•3• A bolt of lightning in my life

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Arya Angeline Anderson

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Arya Angeline Anderson.
Chi avrebbe mai detto che l'avrei rivista?

È sempre stata una grossa spina nel fianco.

Quei suoi dannati occhi verdi smeraldo, i capelli biondo cenere tagliati scalati, lunghi fino alle spalle, una magrezza mai vista prima abbinata a centosettantadue centimetri di altezza, il naso leggermente tendente verso destra, quel caratteraccio permaloso e la lingua troppo lunga.

Da quando la conosco, in certi casi, mi ha dato delle risposte che mi hanno sempre fatto inviperire.

Non dimenticherò mai quello schiaffo che mi ha tirato in terza media, davanti a tutti. Negli occhi aveva una rabbia incandescente, era vicina al piangere.

L'avevo di nuovo presa per il culo davanti all'intera classe dandole dell'anoressica, mentre mi faceva male la pancia dalle risate. Era al limite e mi tirò uno schiaffo così forte da farmi lacrimare.

Potevo sapere che sarebbe di nuovo piombata come un fulmine nella mia vita?

Non lo nascondo, è una ragazza che mi ha sempre incuriosito, nonostante la bullizzassi. Ha sempre avuto qualcosa di diverso, rispetto alle altre, sembrava quasi volesse differenziarsi dal gruppo.

Soprattutto alle medie, non era quel genere di adolescente che ama truccarsi, atteggiarsi, uscire sempre con gli amici, prendere brutti voti a scuola.

Lei preferiva starsene a casa, leggere un bel libro, ascoltare musica degli anni '90, studiare e sognare ad occhi aperti. Ricordo che amava scrivere, in quanto più di una volta ho strappato e gettato nell'immondizia i suoi testi, ridendo.

Per ferirla davvero dovevi rovinare i suoi elaborati, non ha mai nutrito un particolare interesse per i vestiti e la moda, come le altre ragazze. Era un po' strana, non ha mai seguito gli altri.

Nonostante avesse un fisico notevole, non si è mai messa capi di abbigliamento che lasciassero intravedere il suo corpo.

Le altre ragazze la sfottevano, prendendola in giro per la sua magrezza, la mancanza di forme e il modo di vestirsi.

Sempre perchè loro vestivano in modo osceno, con quei pantaloncini che non coprivano nemmeno le chiappe.

Non aveva mai avuto molti amici, in quanto io le avevo fatto terra bruciata intorno. Passava le sue giornate scolastiche in solitudine, con me, Tobias e Simon ad assillarla.

Mi piaceva prenderla in giro, anche se non c'era un vero e proprio motivo per cui avevo iniziato a farlo.

Mi piaceva e basta, mi allettava l'idea che un ragazzino come me fosse in grado di far soffrire qualcun'altro.

O forse, Damon, lo facevi perchè tu non eri come lei, nonostante lo volessi con tutto te stesso...

«Ma tu e la ragazza nuova vi conoscete?» domanda Jacob, una volta usciti dall'aula. «Da come ha parlato di te, sembrava conoscerti»

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