Un anno dopo
L'ennesima litigata con Jackson.
Non ne potevo più dei suoi atteggiamenti.I primi tempi in cui stavamo insieme non era così: il mio Jackson era il bello e dannato che per farti perdere la testa sarebbe stato capace di qualsiasi cosa; ti catturava con uno sguardo, ti incastrava con il suo profumo inebriante e ti lasciava lì a terra nella speranza di essere raccolta.
Una volta mi aveva fatto consegnare cinquanta rose rosse, che non è roba per me, parliamoci chiaro, ma lui disse che voleva farmi sentire speciale e soprattutto voleva farmi sapere quanto fossi costantemente al centro dei suoi pensieri.In un'altra occasione invece, ci eravamo dati appuntamento in un bar vicino al "Devil's wheels", il rivenditore dove avevo acquistato la mia moto e anche quella volta mi lasciò senza parole; avevamo terminato il nostro aperitivo quando, mentre stavo per alzarmi dallo sgabello per andare verso di lui che era già alla cassa, si voltò e in un attimo, dopo aver pagato, corse da me, mi prese per il polso e mi portò proprio al "Devil's", a prendere il casco che mi faceva letteralmente impazzire (ma che mi sarebbe costato quasi mezzo stipendio!).
I messaggi, le chiamate, gli abbracci, le parole.. tutto era bello, anche troppo bello, ma in fondo perché non poteva esser capitata a me una storia così..bella?!
Perché avrei dovuto insospettirmi se un ragazzo di cui in tanti parlavano diciamo non proprio bene, aveva tutte quelle attenzioni per me?
Magari aveva bisogno di incontrare una tipa come me, che c'è di strano?!
Beh, in ogni caso lui era esattamente ciò che desideravo in quel momento.
E questo bastava.
Almeno all'inizio.Passavano le giornate, ma ultimamente iniziava a diventare troppo pesante, mi assillava con le sue inutili frustrazioni da geloso patologico, come se da un momento all'altro chiunque mi avrebbe potuta portare via da lui e pretendeva che l'avvisassi per qualsiasi spostamento facessi.
Per fortuna al lavoro riuscivo a distrarmi dai nostri problemi e a concentrarmi sui miei clienti.
Era la mia unica e vera terapia, la mia oasi di pace.
Certo, lui era inevitabilmente dubbioso sull'onestà dei ragazzi che venivano a farsi tatuare da me, ma in un modo o nell'altro riuscivo quasi sempre a tranquillizzarlo.Un po' per volta però, inziò a farmi discorsi strani riguardo alla mia vita, alle persone che avevo più care, mi diceva che io avrei potuto brillare, avere uno studio tutto mio, guadagnare molti più soldi se solo mi fossi sbarazzata delle invidie dei miei falsi amici.
Mi parlava di sogni strani che faceva, in cui mi vedeva precipitare da un burrone spinta da una figura femminile. E sapeva bene che io non sognavo mai e che per me il sogno era una ambito molto oscuro.Iniziò a farmi credere che le amiche potessero diventare davvero un pericolo per la mia felicità; soprattutto all'inizio cercavo di contraddirlo, ma -non ne capivo il perchè onestamente- era come se ogni volta finisse per trascinarmi nel vortice dei suoi ragionamenti fino a ché non mi ritrovavo a dargli ragione o quantomeno, a giustificarlo.
Stava ovviamente diventando sempre più difficile per me avere una qualsiasi relazione sociale.
E sopportare tutto non faceva che aumentare il mio senso di frustrazione...Da quando il suo atteggiamento aveva iniziato a cambiare, ridevamo sempre meno e la maggior parte delle volte era piuttosto scontroso; sembrava che cercasse ogni pretesto pur di far scattare una discussione.
E anche le discussioni diventano di volta in volta più animate, più crude... aveva iniziato a usare termini volgari con me quando c'era di mezzo una lite e qualche volta, era arrivato persino ad alzare le mani.
Io che sono così contraria alla violenza, io che farei qualsiasi cosa per un'amica se si trovasse in certe situazioni, io che non sopporto le ingiustizie e le prevaricazioni, ecco, esattamente io mi stavo obbligando a sopportare la sua violenza nella cieca speranza che presto si sarebbe pentito e tutto sarebbe tornato a splendere come prima.Non capivo cosa gli stesse prendendo... e perdipiù iniziavo a sentirmi sbagliata io.
La sua gelosia sempre più invadente mi impediva di parlarne con qualcuno: man mano mi aveva fatto chiudere i rapporti con i miei amici ed era arrivato ad allontanarmi persino da mia nonna; diceva che dovevo crescere, che avrei dovuto staccarmi da quel legame famigliare se volevo davvero trovare la mia strada.
Mia nonna... c'erano momenti in cui per calmarmi aprivo il mio ciondolo in argento dove tenevo due nostre foto: guardiamo una in direzione dell'altra, sullo sfondo un prato puntinato dalle prime violette e qualche margherita; doveva essere verso l'inizio di Aprile. Quel giorno nonna mi aveva regalato un aquilone, perché "...I giovani d'oggi non sanno più cosa significhi stringere tra le mani un oggetto così semplice e vedere poi che lo si fa volare..."
Ed ero felice, perché quel giorno anch'io avevo fatto volare il mio aquilone e come sempre, era stata la nonna ad essere a fianco a me.
Com'è possibile che certe persone riescano a farti mettere in un cassetto emozioni e legami così forti?
Sì, perché Jackson era arrivato a farmi credere che fossero sbagliate tutte le persone che avevo vicino e che solo lui sapesse come girava il mondo, che io non capivo nulla, dovevo maturare e senza di lui sarei stata irrimediabilmente persa, perché "nessuno mi capiva e mi amava veramente, come ne era capace soltanto lui...".L'unica cosa che un minimo mi "rincuorava" in quel momento, era che mia nonna fosse a conoscenza della mia situazione, perché Elia e Chloe ci facevano da tramite; a loro dissi però di non fare proprio nulla, perché ero certa che a Jackson sarebbe passata questa fase, prima o poi, e avremmo trovato il modo di capirci di nuovo.
In fondo lui mi amava, no?
***
Ero appena tornata dal lavoro, Jackson era venuto a prendermi, ormai lo faceva sempre, non mi lasciava sola un momento, era sempre più oppressivo, ma io non gli dicevo nulla e fingevo a me stessa di farmelo andare bene, non potevo fare altro. Non mi sentivo di fare altro.
"Da domani non andrai al lavoro, Norah".
Lo guardai subito, confusa: perché non sarei andata, "...da domani..."?"Ma... perchè scusa?" gli chiesi.
"Non hai più bisogno di andare a lavorare, ormai con il mio stipendio posso permettermi di mantenere entrambi, non credi?!
E così non sciuperai più queste deliziose manine d'oro, che tanto piacciono al tuo Jackson!".
Il suo sguardo iniziava ad avvampare. Non lasciava presagire nulla di buono, ma non potevo trattenermi."Ma io ho bisogno di quel lavoro! Non... non posso licenziarmi..." gridai, fissandolo e cercando di non abbassare lo sguardo.
Lui si avvicinò a me e sentii mancarmi il respiro, mi alzò il viso con le dita e portandomi a guardarlo senza lasciarmi scelta; quando fu a pochi centimetri dalle mie labbra, mi sussurrò:
"Tu fai ciò che dico io perché sai che, anche se non lo capisci, quello che decido io é per il tuo bene, quindi lascerai il lavoro senza fare altre domande, chiaro?" il suo tono era deciso e aspro, fendeva l'aria come un coltello affilato.
Annuii, con gli occhi lucidi e la testa che pulsava fortissimo, mi sembrava che in un attimo sarebbe potuta esplodere schizzando tutti i miei pensieri e i miei dolori in ogni angolo di quella strada.
Posò quindi le sue labbra sulle mie baciandomi, ma non in modo dolce, anzi fastidiosamente possessivo. Così di riflesso mi staccai e nei suoi occhi vidi subito una luce ancora più accesa, poi mi strinse il volto con una mano e con l'altra mi cinse la vita come in una morsa.
"Non puoi liberarti di me, perché non sapresti come vivere senza di me, tu sei mia Norah, sai anche tu di volerlo essere, Norah... adesso e per sempre. Non vorrai certo che posi i miei occhi su qualche altro fiore, non è vero...?!". Mentre le sue iridi scavano nelle mie membra e il suo ghigno faceva capolino dall'angolo della bocca, una lacrima, impavida, mi rigò lentamente il viso.
A quel punto le sue parole iniziarono a rincorrersi frenetiche e sbattevano e rimbalzavano disordinate dentro la mia testa senza che potessi capirle veramente.
Ma in mezzo a tutto quel caos una certezza si stava facendo strada e non accennava a tornare indietro: avevo paura, avevo ora paura dell'uomo che amavo.Spazio autrice🩶🥀
Rieccoci qua, immagino che ormai abbiate capito che tipo di persona è Jackson, le domande ora sono: Quanto e cosa ancora, dovrà sopportare la nostra Norah? Riuscirà ad uscirne da sola o qualcuno la aiuterà...?
Il capitolo 12 è in fase di scrittura e io inizio già ad avvisarvi, perché da qui in poi, non si torna più indietro.A presto, dalla vostra -Arashi🩶
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𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑒𝑛𝑡 𝐿𝑜𝑣𝑒
Romance"Perché chi ama davvero, prova emozioni talmente forti che rischierebbe la vita per te." Esistono due tipi di amori "silenziosi" ed il primo può essere inizialmente dolce, trasformandosi in rude, crudele e tremendamente sbagliato. Può farti del male...