♡︎𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝒔𝒆𝒄𝒐𝒏𝒅𝒐♡︎

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𝑺𝒖𝒄𝒄𝒆𝒅𝒆 𝒄𝒉𝒆...𝒕𝒊 𝒑𝒆𝒏𝒔𝒐
𝑺𝒖𝒄𝒄𝒆𝒅𝒆 𝒄𝒉𝒆...𝒎𝒊 𝒎𝒂𝒏𝒄𝒉𝒊
𝑺𝒖𝒄𝒄𝒆𝒅𝒆...𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆
-𝑨𝒏𝒐𝒏𝒊𝒎𝒐


Lo sceriffo Galpin stappò l'ennesima birra, buttandone giù un grande sorso.

Picchettò la penna sul tavolo di legno, fissando le foto che aveva davanti a sé.

Sospirò, chiudendo gli occhi.
Era ai limiti della disperazione, era stanco e..e disperato.

Accarezzò l'immagine di sua moglie sul fascicolo che teneva fra le mani e bevve un altro sorso di birra.

Girò pagina e osservò le foto delle vittime che la donna che amava aveva fatto. Tutte quelle vite innocenti che aveva spezzato.

Si ricordò della lettera di addio che gli aveva lasciato prima di buttarsi da quella torre, dove diceva che non riusciva più a vivere così.
E che non voleva fare del male ancora.

Chiuse la cartella con un colpo secco e sussurrò un'imprecazione, finendo la sua birra in un unico e abbondante sorso.

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«Non si avvicini per piacere. Non so che effetto gli farebbe vederla in questo momento» la dottoressa si sistemò gli occhiali sul naso.

«Sono suo padre. Che effetto potrà mai fargli?» rispose lo sceriffo scocciato.

«Le ha sparato un colpo all'addome, è arrabbiato con lei. In più sta lottando contro il suo lato oscuro, non è semplice. Ormai non sappiamo più come fare, non credo ci siano altre opzioni oltre che dargli tempo e vedere cosa succederà» spiegò la donna amareggiata.

Dall'altra parte del vetro Tyler cercava in ogni modo di liberarsi dalle catene che gli intrappolavano le braccia.
Ringhiava come un animale in gabbia, gli occhi inniettati di sangue e i canini appuntiti più del normale.

Fissò il padre con un ghigno malvagio dipinto in volto, «E tu, che cazzo hai da guardare?» gli urlò dall'altra parte del vetro.

L'uomo sospirò, passandosi una mano sugli occhi, «Non c'è proprio nessun altro modo?» chiese esasperato, «No, mi s-» «-In verità, qualcosa si potrebbe fare» un ragazzo comparve alle loro spalle.

«Dio, Will, quante volte ti ho detto che gli specializzandi qui non possono entrare?» sbuffò la dottoressa.

«No aspetta, continua ti prego» l'uomo lo prese per un braccio.

«Esiste una persona che gli è cara? Oltre a lei ovviamente» lo sceriffo sbuffò, «Sì, credo di sì».

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Erano le cinque in punto quando il campanello di casa Addams suonò.

«Vai tu, mon cheriè?» chiese Ghomez alla moglie, «Certo mio caro» gli mandò un bacio volante e si diresse verso la porta.

La aprì e spalancò i grandi occhi neri per un secondo, «Sceriffo Galpin, che orribile sorpresa» sorrise subito dopo, sotto lo sguardo perplesso dell'uomo.

«Entri pure» si fece da parte e lui entrò, ritrovandosi nell'enorme salotto.

«Che cosa ci fa qui?» chiese Morticia chiudendo la porta alle sue spalle.

«Avrei bisogno di parlare con sua figlia. È...una cosa personale e estremamente riservata. Tyler, in verità. Lui è l'argomento, so che erano molto legati e posso aver trovato la persona giusta per farlo guarire. Se posso ovviamente» la corvina sorrise, «Certo, vado subito a chiamarla. Credo che sarà felice di sapere che potrà rivederlo».



«Neanche morta» esclamò Mercoledì quando la madre le disse di raggiungere lo sceriffo al piano terra.

«Mia Vipera, sembra davvero molto...triste non in senso buono. Credo sia importante, avanti fai uno sforzo» la corvina la trucidò con lo sguardo.

«No» rispose secca, riprendendo a scrivere.
«Dai, non fare la bambina. Se è qui, un motivo ci sarà. Non credi? Ascolta Nuvoletta Nera, lo Sceriffo Galpin non mi sembra proprio il tipo di persona che viene a chiedere aiuto a persone come noi. Anzi, non credo proprio sia una persona che voglia ricevere aiuto. Ma ora credo che gli serva sul serio. Solo cinque minuti».

Mercoledì roteò gli occhi e si alzò facendo stridere la sedia.

«Solo cinque minuti».



«Addams, ciao. Sono... stranamente felice di vederti» la ragazza alzò un sopracciglio, perplessa.

«Io no» rispose secca, aspettando un continuo.

«Ascolta, mettiamo i nostri trascorsi da parte per adesso per piacere» gli lanciò un'occhiataccia, «Mh. Che vuole da me?» andò dritta al punto.

«Riguarda mio figlio».

Per la corvina sembrava che tutto intorno a lei non esistesse più. Si gelò sul posto senza dire una parola.

Vedeva le labbra dello sceriffo muoversi, ma non ascoltava quello che stava dicendo.

Tyler
Tyler
Tyler, di nuovo.

«Addams, mi stai ascoltando?» Mercoledì sbatté le palpebre più volte.
«No cioè. In verità no» ammise con lo sguardo basso.

«Ti dicevo che forse tu potresti aiutarlo. Venire al penitenziario e-» «-No» ribatté asciutta e decisa.

«Per favore. Sei l'unica che potrebbe-» «-Ho detto di no» ripeté stringendo i pugni.

«Addams, ti prego-» «-Dio, ho detto di no porca puttana!» sbottò trattenendo le lacrime.

Il silenzio regnò sovrano per minuti che sembrarono infiniti, mentre lo sceriffo guardava la corvina con gli occhi sgranati.

«Torno in camera mia».

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«Basta gesticolare Mano, non andrò» affermò la ragazza continuando a fare disegnini insensati sui bordi del libro di testo che aveva davanti.

«Non mettertici anche tu per favore. Ho già lo sceriffo e i miei genitori contro» sbuffò roteando gli occhi.

«Non ho paura, che stai dicendo?» borbottò offesa, «No Mano, non mi importa e basta. Anzi, se lo merita» ringhiò fra i denti.

«Non mi interessa se stia soffrendo, il karma gira si suol dire. Lo sto ripagando con la stessa moneta. Ho messo da parte i sentimenti tempo fa Mano, ricordati che hai davanti la Mercoledì Addams senza alcuna emozione» alzò un sopracciglio, «Questo non c'entra. Lui non c'entra, ho semplicemente capito che le emozioni sono da deboli. In verità, mi sono tradita da sola se vogliamo dirla tutta. Ma ciò significa che avevo ragione su due cose. Uno, mai affezionarsi a qualcuno, finisce male» sbuffò.

«Mai avere a che fare con Tyler Galpin, finisce male».

𝑨 𝒐𝒄𝒄𝒉𝒊 𝒄𝒉𝒊𝒖𝒔𝒊 ᵐᵉʳᶜᵒˡᵉᵈⁱ́ˣᵗʸˡᵉʳDove le storie prendono vita. Scoprilo ora