𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟐

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Silenzio.
Era ciò che stava regnando in questo momento, ero a casa da sola, Jackson era uscito chissà dove.
A terra c'erano i vetri sparsi, dovuti a uno scatto d'ira di lui.
La ferita sotto il costato iniziò a pulsare e farmi male, mi capitava quando vivevo dei momenti particolarmente difficili o episodi di stress più elevato, eppure non succedeva da molto tempo...

Flashback

Era estate, il mio gruppo di amici del liceo aveva organizzato un party in piscina.
Non volevo andarci, o meglio, non potevo.
Se qualcuno avesse visto la mia ferita... sarei stata nei casini. Fin da quando mia madre venne portata via, si fece il possibile per nascondere tutto a tutti, persino ai giornali; mia nonna non voleva che qualcuno scoprisse la verità, anche perchè alla fine i fatti vengono sempre
rimescolati, fino a spargere false informazioni.

Avevo sedici anni, volevo anch'io divertirmi, ho sempre amato i party, di qualsiasi tipo, quindi perché vietare a me stessa di vivermi la vita da adolescente?
Sarei stata attenta. Lo promisi a nonna. E a me stessa.
Era la prima volta però, che andavo ad un party in piscina, ma oramai la decisione era stata presa e non potevo certo tirarmi indietro, con quale scusa poi? Non rimaneva che prepararmi.

Arrivai a casa della mia amica, quella che avrebbe ospitato il party, dato che era l'unica ad avere la piscina; la sua casa era immensa ed immersa in un parco sconfinato, uno di quelli dove vorresti nasconderti quando il resto del mondo ti ha nauseata.
Le pareti erano di un bianco perlato, increspato qua e la da venature ambrate ed inserti dorati.
Quando il sole le colpiva, quasi ti accecavano tanto erano brillanti e pulite; era inevitabile rimanerne attratti.
Guardando il resto della casa e dell'arredamento, mi venne da domandarmi se non fosse oro vero anziché pigmenti colorati.

L'ingresso portava direttamente in un magnifico open-space dove tutto era comunicante con la cucina ed il soggiorno.
Amavo quella tavola in noce italiano, e amavo lasciar vagare lo sguardo tra tutte quelle piante appese in giro in modo apparentemente casuale, mi trasmettevano un forte senso di calma.

Ho letto da qualche che parte che le piante sono in grado di comunicare tra loro e darsi l'allarme se ci sono parassiti nelle vicinanze..incredibile..

Venni riportata rapidamente al presente quando un profumino invitante stuzzicò i miei sensi:
i genitori della mia amica ci avevano preparato alcuni stuzzichini e li avevano appena portati nella tavola in giardino apparecchiata appositamente per noi; mettemmo la musica, per lo più hit estive del momento.

Ci stavamo divertendo, ogni cosa sembrava filare liscia come ad ogni altro party in cui ero stata, finché arrivò poi il momento di fare il bagno in piscina.
Tutti erano già in costume, tutti tranne me.

Certo, avrei potuto metterne uno intero e non sarebbe stato nessun problema, ma all'epoca facevo parte del gruppo popolare della scuola e se mi avessero vista con un costume simile mi avrebbero sicuramente dato della 'nonna'... avevano uno strano concetto per certe cose.

"Dai Norah, mostraci il tuo fantastico costume!" mi incitò Cassidy, una biondina con la quale ero abbastanza amica.

"Si esatto! Dai vieni in acqua!" esclamò anche Ryan, un ragazzo che tra l'altro mi piaceva parecchio in quel periodo... cosa avrebbe pensato nel vedere quella cicatrice?

Mi lasciai convincere.
Pessima idea Norah, pessima idea.

I pantaloncini li avevo già tolti prima, così sfilai la maglietta e rimasi completamente in costume... le occhiate da parte loro non ci misero molto ad arrivare, vidi alcune ragazze bisbigliare qualcosa, Cassidy fece una faccia stranita e indicò con il dito la cicatrice: "Quella cos'è?" chiese stupita recitando una sorta di compassione e comprensione poco credibili.

𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑒𝑛𝑡 𝐿𝑜𝑣𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora