Capitolo Tre.

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Un veloce frenetico ed eccitato borbottio aveva riempito la stanza.
Tutta la stanchezza aveva lasciato il corpo del giovane folletto, non appena aveva avuto il via libera per la sua esplorazione nelle Montagne Solitarie. Izuku non ci avrebbe mai sperato, non si sarebbe nemmeno mai sognato di poter tornare su quelle grigie montagne per apprendere tutto ciò che avrebbe potuto su quelle gigantesche creature squamate.
Il folletto avrebbe voluto scoprire tutto su quei rettili: l'habitat, la vita, la nutrizione, la riproduzione e avrebbe tanto voluto anche scoprire come mai i draghi si affiancavano agli umani. Certo avrebbe voluto poter fare da solo, avrebbe tanto voluto poter apprendere tutte quelle informazioni semplicemente osservando da lontano, come aveva sempre fatto, ma sapeva che non sarebbe stato così semplice; avrebbe quasi sicuramente dovuto chiedere alcune cose agli umani che vivevano su quelle montagne. Izuku sperava solo che il prossimo umano che avrebbe incontrato non fosse come l'altro, il folletto verde sperava che fosse stato solo il giovane biondo ad essere un sole freddo.
L'immagine, forse leggermente modificata, del ragazzo umano gli tornò alla mente: gli spinosi capelli giallo grano, gli occhi rossi e fieri, il corpo alto e statuario, l'odore della resina. Izuku scosse forte la testa, i capelli verdi si mossero in modo disordinato cercando di seguire i suoi movimenti.

"No, solo qui c'è l'odore della resina. Quel giovane sapeva di..."

Il verde sentì del calore colorargli le gote lentigginose, un'improvvisa vampata di calore insensata che sparì veloce come era arrivata. Il folletto guardò fuori la piccola finestra che dava sulle fronde ora scure, la luna era ancora alta e la notte ancora inoltrata; Izuku non sarebbe potuto partire prima dell'alba e non prima di aver consumato una colazione decente. Sarebbe anche dovuto scendere fino alle radici, dove erano situate le cucine, e fare man bassa di tutto il cibo secco che avrebbe potuto trovare a portata di mano; quel giorno scarso in cui era rimasto nelle Montagne Solitarie era stato teso e nervoso e il verde non si era nemmeno accorto di non aver toccato cibo fin quando non aveva fatto ritorno alla Sequoia.

Izuku si stese sul letto, le braccia piegate dietro alla testa, mentre lasciava lo sguardo vagare per il soffitto di legno intricato. Cercò di rilassare il respiro, di svuotare la mente per agevolare il sonno, ma quello non voleva giungere; l'unica cosa che il suo corpo voleva era volare oltre il deserto, sopra i fiumi di fuoco e raggiungere quelle lontane e grigie montagne, dove avrebbe potuto conoscere ed esplorare a volontà.
Dove avrebbe potuto vedere da vicino quelle enormi creature, dove avrebbe potuto vedere anche creature simili a lui.

Il sole gli accarezzò piano il volto.
Si era addormentato mentre ripensava alla grandezza della capanna che una sola ala di drago era riuscita a fare. Si era lasciato cullare dal ricordo di una voce bassa e sprezzante, che avrebbe dovuto farlo indietreggiare e avrebbe dovuto intimidirlo, ma ad Izuku quella giovane umano incuriosiva. Anche se ancora non lo sapeva.

Con uno sbaglio, si stiracchiò restando steso sul letto morbido, le ali stropicciate sbatacchiarono di loro iniziativa, mentre Izuku si metteva seduto e si spogliava della tunica gialla. La volta precedente aveva notato come quel tipo di abbigliamento fosse scomodo nell'ambiente rigido delle montagne, così decise di indossare la divisa blu scuro che usava per fare le ronde notturne: dei pantaloni, lunghi fino alla caviglia, che stavano ben adesi ai suoi muscoli; la maglia aveva invece la schiena scoperta, per poter far passare le ali, e anche le braccia erano per metà scoperte, e la stoffa elastica si adattava perfettamente al suo corpo snello. Legò i capelli in un alto codino, anche se alcuni ciuffi ribelli sfuggirono al suo controllo, e decise di indossare anche gli stivali in pelle, per poter camminare agevolmente quando le sue ali sarebbero state troppo stanche.

Con gli occhi pieni di determinazione, Izuku prese una vecchia saccia e se la mise in spalla, pronto a dirigersi verso le cucine e a riempirla di tutto ciò che potesse tornargli utile una volta preso il volo; ma la mano non riuscì a posarsi sulla maniglia della porta che quella bussò, la voce pacata ma allarmata di Inko venne attutita dal legno intagliato.

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