'sta festa?" Dico sbuffando.

"È perché non vuoi incontrarla?" Si imbroncia e si mette a braccia conserte.

"Ma che dici, non mi interessa." Mento spudoratamente. "Ci andiamo, va bene?" Le stampo un bacio veloce sulle labbra.

Così la sera ci ritroviamo alla festa, c'è un falò, chitarre, cibo, da bere e tanta spensieratezza.
"'A bello." Edoardo mi bacia una guancia. "Che è 'sta faccia? Me pare che stai a un funerale."

"Sto bene." Dico portandomi una sigaretta alla bocca e mi guardo intorno.

"Chi stai a cercà?" Edoardo mi pizzica le guance.

"Non chi pensi tu, Edoà." Lo ammonisco.

"Tanto penso che non viene." Mi dice e porta pure lui la sigaretta alla bocca.

"Ah no? Come mai?" Aspiro e mi ammonisco.

"Allora te interessa o no?" Edoardo continua a punzecchiarmi.

"Cos'è che ti interessa, amore mio?" Sara ci raggiunge e ci porge i drink.

"'A chitarra, guardavo 'a chitarra del tipo." Sorseggio, intanto Edoardo se la ride.

Da lontano vedo arrivare Valentina, con lei c'è Morena.

"Scusate, ma i piccoli non volevano saperne di dormire." Valentina spiega esausta, afferra poi il bicchiere di Edoardo e beve.

"Che cosa carina 2 cugini con pochi mesi di differenza, crescono come gemelli." Sara tocca l'argomento di cui non vorrei si parlasse, poi come colpita da un fulmine si rivolge a me.
"Scusa ma quanto tempo fa stavate insieme tu e lei?" Chiede a voce bassa.

Deglutisco appena e mando giù altro alcol.
"Mah, un paio d'anni fa, forse pure 3." Mento e lo so che non lo so fare, lo sento dalle goccioline di sudore che mi stanno scorrendo sulla fronte.

Intanto vedo Morena prestare attenzione a tutto fuorché a me.
Io invece la studio, la osservo con il suo costume che le copre appena il seno prosperoso, il gonnellino appena poggiato sul suo sedere. Il suo corpo sinuoso che ancora immagino nudo su di me.
La spoglio con gli occhi, la scopo nei miei pensieri.

Ma Morena non mi degna di uno sguardo.
Si avvicina al bar poco dopo e la avvicina un ragazzo, approfitto che non ho Sara intorno e mi avvicino anche io.

"Che prendi?" Le chiede lui, sembra mangiarsela con gli occhi.

"Tranquillo, faccio da me." Risponde Morena e sorride.

"Insisto, davvero." Continua lui.

"Va bene, ti ringrazio." Morena si sposta indietro una ciocca di capelli.

"Tu dovresti ritornare da tuo figlio, no?" Mi intrometto, ecco che ritorno a fare i miei casini.

"Come, scusa?" Morena mi guarda malissimo.

"Ha un figlio, non te l'ha detto?" Dico al tipo che mi guarda come se io fossi un pazzo.

"Scusaci, eh." Morena mi tira per un braccio. "Ma che ti prende, oh?" Mi dice non appena siamo appartati.

"Niente, ti ricordavo solo che hai un figlio, non puoi fidarti del primo che ti offre da bere."

"Ecco, è esattamente ciò che sapevo sarebbe successo. Io ho un figlio e devo chiudermi in casa, tu sei libero di fare ciò che ti pare, no?" Mi punta il dito, sembra essere nera.

"Potrebbe anche non essere figlio mio, nemmeno mi hai detto che lo stavi dando alla luce. Magari ora vuoi solo che io te lo mantenga." Dico la cosa più brutta che potessi dire, ma sono carico di rabbia, perché vorrei odiarla o quanto meno che mi fosse indifferente.
E invece no, ancora una volta Morena è tornata a farla da padrona nella mia testa.

Stringe le labbra e mi tira uno schiaffo.
"Non li voglio i tuoi cazzo di soldi, Achille Lauro." Respira a fatica, sembra una furia.

Mi porto la mano al viso, mi sta sanguinando il naso.

"Oh cazzo, scusa." Morena si porta le mani alla bocca, resta a guardarmi pentita del suo gesto, delle lacrime le passano negli occhi.
"Vieni." Mi trascina nei bagni poco distanti dalla spiaggia.

Mi ripulisce dal sangue, prende della carta e mi tampona la narice.
È così vicina che riesco a sentire il suo buon profumo di vaniglia, così socchiudo gli occhi e aspiro più che posso.

"Mi dispiace, non volevo." Cala il viso mentre ancora mi tampona.

"No, scusami tu, ho detto una cazzata." Le dico pentito.

"Io non ti metto i bastoni tra le ruote con la tua ragazza, perché tu cerchi di farlo con me?" Mi chiede cercandomi gli occhi.

Non lo fare, Morè, se mi punti gli occhi è la fine.

"Volevo solo metterti in guardia, gira brutta gente qui." Faccio spallucce, non le dirò mai che sono geloso marcio.

"Giri anche tu qui." Mi fa notare e sorride, butta indietro la testa.

No, il collo no, non me lo scoprire che ci affondo dentro come un vampiro assetato.

"Vorrei vedere Daniele, posso?" Chiedo improvvisamente, così il suo sorriso scema poco a poco.

Cala il viso, poi annuisce.
"È giusto tu lo veda, ho già sbagliato abbastanza. Ma non azzardarti a fare il padre a intermittenza o ti faccio passare un brutto quarto d'ora." Mi punta il dito, così glielo afferro e la volto con un movimento veloce.
La tengo abbracciata da dietro.

"Piano piano sistemo tutto, spiegherò la situazione anche a Sara e vorrei fargli da padre a tutti gli effetti, ti prego." Le dico e affondo il naso tra i suoi capelli.

Morena si volta compiaciuta, sorride e mi fissa.
"Noto che ti faccio ancora un certo effetto, questo non diciamolo a Sara." Mi fa notare che mi sono appena eccitato tenendo il suo corpo attaccato al mio.

"Che stronza." Sussurro e cerco di ricompormi.

"Come, prego?" Continua a prendermi in giro.

Tossisco imbarazzato.
"Ci tocca avere un rapporto civile e da buoni amici per il bene di Daniele." Dico spostando l'attenzione.

"Da buoni amici, Lauro. Buoni amici." Ripete scandendo le parole.

"Ci vediamo domani, se ti va." Mi dice e raggiunge la porta.

"Mi va." Annuisco contento.

"A domani, buon amico." Mi saluta con la mano e mi lascia da solo nel bagno, con la voglia che mi riempie i pantaloni e il cuore in gola.

𝑆𝑇𝑈𝑃𝐼𝐷𝐼 𝑅𝐴𝐺𝐴𝑍𝑍𝐼Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora