𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟕

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Sei mesi dopo...

Dopo l'ennesima scenata di gelosia di Jackson, infastidita dai suoi modi di fare, nel tardo pomeriggio chiamai Chloe.

"Te l'ho detto Norah, devi parlargliene, non può continuare così." disse dall'altro capo del telefono la mia migliore amica, ed aveva ragione, ma parlare con lui era inutile.

"Parlargliene? A che scopo? Lo sai, non mi da mai ascolto e se mi lamento di qualcosa si innervosisce di più." sospirai e lei lo percepì; lo amavo, ma quando faceva così non lo capivo.

"Sì, lo so... ne hai parlato con Jason?" sentendo quelle parole mi venne istintivo accennare una risata aspra.

Da quando mi ero fidanzata con Jackson, io e Jason ci rivolgevamo a malapena parola, ricordo ancora la delusione nel suo sguardo quando glielo dissi, era raggelante.

"Jason non deve saperlo." chiusi lì il discorso, poi sentii rientrare Jackson a casa, mi ero trasferita da lui il mese scorso, un passo troppo affrettato lo so, ma lo amavo e, comunque, avevo tenuto anche la mia casa logicamente.

Salutai Chloe e andai verso l'ingresso, lo guardai sapendo che era ancora incazzato per prima, sosteneva di avermi vista provarci con uno durante il lavoro, sciocchezze, non lo farei mai.

"Hai raccontato ai tuoi amichetti di quanto io sia cattivo, eh? Sono sicuro di sì." alzò lo sguardo su di me, in cerca di provocazione.

"Avanti Jackson... dobbiamo portarla avanti ancora a lungo?" lo guardai sconsolata, non mi piaceva litigare con lui, lo vidi ammorbidire gli occhi poco dopo avermi guardata, sospirò avvicinandosi a me.

"Scusami, hai ragione... non volevo alzare la voce con te prima, sono solo nervoso per il lavoro."

Era l'ennesima volta che veniva licenziato e sinceramente iniziavo a pormi qualche domanda; in fin dei conti era il tipico ventiquattrenne capace di fare quasi ogni tipo di lavoro, cioè, non di certo occupazioni che richiedano un alto livello di studi, ma per il resto non capivo quali problemi dovesse incontrare ogni volta.

"Sì lo so, tranquillo non fa nulla..." lui mi cinse la vita delicatamente in un abbraccio, mentre io avvicinandomi gli posai un bacio dolce sulle labbra che lui ricambiò.

"Per farmi perdonare, stasera che ne dici se cenassimo fuori? Ti prometto che ci dimenticheremo di questa piccola discussione."

"Va bene, va bene, sai già dove andare?"

"Sì, ovvio che sì, piccoletta." mi sorrise ed io feci lo stesso.

***

La mattina dopo, al solito orario, suonò la sveglia del lavoro; tastai con la mano l'altra parte del letto per toccare Jackson, ma quando aprii gli occhi e vidi che non c'era, sbuffai istintivamente; mi misi seduta stropicciandomi un attimo gli occhi, poi mi alzai ed indossai la mia solita vestaglia nera di seta.

Dopo aver aperto le tende ed essere passata in bagno per sciacquarmi il viso, andai verso la cucina e subito notai sul tavolo, una rosa rosso scuro in un piccolo vaso d'acqua con affianco un bigliettino; un sorriso genuino mi colse impreparata e si stampò sul mio volto, annusai la rosa e lessi ciò che mi aveva scritto.

"Buongiorno piccoletta, questa mattina ti ho già pagato la colazione da Starbucks, io sono andato da un mio cugino che aveva un lavoro da offrirmi, mi farò sentire in giornata."

'Che dolce...' pensai sorridendo ancora una volta, dopo di chè mi preparai, indossai un paio di jeans cargo blu scuro, una t-shirt a maniche corte che mi aveva regalato Chloe, stretta in vita come piacciono a me, poi misi le scarpe ed infine mi truccai: matita, mascara, eyeliner ed ero pronta.

𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑒𝑛𝑡 𝐿𝑜𝑣𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora