Izuku era sempre stato un folletto particolare.
Era nato da una pianta rampicante dal profumo delicato e, appena sbocciato, aveva subito avuto quelle sue splendide e grandi ali. Con quelle era sempre potuto andare ovunque, sorvolare i grandi boschi e le lunghe distese d'acqua; con le sue delicate ali aveva potuto osservare e ammirare le meraviglie del suo popolo e del suo regno; non preoccupandosi più di tanto che, in qualità di Principe del regno fatato, aveva dei doveri da svolgere verso i suoi sudditi.Izuku era sempre stato un folletto spensierato, allegro e gentile con i fiori e gli animali del bosco, anche quelli più pericolosi, perché era suo compito proteggerli; era audace e coraggioso, perciò si era meravigliato di scoprire che, dopo la grande sabbia, vi era un altro regno, uno più ostile e governato da creature non magiche che però non gli erano nemiche: gli umani. E il desiderio di vedere quelle creature con i suoi occhi si accese come un fuoco dentro di lui.
I folletti non avevano nessun rapporto con le creature non magiche, i folletti non avevano nessun rapporto con altre creature se non con gli animali del loro enorme bosco; forse fu per quel motivo che il giovane folletto fu incuriosito da quelle creature normali, che vivevano in luoghi aspri e aridi come le montagne solitarie, in cui i folletti non si avvicinavano perché territorio di uno degli unici animali con cui nessun folletto avrebbe mai voluto avere a che fare.
Nessuno, tranne Izuku.Il Principe folletto era sempre stato curioso, come se ogni giorno potesse essere l'ultimo, e lui doveva trarre da ogni occasione il massimo rendimento, senza mai sprecare nulla; per cui quando si trovò davanti la possibilità di volare fino alle montagne solitarie, la colse al volo e non si guardò indietro mai, nemmeno quando il Re in carica gli urlò di tornare indietro, che quella esplorazione era una follia persino per un folletto folle come lo era Izuku.
Con le sue grandi ali sorvolò il deserto sabbioso, superò quelle lunghe strisce di terra rossa bollente e giunse, infine, nelle lande sottostanti quelle alte e grigie montagne. Con gli occhi pieni di meraviglia, si posò al suolo, i piedi nudi solleticarono al contatto con quello strano terreno ghiaioso e un risolino eccitato lasciò le sue labbra, aperte in un sorriso dal momento in cui aveva deciso di toccare terra.
I folletti vivevano in radure e boschi, alcuni in lagune e altri in laghi rigogliosi; i folletti erano creature magiche legate alla natura, verde e prospera, e al sole; nessun folletto avrebbe mai voluto vivere, o anche solo esplorare, quelle grigie lande.Le montagne solitarie, quelle che si innalzavano appena dopo le sabbie roventi del deserto, si scontravano con il mare burrascoso e offrivano riparo al resto del territorio dal forte vento che soffiava dall'oceano, per quel motivo erano spoglie; il grigio delle montagne si confondeva con quello del cielo nuvoloso e il sole filtrava a fatica fra quelle.
Il terreno era di un colore insolito, nero, forse a causa di una di quelle montagne, dalla quale si alzava un lungo filo di fumo dello stesso colore della terra; però, i pochi alberi che Izuku poteva vedere, erano verdi e abbondanti in frutti. Il folletto camminò per qualche metro, i piedi ora sporchi di terriccio, e lasciò che l'odore particolare di quell'aria lo avvolse e che quella sua elettricità lo pizzicasse fino alla punta delle sue appuntite orecchie.
Il folletto si stiracchiò le ali, così leggere che si poteva vedere attraverso, eppure così robuste che gli avevano concesso di volare per quasi tutta una giornata senza nemmeno sentire la stanchezza; portò le braccia sopra la testa e poi dietro al collo, facendo scrocchiare le spalle affaticate, facendo sollevare la corta tunica che indossava.Izuku sorrise, un risolino giocoso si disperse nell'aria, mentre si lanciava in una corsa lungo il sentiero tracciato; pronto ad esplorare la zona e nella speranza di intravedere, almeno, una di quelle così tanto vociferate pericolose creature: i draghi.
Il folletto non ne aveva mai visto uno, non conosceva nemmeno qualcuno che ne avesse visti, ma aveva sentito storie, aveva sentito racconti in cui venivano descritte queste enormi lucertole alate, capaci di sputare fuoco e distruggere boschi con solo un soffio del loro solforico alito. Eppure Izuku non era in grado di avere paura, non riusciva a reprimere il suo bisogno di vedere dal vivo quelle creature e comprenderle. O almeno provarci, perché folle certo, ma non stupido; lo aveva sperimentato varie volte, ogni volta che si occupava degli animali della sua foresta: quando un animale non voleva essere aiutato, era meglio lasciarlo solo o sarebbero stati guai.
Perciò, il Principe Folletto, voleva solo vedere quelle bestie; voleva vederne la fisionomia e la grandezza, voleva sapere di che colore sarebbero stati e se avessero avuto peli o squame. Non pretendeva di avvicinarsi e toccarle, o farsele amiche, ma sentiva di dover conoscere ogni creatura del suo mondo per poter poi, un giorno, diventare un Re saggio.
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Il Principe Folletto.
FanfictionLa curiosità uccide il gatto; ma è una regola che vale per tutti gli animali. Un amore, per essere tale, deve essere passionale; ma quando la passione sfoga nella bramosia del possesso diventa un amore malato. Un pizzico di gelosia può ravvivare un...