Nate
Non doveva finire così ieri sera. Non dovevo ubriacarmi come un ventenne, cazzo. Ho trentun anni e a volte me lo dimentico. E poi non ci voleva la chiamata di Jeffrey all'alba. Mi è venuto a prendere al monolocale dove alloggio e adesso sto aspettando nel suo ufficio grigio pieno di giornali e scartoffie, a rigirarmi sulla poltroncina a guardare questo studio da ogni angolazione. Un cartello "vietato fumare" cattura la mia attenzione. Non ci avevo pensato, ma ne sento l'esigenza. Se si arrabbia pazienza, magari mi svincolo da qualsiasi idea abbia in mente, ammesso che ce l'abbia. Un tiro e già mi sento più rilassato, dalla bocca mi diverto a far uscire il fumo creando delle spirali, poi degli anelli. Già che ci sono, distendo le gambe con le scarpe sulla scrivania.
<<Nate!>> tuona quando rientra.
<<Che c'è?>> chiedo fingendo di non sapere cosa stia facendo di male.
<<Non ti è chiaro questo?>> dice mostrandomi il cartello che mi ha stuzzicato, prende il suo posto da direttore, si toglie gli occhiali da vista, cosa che gli restituisce qualche anno. Con l'aria da intellettuale sembra decisamente più vecchio.
<<Stai meglio così Jeffrey>> lui mi guarda di sottecchi.
<<Cosa dovevi dirmi di così allettante? La mia partenza è già in ritardo di un giorno... senza contare che mi hanno distrutto la macchina fotografica.>>
<<Co... quando è successo?>> chiede incredulo.
<<Ieri... te l'ho detto, non sono fatto per questa città e questa città non è fatta per me>> sentenzio.
<<O magari visto che la disprezzi lei ti paga con la stessa moneta.>>
<<Mmh... non mi convince questa teoria>> dico continuando a fumare. Lui mi porge il posacenere. Inarco un sopracciglio.
<<Cosa ci fa un posacenere in un ufficio dove sarebbe vietato fumare?>>
<<Non facciamo i ragazzini Nate. So che sei un ribelle e che ti piace vivere senza rispettare le regole, ma non siamo tutti così e non è bello che tu giudichi chi è diverso da te>> risponde mentre si sistema il blazer.
<<Io non sto giudicando nessuno>> puntualizzo spingendomi indietro con la sedia.
<<E comunque il cartello è valido fino alle otto di sera>> non faccio a meno di trattenere una risata. Scrollo la testa. Quando dico che sono pseudo civilizzati...
<<Perché non puoi dirmi come posso contribuire al tuo nuovo numero?>>
<<Perché ho bisogno di un'altra persona e quando vi avrò entrambi qui, allora lo spiegherò una volta sola a tutti e due. È inutile che te lo anticipi, no?>> lo guardo scettico.
<<Senti, già che ci siamo, lasciami un tiro>> mi tende la mano e lo accontento.
<<Vita stressante eh?>> torno a sedermi composto, o quasi.
<<Vorrei vivere come te Nate...>> dice mentre divaga lo sguardo in un punto a caso sulla parete.
<<Nessuno ti vieta di lasciare New York.>>
<<È che ormai qui ho un nome, ho lavorato sodo per raggiungere questa posizione e sarebbe da immaturi lasciare tutto per... per...>>
<<Per... cosa?>> qualcuno bussa alla porta dell'ufficio e Jeffrey spegne prontamente la sigaretta per prendere una posa composta degna del suo ruolo.
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È di nuovo Natale a New York
ChickLitTaylor Rivera ama New York e la ama ancora di più a Natale. Nate Hale, fotografo freelance professionista, ha lasciato New York da tempo, la odia e la odia soprattutto a Natale. Ma è costretto a tornarci, ogni anno, quando Jeffrey, direttore del The...