Capitolo Quattro

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Il cielo, seppur grigio a causa delle nuvole, pareva sereno.
Il sole, timido, faceva passare qualche raggio luminoso sul terreno scuro sotto il grosso drago viola che sorvolava la prima piccola Montagna Solitaria.
Izuku se ne stava lì, rigido fra quelle braccia estranee, in attesa che l'enorme creatura toccasse terra e lui fosse autorizzato a rimettersi sui propri piedi. Il ragazzo dalla chioma rossa se ne stava zitto, di tanto in tanto gli lanciava un'occhiata divertita e qualche volta sorrideva al folletto, il quale, imbarazzato, arrossiva.

Il vento scompigliava i loro capelli, le ali del drago sembravano suonare nella corrente d'aria, mentre quelle di Izuku fremevano dalla voglia di riprendere il volo; così il verde tentò di mettersi seduto, non solo per non dover più rimanere appiccicato al corpo seminudo del suo "salvatore",  ma anche per capire dove fosse. Izuku si chiedeva se si trovasse nella stessa zona in cui era stato qualche giorno addietro o se era una zona, per lui, inesplorata. Ma quando il rosso percepì il movimento irrequieto del folletto, le muscolose braccia si strinsero in automatico, intrappolando il fatato in una gabbia di carne e muscoli.

> Uo, bello! Non muoverti! Non vorrei cadessi di sotto. È pieno di draghi selvatici laggiù: saresti come una libellula in uno stagno di rane.

Il verde sbuffò e fermò il suo divincolarsi, ma la curiosità di vedere dal vivo i draghi nel loro ambiente naturale premeva nella sua mente; così lasciò andare il suo corpo, che malamente sfuggì alla presa del rosso e Izuku cadde nel vuoto.
Mentre precipitava, gli occhi verdi si chiusero sotto le lunghe ciglia e un sorriso aprì le labbra piene del folletto. Proprio quando la sua velocità aumentava pericolosamente, le grandi ali si aprirono rallentando la caduta e lo stabilizzarono nell'aria. Izuku guardò sopra di lui: il drago viola, la pancia color panna, volava in cerchio sopra di lui, con il giovane umano che si sporgeva a guardarlo con gli occhi sgranati. Poi Izuku guardò sotto di lui e l'eccitazione lo pervase, spingendolo a buttarsi in picchiata e a provare a raggiungere il suolo nel minor tempo possibile: mezza dozzina di draghi, alcuni più grandi e altri più piccoli, si muovevano placidi in una radura circondata da alberi poco spogli. Il sorriso sul volto lentigginoso si aprì ancora di più, le ali si muovevano piano ma decise a portare il loro proprietario a terra, vicino al nido dei grossi rettili.
Ma proprio quando il suo corpo aveva iniziato a muoversi verso il suolo, una grossa ala rosso scuro gli bloccò la strada, una voce burbera e autoritaria gli trivellò le orecchie e il folletto strinse gli occhi per il fastidio mentre veniva ripreso, sgridato, da un normalissimo essere non-magico.

> CHE CAZZO CREDI DI FARE, AH?! QUELLO È UN FOTTUTO NIDO DI DRAGHI SELVATICI, VUOI MORIRE FOLLETTO?!

Quella roca voce era inconfondibile, ad Izuku era bastato sentirla solo per pochi minuti per imprimerla nella sua mente: il giovane umano biondo era lì. Gli occhi verdi si aprirono, luccicarono per un raggio di sole, e si posarono sulla figura del ragazzo davanti a lui: i ribelli capelli biondi ondeggiavano al vento; gli occhi rossi, fieri e severi, scrutavano con superiorità il folletto; un braccio, decorato da disegni sottili, era teso verso il verde per farlo salire sul drago.
Le ali biancastre di Izuku sbatterono, sfiorando la pelle tesa del drago, e le dita del folletto si mossero appena ma la sua mano non si sollevò verso quella dell'altro.
Il giovane davanti a lui schioccò la lingua irritato, ripetendo in modo più deciso il gesto con la mano, ma cercando di non fare troppo rumore, bastava lo sbattere delle ali del suo drago ad attirare l'attenzione del nido sotto di loro.

> Sali sul mio cazzo di drago. È la volta buona che uccido quel coglione di Capelli di Merda.

Vedendo che il folletto non si muoveva, si sporse e lo prese per un polso, obbligando Izuku a salire davanti a lui, le ali del folletto si chiusero, la schiena del verde si sentì schiacciare dal grosso petto del biondo.
Il drago rosso salì di quota, affiancandosi a quello viola, e i due cavalieri si scambiarono qualche cenno con la mano, per concludere con un cenno del capo e dirigere i loro destrieri verso una bassa vetta nelle vicinanze.
Izuku se ne stava seduto, completamente bloccato dal corpo dell'altro: le gambe spesse gli stringevano le cosce; un braccio lo cingeva in vita, le dita lunghe del biondo gli scavavano il fianco per evitare che facesse il furbo, e le sue belle ali stavano venendo spiegazzate dal petto nudo del giovane umano. Il folletto si chiese se fosse davvero in salvo, se quel miracoloso salvataggio dal deserto non lo stesse in realtà portando a peggio; perché quando se ne stava semi steso sul drago viola non si sentiva in pericolo, ma sul drago rosso era una sensazione ben diversa perché del sudore freddo prese a inumidirgli la nuca e una strana morsa gli attanagliò lo stomaco. E il respiro caldo del biondo, così vicino a lui, lo faceva deglutire a vuoto.

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