34 minuti per farlo innamorare

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Aiutami a non avere più freddo.

Ho letto su Internet che per innamorarsi occorrono solo trentaquattro minuti. Trenta in cui ci si parla, conoscendosi,  e quattro in cui ci si guarda negli occhi, in silenzio.

Trentasei domande.

Trentasei domande di cui un terzo dev’essere relativo alla vita privata dell’interlocutore.

Quattro minuti osservandosi nella parte più intima di noi stessi: gli occhi.

Gli occhi non mentono; gli occhi li vedi subito, se sono felici o tristi.

Gli occhi, che meravigliosa invenzione.

Se non avessimo gli occhi, che cosa succederebbe? Come potremmo vedere i colori e le ombre del mondo?  Gli occhi sono un qualcosa di magico, incantevole. Le mille sfumature di colori, le forme ovali o tondeggianti, le ciglia lunghe e folte o rade e corte.

E pensare che, se stiamo osservando la persona che amiamo, le nostre pupille si dilatano, quasi come se volessero vedere meglio colui, solo ed esclusivamente colui, che ci rende felici.

Che meravigliosa invenzione, gli occhi: amano prima loro di tutto il resto del nostro corpo, della nostra mente, del nostro cuore.

Sembrerà anche stupido ma, ti voglio fare innamorare di me così: mentre ti parlo e mi guardi. Facendomi conoscere per le due parti più intime di me stessa.

Infondo, sono solo trentaquattro minuti, tanto vale provarci, no?

“Ciao, ti va di uscire insieme, un giorno di questi? Magari anche questo pomeriggio?”

“Guarda, ho un sacco da fare, devo studiare, ho gli allenamenti e sono davvero molto stanco, se proprio vuoi, posso ritagliarmi una mezz’oretta questo pomeriggio.”

“Perfetto, grazie mille! Ti va di andare da Duetto? Ci prendiamo una cioccolata calda e parliamo un po’ così, per passare il tempo.”

“Se proprio ci tieni…non capisco il perché, non ci siamo mai potuti soffrire e te ne esci così: usciamo e conosciamoci!”

“Beh, lo scoprirai…”

Duetto è un bar della mia città piuttosto grande, famoso per i suoi gelati e frappè alla vaniglia e mele caramellate e per le sue crepes con crema di nocciole e cocco e marmellata d’albicocche e Grand Marnier. Duetto è situato in centro, di fianco alla mia libreria preferita e ad un negozio di gioielleria. La cosa che mi piace di più è che, anche se è al chiuso, posso vedere i passanti perché ha una sorta di veranda dove si può consumare.

Adoro vedere le persone e immaginare le loro storie: ecco una coppia di innamorati che litiga, più in là una ragazza che cerca disperatamente qualcosa, forse l’amore, l’amicizia, la felicità… dietro l’angolo un bambino con un signore anziano, probabilmente il nonno.

Mi piace cercare di capire chi sono e come mai sono così, mi piace leggerle, le persone.

Aspetto seduta al tavolo, su una sedia di pelle nera, molto moderna, leggendo il menù.

Ripasso mentalmente il piano: quindici domande per la conoscenza base e le rimanenti per quella più dettagliata.

Botta e risposta. Come una partita di tennis.

“Ciao.”

“Ehi, accomodati pure. Stavo dando un’occhiata alla carta mentre aspettavo.”

“Hai aspettato tanto?”                      

“Il giusto.”

La cameriera arriva: è una donna sui trenta con i capelli biondi e ricci raccolti da una molletta e gli occhi gentili.

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