Capitolo Due.

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Un sole in miniatura, caldo e fiero, ecco cosa stava guardando il giovane folletto.
Ma stare troppo vicini al sole avrebbe potuto scottare Izuku, perciò fece la sola cosa che gli parve sensata in quel momento: fuggire.
Izuku spalancò le grandi ali e scattò verso l'alto, nel tentativo di mettere più distanza possibile fra lui e quella strana creatura umana. Gli occhi verdi erano incollati sulla figura statuaria del biondo che, con le braccia incrociate, rideva. Il verde, confuso, decise di non curarsi del suo comportamento e alzò la testa verso il cielo, convinto di vedere le nuvole grigie e la sua via di fuga libera; eppure non vide le nuvole, non vide nemmeno uno spicchio di cielo, perché qualcosa di enorme oscurava la sua visuale.
Le risa dell'umano erano sempre più divertite, sempre più sguaiate e quando si fermarono, di colpo, la voce annoiata del biondo era ben udibile anche a diversi metri da terra.

> Portalo giù, Kemuri.

Il grosso drago, dalla pancia color fumo, accompagnò il folletto a terra: lo sospinse con una delle sue grandi ali e lo bloccò sotto ad essa quando i piedi di Izuku toccarono terra. Quella grossa ala, squamata e scura, era come una capanna ed il folletto se ne stava al centro per non dover toccare il drago, per non dover correre altri rischi oltre a quelli che stava già correndo.
Sentì il rumore di foglie schiacciate, i passi pesanti del giovane biondo che si avvicinavano allo spiraglio lasciato dall'ala; il cuore di Izuku batteva veloce, ad ogni passo dell'altro il suo battito aumentava. Il verde non si era mai trovato in una situazione del genere, nemmeno quando doveva soccorrere qualche feroce animale ferito o quando, colto in flagrante in una delle sue fughe dalla Sequoia, doveva affrontare un'arrabbiata Inko.
Una parte del volto del grande umano apparve nella visuale di Izuku: l'occhio rosso affilato, la bocca piegata in un sorriso di scherno, un orecchio con una pietra attaccata al lobo.

> Credevi davvero di poter scappare da me? Idiota. Chi sei e cosa vuoi.

Il folletto indietreggiò di un passo, cozzando con la pelle dura del grosso drago, la voce incastrata in gola mentre cercava di spiegarsi.

> N-Nessuno! N-Non sono n-nessuno. V-Volevo so-solo vedere i-il drago.

Le mani del folletto si muovevano in modo convulso, gesticolando a caso nel tentativo di sembrare sincero; ma il sopracciglio del ragazzo si alzò dubbioso.

> Volevi vedere il drago? Cos'è? Non ne hai mai visto uno?

Izuku annuì con foga, i capelli verdi ondeggiarono furiosi al movimento rapido della sua testa, ma il biondo non parve credergli nemmeno per un istante. Diede una manata all'ala, che si aprì con estrema lentezza, e il giovane entrò nella capanna di pelle e squame.

> Tu vorresti farmi credere che un folletto del cazzo non ha mai visto un drago?
> È-È la verità! N-Nel grande bosco n-non i sono i-i draghi.

Nonostante il balbettio, il fatato era sincero. L'umano portò il peso del suo corpo su una gamba e incrociò le braccia, squadrano poi dall'alto in basso la creatura magica di fronte a lui.

> E non sei qui per me, quindi? Non ti hanno mandato a spiarmi o stronzate varie?
> NO! N-Non so nemmeno ch-chi tu sia. N-Non avevo mai visto n-nemmeno un umano prima d'ora.

L'espressione scettica sul volto del giovane era evidente, ma quello sospirò e alzò le braccia in segno di resa.

> Va bene, facciamo che ti credo. Ora che hai visto il drago puoi andartene, giusto? Addio.

Con un'altra pacca, questa volta sul fianco del grosso rettile, l'ala si sollevò e Izuku fu libero di alzarsi in volo e allontanarsi da lì il più in fretta possibile. Mentre si allontanava però, non potè fare a meno che dare un'ultima occhiata al giovane biondo, chiedendosi perché un piccolo sole, che sarebbe dovuto essere caldo e appagante, fosse freddo e aspro come la terra di quelle Montagne.

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