𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟓

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Dopo il pranzo Elia decise di portarmi in un posto, senza però dirmi nulla a riguardo, così tornammo allo studio, dato che aveva parcheggiato la sua moto lì; mi porse il casco che aveva portato appositamente per me, lo misi e salii dietro di lui, che nel mentre aveva già indossato il suo.

Partimmo e fece subito un'accelerata, sapendo quanto mi piacessero; mi tenni stretta a lui stringendolo con le braccia, l'aria mi arrivava in faccia ed io chiusi gli occhi respirando a fondo: Elia senza neanche saperlo, cancellava ogni mio pensiero negativo, permettendomi di respirare.

Quando arrivammo scesi dalla moto e tolsi il casco, poi insieme ad Elia attraversai il prato verde che si trovava davanti a noi, che cominciava a riempirsi di fiori appena sbocciati mentre gli alberi pian piano tornavano a riempirsi di nuove foglie. Andammo verso la panchina che si trovava sotto la chioma di una quercia probabilmente centenaria e ci sedemmo restando in silenzio a contemplare il panorama attorno a noi, si sentiva il cinguettio degli uccelli e il vento smuoveva delicato le chiome degli alberi.

Non sono quel tipo di ragazza che ama particolarmente stare in mezzo alla natura ma qui... qui è tutto così confortante.

"Voglio disegnarti." Affermò Elia posando il suo sguardo su di me, feci una smorfia perplessa, non ne capivo il motivo e inoltre non mi piaceva stare ferma troppo tempo ad essere osservata e persino ritratta; probabilmente qualche ragazza al posto mio troverebbe questa cosa carina o addirittura romantica, ma non io.

"Eddai Elia, non mi va adesso." Sbuffai guardandolo. "Non ti va mai." rispose con tono leggermente offeso. Lo conoscevo troppo bene e sapevo che c'era rimasto male, così mi alzai dalla panchina e mi sedetti esattamente di fronte a lui, che mi guardò con un mezzo sorrisetto, stupito e compiaciuto.

"Dai, disegnami che sono curiosa adesso." Non era la prima volta che mi faceva un ritratto, lui studiava per questo e amava follemente l'arte, perciò anche se io non ci capivo nulla e mi annoiavo, vederlo felice mi bastava già.

Prese dal suo zainetto taccuino, matita e gomma, sfogliò le pagine fino a trovarne una vuota, prese le proporzioni e cominciò a disegnare, mentre io rimasi ferma a guardarlo... mi piaceva l'espressione che gli veniva fuori quando era molto concentrato: corrucciava la fronte facendo venir fuori due leggere rughe per lo sforzo dei muscoli del viso, alzava lo sguardo su di me per una frazione di secondi, mi guardava e socchiudeva leggermente gli occhi in due fessure, poi tornava con lo sguardo sul foglio e riprendeva a disegnare.

Elia

Lei era lì, seduta su un prato verde puntinato da una moltitudine di fiori coloratissimi, sentivo il suo sguardo bruciarmi la pelle e desideravo che quel momento fosse eterno; alzai gli occhi su Norah che mi sorrise, era così splendente che ogni volta mi domandavo come potesse tanta oscurità, abitare dentro di lei.

Nel mio piccolo cercavo sempre di regalarle attimi di spensieratezza, volevo che per lo meno con me stesse bene; certo, avrei preferito vederla felice sempre, ma se così non poteva essere, allora io avrei cercato di farla stare al meglio ogni volta che ne avrei avuto la possibilità.

Ripresi a disegnare, i suoi occhi erano  ancora una volta puntati su di me, li sentivo, alzai appena lo sguardo e infatti, Norah mi stava guardando, con quel suo sguardo penetrante e inconfondibile.

Sentii i battiti del mio cuore accellerare leggermente iniziando a comprenderne il motivo dato che, ogni volta che la guardavo per troppo tempo, mi succedeva questo.

Non sapevo esattamente dove mi avrebbe portato questa specie di sentimento, e nutrivo un certo timore a riguardo, poiché avevo sempre visto Norah come una seconda sorella, oltre a Chloe, della quale mi sarei sempre preso cura.

Norah

"Elia? Hai finito il disegno? Dai che non voglio stare qui seduta tutto il pomeriggio." Non mi diede ascolto, era fisso sul mio sguardo, roteai gli occhi alzandomi, per poi tornare a sedermi vicina a lui, buttai un'occhiata al disegno ma Elia, coprì subito il foglio con la mano.

"Oh, ma allora ci sei." dissi sarcastica.

"Prima lo coloro e dopo potrai vederlo." mi rimproverò ed io sbuffai, impaziente. Così nel mentre, presi la fotocamera che aveva nello zainetto e cominciai a fare alcuni scatti del panorama e anche qualcuno di lui mentre era preso a colorare il ritratto. Per fortuna non ci mise molto.

"Posso vedere ora?" chiesi girandomi verso di lui, Elia mi guardò e sorridendo mi diede il taccuino, lo presi fra le mani e con occhi pieni di stupore guardai ogni singolo dettaglio del disegno, dai particolari del mio viso al prato sul quale ero seduta.

"Oddio Elia, è bellissimo! Mi piace troppo!" sorrisi e alzai lo sguardo sul mio amico che già mi stava guardando, sorridendo anche lui.

"Posso fare di meglio, lo sai, però sono contento ti piaccia." sorrise.

"Grazie Elia, è davvero stupendo..." lo guardai nei suoi occhi azzurri oceano sorridendo.

Il pomeriggio fu piacevole e passò velocemente; Elia mi riportò a casa ed io, una volta entrata, tornai alla mia solita vita, nel senso che, quando ero con lui mi sembrava di essere su un altro universo e ciò mi faceva sognare un po' troppo, mi "illudeva" di poter vivere sempre così, peccato però, che quei momenti duravano sono quando eravamo insieme.

Così, una volta ritornata a casa, tornavo anche nel solito buio, nella solitudine più totale e i pensieri che mi torturavano la mente ogni giorno ritornavano.

𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑒𝑛𝑡 𝐿𝑜𝑣𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora