Can we always be this close?

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Nate

Vediamoci a Central Park alle 16:00


È il biglietto che mi ha lasciato tra le lenzuola, lo rigiro tra le mani. Lo sguardo mi cade sullo spazio al mio fianco, dove si è addormentata. Ci sono ancora tracce di lei, del suo profumo di fragole e cioccolato, della sensualità che sprigiona con la sua ingenuità incredibilmente erotica e che mi abbindola. È come se mi sentissi schiavo di un desiderio in cui il mio unico obiettivo è soddisfarla, darle piacere. Intreccio le mani dietro la nuca, fuori nevica ancora, credo che me ne starò tutto il giorno qui, al Rivera Apartments e andrò da mia madre, dopo aver salutato Taylor. E domani mi trasferirò nel mio nuovo appartamento. D'accordo, lo confesso. Ieri ho avuto un grande spirito diplomatico. Quando mi ha confessato che sarebbe partita non sono stato poi così contento. Non la fermerei mai, perché non vorrei che qualcuno fermasse me, qualora dovessi trovarmi nella posizione opposta, ma l'idea di avere Taylor a New York aveva addolcito ancora di più la mia scelta. Tuttavia, per la prima volta, non penso a me stesso. Ma a lei. A quello che la aspetta. C'è un mondo che deve conoscere, che deve scoprire, una strada da trovare per capire chi sia e cosa voglia dalla vita. Ed io, se sono stato in parte il motore di questa decisione, posso solo esserne fiero. Dopo tanto tempo, mi sento leggero.

***

Mi sono presentato in anticipo all'appuntamento, visto che sono le 15:50 per non farla attendere, ma la trovo già qui. Indossa il suo cappotto cammello e un paio di stivali in pelle lucida.

"Buongiorno e buon anno, di nuovo" la bacio sulle labbra rosse.

"Buon anno Nate" mi ricambia con l'intensità che le è propria.

"Come mai sei in anticipo?" chiedo incuriosito.

"Ero nervosa, non volevo aspettare... avevo voglia di vederti..." dice agitando le mani.

"Potevi passare al mio appartamento... o potevi non andartene per niente..."

"Lo so, ma dovevo preparare le valigie e volevo camminare e poi..."

"Ok, calma, respira" la incito posandole le mani sulle spalle.

"Ho saputo che hai devoluto il contributo del The New York Sides all'associazione Rivera for charity" dice, con le gote rosee, segno della concitazione con cui ha parlato finora.

"Te lo ha detto Jeffrey?" chiedo. Annuisce con gli occhi lucidi.

"Sì, mi ha chiamato mio padre in realtà, per complimentarsi per la riuscita dell'evento e quando mi ha chiesto chi fosse il donatore di 50,000 dollari ho pensato a te, visto che Jeffrey mi aveva detto che avevi rinunciato al compenso" dice tutta d'un fiato.

"L'ho deciso con Jeffrey, sì, visto che non volevo accettare di essere pagato dopo come mi ero comportato..." mi attira a sé e mi bacia. Infilo le mani tra i suoi capelli lisci e morbidi come la seta.

"Non so quando tornerò, ma a Natale sarò qui" dice con gli occhi lucidi e il sorriso angelico sulle labbra.

"Non ho mai aspettato tanto intrepidamente il Natale come farò quest'anno, a partire da ora..." dico mentre sfioro la punta del suo naso. Sorride.

"Non posso credere che quando ti ho incontrato odiavi il Natale e ora addirittura lo attendi... se fossimo i personaggi di un film saremmo il Grinch e Cindy Lou..."

"Anche tu? Non so di cosa stia parlando!" protesto divertito, i fiocchi di neve sembrano fluttuarle intorno, come fosse la loro regina.

"Be'... si dà il caso che abbia una lista pronta di film di Natale che devi recuperare" cinguetta sfilando dalla borsa un foglio di carta.

"Non avevo dubbi" dico, increspando un sopracciglio, scettico "mitigherò la mancanza almeno..."

"Hai un bel po' di tempo per recuperare non credi?"

"Sì, ma tu non metterci troppo a trovare te stessa" le sussurro mordendole il lobo dell'orecchio.

"Nate..."

Taylor

Le sue dita si fanno strada sotto il mio cappotto, trovano i lembi della minigonna che accorciano ancora di più, le calze, per poi infilarsi negli slip. Sto davvero per rinunciare ad avere Nate Hale tutti i giorni, tutte le volte che voglio, a New York, per partire alla ricerca di me stessa? Lo guardo, mentre lotto con la mia dea interiore perché non mi faccia perdere il controllo abbandonandomi a lui, alla sensazione impotente e totalizzante che mi sta a poco a poco consumando. Voglio godermi gli ultimi istanti, a Central Park, sotto la neve, voglio vedere lo sguardo di Nate, soddisfatto, mentre mi regala, come solo lui sa fare, quel piacere che mi ha acceso in questi giorni, carburante per scoprirmi, per capirmi. Le sue labbra planano sulle mie.

"Non so se voglio ancora andarmene" confesso. Lui mi prende il volto tra le mani.

"Taylor, io e te siamo il colpo di scena di un finale che credevamo già scritto, ma a cui non ci siamo arresi" dice, portando la mia mano sul suo petto.

"Ci siamo trovati per cambiare l'uno la vita dell'altra e se non lo facciamo ora non daremmo senso al nostro incontro" continua. Mi colpiscono le sue parole, profonde e vere.

"Ma Nate... per me non è solo un incontro io..." devo dirglielo. Io... lo amo. Mi impedisce di proseguire baciandomi.

"Incoraggiarti ad essere libera, Taylor, è la forma migliore di amore che conosco" dice con fermezza, trattenendomi il volto con le mani. Annuisco.

"E se ti dimenticherai di me?" riesco ad articolare, frenando a stento l'emozione. Sorride, eccolo. Il suo ghigno malizioso, diabolico, che mi fa impazzire.

"Come faccio a dimenticare la ragazza che mi ha cambiato la vita investendomi con due golden retriever?" dice e scoppio a ridere.

"Ogni aereo su cui salirò..." 

"Ogni angolo che girerò di New York..." prosegue.

"Sarai con me" pronunciamo in coro.

"Finché non sarà di nuovo Natale a New York, Taylor"

"Finché non saremo di nuovo insieme, Nate"

È di nuovo Natale a New YorkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora