Capitolo Cinque

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> Tsk, rilassati Izuku. Stavo scherzando. Chissene frega se sei una principessina, qui non sei nessuno: l'unico che conta sono io.

Izuku sbattè le palpebre, le parole del biondo che gli riecheggiavano nelle orecchie come un eco lontano; l'espressione strafottente di Katsuki era, incredibilmente, onesta: per il ragazzo umano non aveva davvero importanza chi fosse quel folletto, l'unica cosa che importava per Bakugō era che quel fatato restasse al suo posto ovvero in secondo piano. Ma ad Izuku la cosa non andava giù per nulla, lui non era nessuno e non era nemmeno una principessina qualsiasi, ma forse, forse, l'ignoranza di quel ragazzo non era una cosa negativa; così si mise a ridere, un risolino leggero che si perse poi nell'aria, e si asciugò una lacrima che era sfuggita ai suoi occhi. Il folletto prese a camminare verso il biondo, le labbra ancora aperte in un sorriso sinceramente divertito.

> Sei davvero una creatura interessante, Katsuki. Sarà molto divertente, starti accanto.
> Ah?!

Il biondo alzò il labbro superiore, offeso da quelle parole, ma non ebbe il tempo di ribattere che il verde si era alzato in volo per andare ovunque i due ragazzi avessero intenzione di portarlo.
Kirishima fu il primo a far alzare il suo drago e, senza aspettare oltre, lo diresse verso il centro della regione montuosa; il drago rosso scuro, con il biondo sul suo dorso, li seguiva poco lontano ancora incerto su come sentirsi riguardo quelle poche parole che il folletto gli aveva rivolto, anche se il sorriso sorprendentemente euforico sul suo volto non lasciava dubbi.

Mentre Izuku seguiva da vicino il drago viola, ne studiava i movimenti: guardava come la pelle delle ali fosse tesa e senza squame; come le zampe, sia anteriori che posteriori, si avvicinassero al corpo per aumentare l'aerodinamicità; notava anche come prestasse estrema attenzione al suo cavaliere che, con pochi gesti delle mani, lo guidava attraverso le nuvole. Gli occhi verdi erano fissi sul rettile, il cervello lavorava laborioso per memorizzare ogni dettaglio per poi poterlo trascrivere in modo esatto sui suoi fogli, cercando di non farsi distrarre troppo dal paesaggio sottostante, ora più marrone che grigio, e dall'altro drago, del quale poteva sentire lo sguardo giallo fisso su di lui.

Volarono per un po', fra le vette poco basse e qualche nuvola innocua; il folletto non si lamentava della fatica, praticamente inesistente, e si era perso a guardare verso il basso: il biondo si era spostato, mettendosi sotto ad Izuku che volava placido per impedirgli di poter svolazzare troppo vicino al suolo. Vari nidi di draghi selvatici abitavano la zona, il verde li aveva notati durante il tragitto, ma mai gli era venuta l'idea di buttarsi in picchiata per avvicinarsi alle creature. Se le sue guide avevano detto che quei draghi erano pericolosi, tanto vale far loro retta e startene buono; avrebbe guardato da vicino i selvatici una volta conosciuti meglio i draghi ammaestrati dagli uomini.
I due draghi virarono verso il basso, il folletto al seguito, mentre si avvicinavano ad un grosso spiazzo dalla terra nera; molto simile a quello che Izuku aveva visto nella sua prima esplorazione. Toccarono terra, i tonfi sgraziati dei rettili riecheggiarono e i due ragazzi scesero con un movimento fluido i loro dorsi.
Kirishima si avvicinò ad Izuku, le mani sui fianchi mentre, emozionato, iniziava ad elogiare le sue tecniche di volo.

> Non avevo mai visto un folletto dal vivo, ma accidenti se sei veloce! Sei riuscito a star dietro a Kumori e Heizo senza nessun sforzo! Amico, devo dirtelo: invidio un sacco le tue ali!
> Grazie, ma non sono poi così abile. Un mio amico è molto più veloce di me.

Un sorriso si era aperto sulle labbra di Izuku, mentre si perdeva poi a descrivere il funzionamento delle sue ali e di come quelle di Tenya fossero di gran lunga migliori per volare. Due occhi rossi, annoiati e indispettiti, li osservavano da lontano.
Katsuki non era sorpreso che il rosso avesse preso in simpatia quello strano folletto, né era stupito che il verde andasse d'accordo con Capelli di Merda, ma dovevano per forza ignorarlo così? Era lui quello che aveva acconsentito a portarsi dietro il folletto, era lui al quale gli occhi verdi avrebbero dovuto prestare attenzione.

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