𝑴𝒂 𝒄𝒓𝒆𝒅𝒊 𝒅𝒂𝒗𝒗𝒆𝒓𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒂𝒎𝒂𝒓𝒆
𝒄𝒊 𝒔𝒊𝒂 𝒃𝒊𝒔𝒐𝒈𝒏𝒐 𝒅𝒊 𝒔𝒂𝒑𝒆𝒓𝒆 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒔𝒊 𝒂𝒎𝒂?
-𝑳𝒖𝒊𝒈𝒊 𝑷𝒊𝒓𝒂𝒏𝒅𝒆𝒍𝒍𝒐
Regnava il silenzio nella camera della cupa e triste Mercoledì Addams.
Non aveva neanche la voglia di scrivere, da quanti pensieri le invadevano la mente. In modo orribile, non un buon orribile.
Quello era il problema.
Il problema di Mercoledì Addams aveva un nome, eccome se ce lo aveva. Era a cinque lettere, serviva caffè in città e aveva due profondi occhi verdi.
«Mano ti prego. Cosa non ti è chiaro nella frase "voglio stare da sola"?» disse secca dando un colpetto all'appendice buttandola giù dal letto, su cui era sdraiata da un po'.
La corvina si coprì la faccia con il cuscino sbuffando, esasperata.
Se lo merita
Scosse la testa, «Oh e vaffanculo» si alzò e uscì dalla stanza, diretta in salotto.
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«Non so come ringraziarti, davvero Mercoledì» Mercoledì continuò a mantenere uno sguardo gelido nonostante la commozione dello sceriffo davanti a lei.
«Allora. In che cosa consiste alla fine questo mio intervento?» chiese atona.
«Vedi, Tyler ora è rinchiuso in un penitenziario. Sta male, molto male, soffre tanto e ormai si pensava che le speranze fossero svanite. Ieri però uno specializzando mi ha detto che vedere una persona a cui Tyler teneva tanto, gli avrebbe fatto del bene. Ho pensato a te, spero che tu possa venire con me. Se lo vuoi» la corvina spalancò gli occhi.
«Okay. La seguo allora».
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Il corridoio era freddo e umido. Mercoledì si strinse nelle spalle e seguì lo sceriffo per quelle che le sembrarono ore, e non secondi.
Una donna dal camice bianco li raggiunse, «Quindi tu dovresti essere la famosa Mercoledì Addams. Molto piacere, sono la dottoressa che segue il caso di Tyler» le tese la mano, che puntualmente non strinse.
«È chiuso in una di queste celle, questioni di sicurezza. Puoi parlargli attraverso un microfono e-» un ghigno si dipinse sul volto della corvina, «Oh no, se volete che io lo aiuti, lo farò a modo mio» la interruppe, «Ovvero?» Mercoledì le diede una spallata e poggiò la mano sulla maniglia, «Che il suo microfono può anche scordarselo. Io lì dentro ci entro».
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La porta cigolò appena quando la corvina se la chiuse dietro di sé.
Tyler le dava le spalle, ma sapeva perfettamente chi fosse entrato nella sua cella.
«Scarafaggio. Come mai da queste parti?» sibilò come un serpente pronto all'attacco.
Mercoledì sussultò, «Come hai fatto a capire che ero io?» chiese incredula, «Posso sentire l'odore del tuo sangue anche da qui» rispose con una calma agghiacciante.
«Ad ogni modo. Che cosa ci fai tu qui?» domandò di nuovo con tono apparentemente annoiato.
«Anzi no, non dirmelo. Scommetto che mio padre e Doc hanno fatto comunella e hanno deciso di mandarmi una badante. Tu in questo caso. Se è così comunque puoi anche andartene, non ti voglio qui» lei sbuffò incrociando le braccia.
«Non hai neanche il coraggio di guardarmi negli occhi Mostriciattolo?» lo sfidò con un ghigno.
Sentì qualcosa simile ad un ringhio e finalmente si voltò verso di lei.
Mercoledì spalancò gli occhi. Non lo aveva mai visto così. I capelli scompigliati, la pelle cadaverica e lo sguardo cupo, intimidatorio.
Le braccia erano circondate da catene che lo tenevano legato alla parete.
Irriconoscibile. Pensò subito quando il suo sguardo vagò per tutto il suo corpo.
«Che c'è? Ti piace quello che vedi?» sbatté le palpebre e si schiarì la voce, cercando di ignorare la battuta che le aveva fatto.
Prese un respiro profondo e si avvicinò lentamente al lettino di ferro su cui era seduto.
Con noncuranza prese le catene e le staccò dai suoi polsi, randendolo libero di muovere le braccia.
«Tu Scarafaggio, sei davvero pazza lo sai?» Mercoledì cercò di non scomporsi troppo, «Perchè mi hai liberato?» chiese girovagando nella stanza.
«Voglio parlare da essere umano a essere umano. In quello stato sembravi più un mostro che un uomo» sentì una piccola e malvagia risata, «Vedi, è proprio qui che ti sbagli Zuccherino» sorrise pericolosamente, «Io sono davvero un mostro» con una velocità non umana la sbatté contro la parete, facendola gemere di dolore.
«Non mi faresti mai del male» annaspò, «Ah, davvero?» strinse la presa sul suo collo, «Davvero» sussurrò a corto di fiato, «Posso ucciderti anche adesso» la sollevò da terra ghignando, «T-tyler» socchiuse le palpebre, sentiva il corpo debole.
«Si sta male vero? Molto male» cantilenò, «Quando mi hai consegnato alle autorità come un mostro non stavi così male» strinse ancora la presa, «Insignificante, impotente. Vero?» lei tossì con le poche forze che le rimanevano.
«Tuttavia. Ho voglia di divertirmi ancora un po' con te Scarafaggio» la lasciò andare di scatto e lei cadde a terra, tossendo più volte.
«Pensavi che saresti morta. Brutta sensazione lo so, ti capisco davvero» le rivolse uno sguardo gelido, come se stesse guardando un insetto schifoso.
Lentamente si alzò in piedi, «Perchè parli così male di quella dottoressa? Lei sta soltanto provando a curarti» disse ancora con il fiatone.
Tyler scoppiò in una risata amara, «Curarmi?» sibilò ad un centimetro dal suo viso.
«È questo quello che ti ha detto il Bel Faccino? È sempre stata un'ottima bugiarda, questo lo devo riconoscere» Mercoledì lo guardò confusa.
«Di che parli?» chiese, «Quella mia cara, non è affatto una dottoressa. Finge soltanto di esserlo. Diciamo che è una specie di maestra della manipolazione... è riuscita ad ingannare anche te» le alzò il mento con un dito.
«Lo sai che fine fanno quelli come me in questo buco di merda?» ringhiò, lei scosse la testa deglutendo a vuoto.
«Muoiono» scandì al suo orecchio facendola rabbrividire.
«Cosa? No..non può farlo» lui rise ancora, «Zuccherino, ma certo che può farlo. Quella è Satana, questi sono i suoi Inferi, noi siamo le sue povere anime dannate che ci sono cadute. Questo posto è l'Inferno in Terra, Scarafaggio».
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𝑨 𝒐𝒄𝒄𝒉𝒊 𝒄𝒉𝒊𝒖𝒔𝒊 ᵐᵉʳᶜᵒˡᵉᵈⁱ́ˣᵗʸˡᵉʳ
Fanfiction♡︎ 𝑴𝒊 𝒑𝒊𝒂𝒄𝒊 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆̀ 𝒔𝒆𝒊 𝒅𝒊𝒗𝒆𝒓𝒔𝒐, 𝒐𝒔𝒆𝒓𝒆𝒊 𝒅𝒊𝒓𝒆 𝒄𝒐𝒎𝒑𝒍𝒊𝒄𝒂𝒕𝒐 𝒆 𝒍𝒆 𝒄𝒐𝒔𝒆 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒍𝒊𝒄𝒊 𝒏𝒐𝒏 𝒎𝒊 𝒉𝒂𝒏𝒏𝒐 𝒎𝒂𝒊 𝒇𝒂𝒕𝒕𝒐 𝒊𝒎𝒑𝒂𝒛𝒛𝒊𝒓𝒆. 𝑴𝒊 𝒑𝒊𝒂𝒄𝒊 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆̀ 𝒍𝒆𝒈𝒈𝒊 𝒏𝒆𝒊 𝒎𝒊𝒆�...