Taylor
Non c'è niente di più bello di New York a Natale... Ok forse esagero, ma io amo la mia città. Come non amarla poi in questo periodo? Quando si accendono le luci in grande stile per le avenue sembra che anche la City smetta di essere il cuore pulsante d'America, del mondo e ceda all'atmosfera romantica natalizia. La nebbia che si arrampica e avvolge i grattacieli, il cielo quasi sempre grigio, la frenesia nervosa che possiede le persone che corrono inferocite per le strade all'inseguimento di un taxi, i litigi per accaparrarsene uno sembrano svanire di colpo. New York si accende di calore.
Difficile a dirsi per una città in cui nessuno si ferma, anzi, fermarsi è vietato. Ma in questo periodo anche noi newyorkesi ci ricordiamo di essere umani, di avere bisogno di ciò che è indispensabile per non perdere la testa in un mondo che ci costringe solo a produrre. A Natale la City ci fa tornare bambini, è come un imperativo. E se durante l'anno il lavoro o lo studio mi assorbono a tal punto da ridurre il tempo per i nostri familiari, per me il Natale in famiglia è sacrosanto, lo è sempre stato per noi. Ancor di più adesso, da quando i miei genitori si sono separati - mio padre si è stabilito a Los Angeles quasi tutto l'anno e mia madre si è trasferita a Londra con il suo nuovo compagno.
Ma dal momento in cui hanno annunciato il loro divorzio, quattro anni fa, ogni Natale lo abbiamo trascorso insieme. So che continuano a farlo per noi, per mantenere unita la famiglia, ma so anche che è un modo per non buttare all'aria l'amore che c'è stato tra loro e la tradizione che hanno portato avanti da quando eravamo bambini, ossia trascorrere le feste insieme, per ricordarci che comunque vada, a prescindere dalla fine del loro matrimonio, siamo sempre noi: la famiglia Rivera.
Non li vedo dalle vacanze estive, mentre i miei fratelli girano il mondo con le loro ragazze... casuali - Alex credo sia in Thailandia e Benjamin in Messico - e ogni tanto ritornano a farmi visita, ricordandosi di avere una sorella. Io, infatti, sono l'unica che è rimasta stabilmente a New York e, vista la tranquillità che è sovrana nell'attico in cui ormai sono rimasta da sola, ne ho approfittato per finire gli esami. Studio giornalismo alla Columbia University, in realtà è una laurea fittizia. L'ho scelta per tenere nascosto ai miei genitori ciò che vorrei fare realmente senza il loro aiuto.
Mio padre è un pezzo grosso nel cinema o, meglio, lo è diventato investendo quote in una grande casa di produzione cinematografica e io vorrei studiare per diventare regista e sceneggiatrice. Non hanno idea della quantità di diari che ho chiusi in un baule nella mia stanza in cui scrivo - da quando sono bambina - revisiono i molteplici modi in cui potrei dar vita alle storie e ai personaggi che immagino. Ma non voglio in nessun modo il loro aiuto, per cui è ancora tutto nel cassetto... anzi nel baule.
"Signorina Tayloooor sono a casa" questa è Maddie. Mi infilo i calzettoni di lana e la raggiungo. Divoro le scale con la mia velocità – finisco per farle sempre di corsa per cui sono abituata a correre senza rischiare di rompermi un femore – e la trovo in cucina intenta a sistemare la spesa sulla penisola.
"Maddie ti sei ricordata!" esulto mentre la aiuto a svuotare le buste di carta.
"E come potrei dimenticarmene? A New York sotto Natale possiamo avere due certezze: l'accensione dell'albero al Rockefeller center e la tua passione per i biscotti natalizi..."
"Per inaugurare un Natale zucchero so" concludiamo in coro e scoppiamo a ridere. È la frase che ripeto da quando sono bambina. Maddie -Madison – è stata la nostra tata ed ora è la nostra governante. È lei che mi ha iniziata alla tradizione dei biscotti di Natale, quando avevo solo sei anni, e ora che ne ho ventiquattro è ancora un caposaldo delle tradizioni natalizie. Anche se ormai siamo le sole a portarle avanti. Fino a qualche anno fa, con Alex e Benjamin non perdevamo una domenica senza cucinare, facendo a gara a chi li preparasse più buoni, e riducevamo puntualmente la cucina un disastro, con Maddie che ci sgridava perché alla fine toccava sempre a lei il lavoro sporco, ,ripulire la cucina. Non lo ammetteranno mai, ma loro non hanno preso bene la separazione dei nostri genitori, mentre io sono ottimista. Ho fiducia in loro, so che hanno preso la strada giusta. Per quanto un figlio desideri che i propri genitori restino insieme per sempre, come paradigma di amore eterno e indistruttibile, è anche vero che un figlio deve riconoscere quanto si sforzino perché le cose non cambino e quando, dopo tanti tentativi, l'unica strada sia vederli separarsi.
Abbiamo sentito nostra madre piangere sul bordo del letto matrimoniale, abbiamo aspettato che mio padre rientrasse a casa quando non rincasava alla solita ora, li abbiamo sentiti litigare, senza capire, con Maddie che ci portava a fare un giro a Central Park per distrarci e dissolvere le pieghe malinconiche dalle nostre labbra. So che sono più felici così, per conto loro, con le loro nuove vite e so che ciò che non muterà mai è l'amore che nutrono verso di noi. Ed è per questo che tutti cercano di concentrare la permanenza a NY solo nelle feste, per non disturbare troppo il cassetto dei ricordi. Io invece non posso farne a meno e poi non mi vedrei mai lontana dalla mia città. Mi piace New York e la amo soprattutto a Natale, con tutte le mie sue tradizioni.
"Allora... iniziamo con farina e uova..." Maddie mi riporta alla realtà, come lei, mi allaccio il grembiule rigorosamente natalizio - rosso con candy canes sparsi qua e là - e ci tuffiamo nella preparazione dei biscotti.
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È di nuovo Natale a New York
ChickLitTaylor Rivera ama New York e la ama ancora di più a Natale. Nate Hale, fotografo freelance professionista, ha lasciato New York da tempo, la odia e la odia soprattutto a Natale. Ma è costretto a tornarci, ogni anno, quando Jeffrey, direttore del The...