♡︎𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝒏𝒐𝒏𝒐♡︎

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𝑺𝒆𝒊 𝒖𝒏𝒐 𝒅𝒊 𝒒𝒖𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒔𝒃𝒂𝒈𝒍𝒊 𝒄𝒉𝒆 𝒓𝒊𝒇𝒂𝒓𝒆𝒊
𝒖𝒏 𝒎𝒊𝒍𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒊 𝒗𝒐𝒍𝒕𝒆
-𝑨𝒏𝒐𝒏𝒊𝒎𝒐



Erano passate due ore da quando Mercoledì Addams era uscita da quel penitenziario.

E da allora non faceva altro che pensare. Pensare a cosa sarebbe stato di lei, di lui.

Di loro.

Quei due erano così complicati. E questo li accomunava.

Lui orgoglioso e lei strana, a volte sensibile e a volte mandava tutto a fanculo senza nemmeno pensarci. Poi la guardava e capiva che aveva sbagliato, così faceva di tutto per rimediare. E lei lo perdonava. Sempre.

Il loro amore era unico, e loro sapevano amarsi, ne erano capaci. Ma si amavano a modo loro. E nessuno avrebbe mai potuto separarli, infondo.

Potevano gridarsi contro quanto volevano, e mentre non si sentivano infondo si mancavano, ogni volta.

Non si cercavano ma si pensavano, anche se nessuno dei due lo ammetteva mai.

Loro erano l'imperfezione, ma quando erano insieme quell'imperfezione diventava una perfezione.

Si completavano a vicenda. Era come se si fossero sempre appartenuti, ancora prima di essersi incontrati.

Erano strani, diversi. Ma alla fine, come si può completare un puzzle? Con mille pezzi, e loro erano destinati ad incastrarsi in mezzo ad altri mille pezzi diversi. E quelli che rimanevano, sarebbero stati -forse- tutta la vita che avrebbero passato insieme.

Non lo sapevano. Ma li avrebbero completati, anche se con difficoltà, fra litigi e addii pensati, ma mai voluti davvero. E rivedendo il puzzle completato avrebbero ripensato ai mille momenti passati insieme.

A tutti i litigi, i piccoli gesti, le sorprese più inaspettate di questo pianeta, a tutto.

E avrebbero sicuramente pensato, che due come loro, non li avrebbe mai separati niente e nessuno.

Sentì bussare alla porta e sussultò.
Non aveva voglia di vedere nessuno, ma mormorò lo stesso uno scocciato avanti.

Asciugò le lacrime più in fretta che poteva, mentre il viso candido di Morticia Addams faceva capolino dallo stipite.

«Posso entrare, Piccola Vipera?» sussurrò sorridendo, lei sbuffò ma poi annuì leggermente.

La corvina si chiuse la porta alle spalle con delicatezza, e -sempre cautamente- si avvicinò al letto su cui era seduta la figlia.

Era stato inutile.
Anche un cieco sarebbe stato capace di notare che aveva pianto.

«Come ti senti mia cara?» chiese candidamente.

Uno schifo.

Pensò Mercoledì. Ma scelse la via più semplice: la bugia.

Il problema era che mentire per lei era un taboo.
Non ne era mai stata capace, tantomeno con sua madre, che sembrava essere sempre un passo avanti a lei. In ogni cosa.
E questa era una delle mille cose che detestava.

«Una meraviglia» rispose amaramente, «Avanti. Sai che puoi parlare con me, di tutto. Sono tua madre Mercoledì, sono qui per te. Non dimenticarlo. Su, dimmi, cosa ti succede?» la ragazza sospirò pesantemente e si arrese. Sapeva che la madre non avrebbe mollato.

𝑨 𝒐𝒄𝒄𝒉𝒊 𝒄𝒉𝒊𝒖𝒔𝒊 ᵐᵉʳᶜᵒˡᵉᵈⁱ́ˣᵗʸˡᵉʳDove le storie prendono vita. Scoprilo ora