CAPITOLO 3

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CAPITOLO 3
IZUKU MIDORIYA

“Iris?Cosa ci fai qui,piccola?” Chiesi alla signorina che stava al mio fianco stringendo la sua bambola preferita. Guardai l’ora sulla sveglia, erano le due e mezza di notte passate.

“Fiore … Non riesco a dormire,non è che potrei dormire con te? Ti posso giurare che non ti darò fastidio..”.

“Oh tesoro , ma certo, vieni qui su forza che fa anche freddo”. L’aiutai a mettersi nel letto accanto a me e si girò subito dalla mia parte,avvolgendomi le sue piccole braccia attorno al busto. Le passai una mano sulla schiena per farla calmare, mi ricorda me alla sua età, quando mia mamma mi coccolava quando avevo paura di dormire da solo.

Il tempo di riportare il mio lo sguardo alla piccola, iniziai a sentire il suo respiro in modo regolare .Si era addormentata subito, che tenera.

Era passato un mesetto da quando ero arrivato nella mega villa. Io e Iris eravamo diventati migliori amici; era una bambina meravigliosa. Iris si alzava molto spesso la notte per via della sua paura del buio.

La lasciavo dormire accanto a me; non avevo alcun problema. Mi sentivo felice quando mi abbracciava nel sonno.

Ochaco visitava la casa regolarmente ogni fine settimana, per controllare la situazione.

Non avevo ancora conosciuto il padre di Iris. Non sapevo nemmeno come era fatto, niente di niente. A volte Iris mi parlava della sua serietà e del suo problema con la rabbia e mi sentivo triste per lei, però.

Non passava mai del tempo con la figlia e nemmeno tornava a casa per vederla p.

I genitori si dovrebbero occupare dei figli, o almeno preoccuparsene. Non dovrebbero essere lasciati da soli nelle loro mega ville con governanti e guardi del corpo.

Ci svegliammo verso le 6 del mattino perché Iris aveva fame. Vidi che c’erano degli uomini in abito nero che facevano la guardia. Di solito le governanti vestono di bianco e le guardie del corpo hanno il divieto di entrare in quest’ala se non in caso di necessità.

“Iris, sai per caso chi sono?” Rimasero tutti in piedi e nessuno osava guardare nessuno negli occhi. Marciavano tutti diritti verso la lussuosa cucina.

“Sono gli uomini di papà”.

“Oh quindi tuo padre è ritornato finalmente”. La feci sedere sull’isola della cucina mentre tiravo fuori gli ingredienti dal frigorifero.

“Non lo so. Ochaco verrà in camera mia se papà vuole incontrarmi”.

“In che senso scusa? È tuo padre, non puoi vederlo senza Ochaco?” Mi girai e la vidi con un’espressione accigliata sul quel piccolo faccino.

“Papà si arrabbia se vado in camera sua senza il suo permesso perché sta parlando con uomini importanti”-

“Ma è orribile”.

“Già”, esclamò lei, scrollando le piccole spalle.

“Non ti preoccuparti. Dopo la colazione,usciremo”. Le feci un occhiolino mentre i suoi occhi si allargarono per l’emozione.

“SI!!” Ma ci sono gli uomini. Non possiamo uscire quando ci sono loro. Ochaco non ce lo permette. Lo andrà a dire a papà”.

L’ascoltai attentamente, mentre appoggiavo le verdure sul tavolo e le misi le mani sulle spalle “Allora usciremo di nascosto senza dirlo a nessuno. Ochaco non ci vedrà e papà non saprà nulla”.

I suoi occhi si illuminarono di felicità, sapevo che potevamo uscire. Alla piccola non era permesso di uscire e io non riuscivo a stare ancora in quella casa senza poter respirare aria pulita.

Quando Cala La NotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora