𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟑

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*14 ore e 40 minuti prima*

Era tutto tranquillo, quella mattina.
Troppo tranquillo.
Jackson era al lavoro, ed io, stavo sorseggiando un caffè in giardino, c'era solo in sottofondo la pioggia a tenermi compagnia, da due giorni non faceva altro che piovere. Eravamo finalmente in pieno autunno e non vedevo l'ora che arrivasse la mia stagione preferita: l'inverno.

Entrai in cucina, guardai l'orologio e segnava le 08:20 del mattino, lui finiva di lavorare nel pomeriggio, ma sapevo che sarebbe tornato solo verso sera, così feci qualche calcolo e decisi di uscire a fare un giro in moto, sarei tornata a casa per prima. Avevo bisogno di uscire, di vedere di nuovo il mondo esterno, senza limitarmi solamente al giardino di casa.
Andai velocemente in camera, mi cambiai indossando dei leggins neri in pelle e una maglietta a maniche lunghe leggermente attillata, poi mi misi le scarpe.
Mi truccai, non marcai molto gli occhi, mi limitai a coprire i segni più visibili, feci una coda alta e quando scesi, infilai il mio solito giacchetto in pelle, presi chiavi e casco ed uscii di casa.
Mi guardai attorno, per accertarmi che nessuno mi vedesse, ormai avevo timore anche a respirare. Mi avvicinai alla mia moto, la usavo solo quando uscivo assieme a Jackson, altrimenti non potevo; feci un bel respiro, misi il casco e tirai fuori la moto salendo e accendendola, infine partii.
Sentivo l'aria fredda arrivarmi addosso e non c'era sensazione migliore, se davvero oggi sarebbe successo qualcosa, allora mi sarei goduta a pieno l'intera giornata, fregandomene di qualsiasi cosa... accelerai, non sapevo dove stessi andando, volevo solo un po' di pace e quel giorno l'avrei avuta.
Mi fermai in una stazione di servizio fuori città, feci benzina poi decisi di entrare a prendermi uno snack e una red bull, li avrei consumati tranquillamente all'interno, seduta su uno di quegli sgabelli con tavolo alto a disposizione degli avventori. Quando ebbi terminato la mia consumazione, uscii e mi accesi una sigaretta, aspirai lentamente e buttai fuori il fumo che man mano, si spargeva nell'aria. Decisi di fermarmi in un vecchio parco in cui ormai era difficile che ci andassero molte persone, anche perchè la posizione non era una delle migliori, era parecchio nascosto, quindi per chi era poco esperto, risultava difficile trovarlo.
Volevo chiamare nonna, ma non potevo, dovevo portare pazienza e aspettare fino a stasera, non so cosa avesse in mente Jackson e questo mi metteva angoscia, ma in ogni caso sentivo che le cose con lui sarebbero finite oggi. Dovevo solo aspettare e forse, sarei tornata ad essere libera di nuovo.
Una volta tornata a casa decisi di farmi un bagno caldo, così riempii la vasca e ci misi abbastanza bagnoschiuma, amavo sentirne il profumo, l'acqua era bollente, tanto che usciva il fumo dalla vasca; una volta entrata chiusi gli occhi e, quando i pensieri tornarono a scorrere nella mia testa, mi immersi completamente, finché tutto finalmente si silenziò... e per la prima volta, l'unica cosa che desideravo in quel momento, era morire. Perchè non avevo chiesto una vita così, non era così che avevo immaginato il mio futuro, non avevo chiesto di fare la stessa fine di mia madre.

*9 ore e 30 minuti prima*

Si erano fatte le 13.30, così decisi di riordinare casa, Jackson non doveva sospettare della mia uscita, tutto doveva essere come lui si aspettava, così perlomeno sarebbe stato più difficile che avesse sospetti.
Perciò la prima cosa che feci fu controllare ogni tasca sia del giubbottino che della borsa, alla ricerca di scontrini che potessero rivelare la mia breve fuga, in questo modo avrei evitato incidenti che avrebbero solo potuto peggiorare le cose e farlo infuriare... e non avrei avuto il tempo necessario per attendere che tutto finisse.
A quanto pareva, avevo buttato ogni traccia, per cui potevo dedicarmi alla casa.
Jackson era un maniaco dell'ordine, ossessionato dalla precisione, nulla doveva trovarsi minimamente fuori posto e tutto doveva essere spolverato ogni giorno.
Inizialmente credevo che fosse una buona cosa, anche perché non pretendeva che facessi tutto io; mi ero illusa veramente che al mio fianco stesse diventando una persona migliore rispetto a ciò che dicevano tutti quanti. Tutti. Proprio tutti. Tranne me.
Cercai di dissolvere ogni pensiero per concentrarmi su ciò che stavo facendo, o qualcosa sarebbe andato storto.
Dalla finestra entravano delicati raggi di sole che rendevano ambrate le pareti e accompagnavano la mia solitudine, accarezzandomi il cuore.
Spolvera, riordina, controlla, ripassa, ora il pavimento, spazza, pulisci, "La cera!" dannazione c'è anche quella.
Mi buttai un attimo sul divano, sfinita, ma più da tutti i pensieri che non riuscivo a dominare, che non dalla fatica fisica.

𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑒𝑛𝑡 𝐿𝑜𝑣𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora