•18• My devils whisper in my ear, deafening me with all my fears

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Il sangue che ti scorre freddo nelle vene

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Il sangue che ti scorre freddo nelle vene.
Il cuore che ti batte all'impazzata.

La paura che ti annebbia la vista.
Le urla.

I lividi, a volte il sangue.

Un disperato bisogno di scappare. Un disperato bisogno di normalità.

Sono sensazioni che, ahimè, conosco fin troppo bene. Non vorrei avere queste conoscenze a soli diciassette anni.

Non ho mai sentito la solitudine come in questo momento. Forse perché è un periodo in cui tutti i miei amici sono impegnati in affari loro.

Il rumore della mia penna sulla carta del quaderno di geometria è l'unico suono a rompere il silenzio della mia piccola camera.

Sono sola in casa e fare i compiti in qualche modo mi distrae. O forse non lo faccio per distrazione, ma perché devo prendere assolutamente una borsa di studio. Perciò devo studiare molto e dare sempre il meglio di me a scuola.

Voglio studiare giurisprudenza a Yale. È il mio sogno da quando sono piccina.

O forse ho solo un disperato bisogno di andarmene da questo posto.

Il forte rumore di una porta che viene sbattuta mi riporta alla realtà e mi fa sobbalzare sulla mia sedia.

È la porta d'ingresso di casa mia.

Il mio cuore prende a battere forte, inizio a sudare, stringo i pugni dalla paura fino a conficcarmi le unghie nella pelle.

È tornato.

Riprendo a scrivere sul quaderno, tentando di tenere calmo il respiro.

Oggi andrà tutto bene.

Ingoio un boccone amaro quando la porta della mia stanza cigola e la sento aprirsi.

Mi volto lentamente, recitando strane preghiere dentro la mia testa.

-Ciao, papà-

La mia voce è un rantolo strozzato. Perché? Sì, io ho una fottuta paura di mio padre.

Un uomo di quarant'anni è appoggiato allo stipite della porta della mia stanza, scrutandomi da cima a fondo.

Ha i capelli quasi tutti bianchi, il volto solcato da rughe e profonde occhiaie che contornano gli occhi grigi, spenti.

Sembra molto più vecchio di quello che è davvero.

Colpa della pazza vita a cui si è dato.

-Ciao, Sam- sussurra, avanzando verso di me. Istintivamente, mi ritraggo con il busto. -Com'è andata oggi a scuola?- domanda, scrutandomi.

Nel mentre la sua mano destra si protende per lasciarmi una carezza in viso e poi lasciarla appoggiata sulla guancia.

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