Nate
Cazzo. È l'unica parola che mi vaga per la testa. Cazzo per aver tradito Evelyn, anche se non l'ho tradita davvero ma ho comunque baciato un'altra. Per essere la prima volta che avverto un nodo allo stomaco, anziché essere felice di lasciare New York. Per aver incontrato mia madre e non essere stato in grado di parlarle. Per aver incoraggiato Taylor a baciarmi ma... lo volevo, la volevo. Da quando ho conosciuto Evelyn non ho mai trovato un'altra ragazza attraente.
Lavoro con bellissime donne, ma non mi è mai sfiorato per la testa il pensiero di volerci andare al letto, nessuna aveva mai stuzzicato i miei pensieri cosa che ha fatto Taylor Rivera. Chi l'avrebbe detto? Proprio una ragazza opposta a me, non solo per ceto sociale, per tutto. Va a finire che quel proverbio gli opposti si attraggono funziona davvero. Ho girato il mondo, da solo, con Evelyn, ho conosciuto persone e storie, ho partecipato a cerimonie che qui definirebbero primordiali, credevo di sapere chi sono, eppure non mi sono mai sentito più confuso di come mi sento ora. A trentun anni. Pensavo di aver finalmente fatto pace con il mio passato, invece, ho solo messo da parte quello che sono stato.
Controllo l'ora. Il volo è tra tre ore, alle dieci, ma meglio andare per tempo al JFK. Apro il laptop, invio le foto a Jeffrey e aggiungo nella mail di voler rinunciare al compenso.
Quando mi trovo davanti a Roger, vedo che i membri di un catering entrano ed escono dal Rivera Apartments. Domani è la Vigilia, chissà se Taylor ha finito di organizzare tutto. Sono tentato di chiedere dove si trovi per salutarla, ma ecco che i nostri sguardi si incontrano attraverso i vetri della porta girevole all'ingresso dell'edificio. I suoi occhi azzurri mi guardano con aria confusa, incerta, come se non sapesse cosa fare. Cerco di comportarmi in modo naturale, come se ieri sera non fosse successo niente. Ma chi prendo in giro? Come faccio a dimenticare la scarica elettrica che mi aveva attraversato il corpo quando le sue gambe si erano aggrappate alla mia schiena. Ero sul punto di strapparle le calze, la gonna, di sfilarle con i denti quel reggiseno di raso che le donava perfettamente sulla sua carnagione bianca.
"Vedo che i preparativi procedono a gonfie vele" riesco a dire.
"Sì, posso ritenermi soddisfatta" dice distaccata. Non sono abituata a vederla e sentirla così.
"Io..."
"Ho consegnato l'articolo, puoi partite tranquillo. Buon viaggio e buon..." capisco cosa avrebbe voluto augurarmi ma frena le sue parole e distoglie lo sguardo da me. Sei proprio un coglione Nate.
Il viaggio in taxi per raggiungere l'aeroporto è un avvilente rullino dei momenti che ho vissuto in questi giorni a New York, giorni che sembrano aver avuto la lunghezza di un anno. Non mi sono mai lasciato tanto coinvolgere dal ritorno in questa città quanto questa volta. Di solito anche con Jeffrey riuscivo ad essere diplomatico, fare il mio lavoro, accontentarlo e salutarlo con cordialità per mantenere buoni rapporti lavorativi. In fondo è pur sempre per il The New York Sides che mi chiama, per cui ne vale della fama del mio nome. Invece quest'anno sono stato meschino anche con lui, mi sono comportato come un bambino, mi sono comportato come un viziato privilegiato che non si voleva abbassare a seguire le direttive del suo datore di lavoro. Ma forse è iniziato tutto nel momento in cui mi sono imbattuto in Taylor. Lei, senza saperlo, ha aperto una porta dentro di me, una porta che avevo chiuso nella parte più profonda. La suoneria del telefono mi distrae. È Evelyn. Cazzo.
"Amore, stai tornando a Dublino?" mi chiede con voce sensuale. Riconosco quel tono di voce... posso immaginare cosa indossi.
"Sto andando in aeroporto..." dico e mi sorprendo che non mi trovo a ricambiarla con la stessa intensità.
"Perché mi hanno regalato un bikini che ho voglia di mostrarti..." la sua voce sensuale, che di solito accende i pensieri più proibiti e vietati ai minori, mi fa sorridere. Ma è un sorriso bonario, di tenerezza. E questo può significare solo una cosa.
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È di nuovo Natale a New York
ChickLitTaylor Rivera ama New York e la ama ancora di più a Natale. Nate Hale, fotografo freelance professionista, ha lasciato New York da tempo, la odia e la odia soprattutto a Natale. Ma è costretto a tornarci, ogni anno, quando Jeffrey, direttore del The...