8 - Maledetta perfezione

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Asaka

Aprii lentamente gli occhi e decisi di alzarmi in piedi. Era ormai un'ora che continuavo a rigirarmi nel letto dopo il suono fastidioso della sveglia.  Controllai l'orario: 10:12. Sbuffai e mi stropicciai gli occhi, mi alzai e d aprii le ante. La luce del sole filtrò nella stanza, rivelandone i colori nascosti dal buio. Un capogiro mi costrinse ad appoggiarmi al muro, in cerca di un sostegno solido.

≪Ma che cavolo...≫ borbottai, mentre mi massaggiavo una tempia. Erano ormai anni che sperimentavo cali di pressione, e alzarsi da una semplice sedia diventava una sfida per la mia testa, che si offuscava in risposta.

Ripresi controllo della mia forza, mi preparai e pulii la casa, un rituale che portavo avanti da anni e che riusciva sempre a ristabilire una certa connessione con me stessa e i miei bisogni. 

Pulii il bagno, la cucina, il salotto e la camera, con una calma atmosfera accompagnata da musica a tutto volume, cosa che riuscì a riportarmi il sorriso. 

Il cellulare squillò più volte, prima che io mi ostinai a rispondere al numero sconosciuto che interruppe l'atmosfera in cui ero sprofondata. 

≪Sì?≫ risposi, incastrando il cellulare tra la spalla e l'orecchio, continuando a pulire il tavolo.

≪Salve≫ una voce tremolante di una ragazza mi rispose.

≪Ciao, dimmi pure≫ dissi amichevolmente.

≪Ehm, ho trovato il suo numero a scuola, volevo chiederle se è disponibile per darmi ripetizioni≫ la ragazza parlò a macchinetta.

Le chiesi argomento e materia, così lasciai perdere per 5 minuti la pulizia e mi segnai le informazioni. Mi feci dire l'indirizzo e le dissi di aspettarmi a casa sua alle 17:00 di domani. L'indirizzo mi fu familiare, così dopo la chiamata lo inserii in google maps e la sua casa si rivelava essere la villa che si trovava poco lontano da me. Aprii la bocca stupita e un po' intimorita. 

Il giorno dopo, mi feci ritrovare come promesso davanti alla casa, ed esitai prima di suonare il campanello. 

Era una villa grande 5 volte il mio condominio, bianca latte e con i tetti spioventi color mattone. Formava una 'C' squadrata, con al centro una fontana grande tre volte la mia camera da letto. Non ero la tipa da rimanere sbalordita davanti a certi scenari, ma la sua maestosità mi aveva lasciato davvero sbalordita. Sembrava quasi il castello della Famiglia Reale di Inghilterra, con l'erba curata a millimetro,  e una purezza che mi rese a disagio.

≪Perdinci≫ borbottai in un lamento, massaggiandomi le tempie, sconsolata. Presi un po' di coraggio e suonai il campanello. Una voce maschile e ruvida rispose all'istante.

≪Salve, sono qui per dare ripetizioni a Lily≫ dissi.

Il cancello si aprì, entrai titubante, facendo attenzione a ogni passo. Stonavo con quell'ambiente, in un mondo così perfetto, io vi ero l'imperfezione. Sospirai, un uomo sulla cinquantina mi aprì la porta e mi sorrise. 

≪Salve, io sono Asaka Nova Chantelle≫ mi presentai, stringendogli la mano.

≪Io sono Jake Bradley Barlow, il padre di Lily≫ disse sorridendo. Era vestito molto formalmente, in giacca e cravatta, però in compenso i suoi lineamenti erano vagamente familiari e mi diedero una tersa tranquillità.

≪Piacere≫ 

≪Piacere mio≫ rispose, allietandomi con un sorriso. 

Mi accolse nella villa, guidandomi verso il salotto. Attraversammo l'atrio: illuminato da un favoloso lampadario di gocce di cristalli e così luminoso che quasi mi bruciarono gli occhi. era tutto immacolato, puro. non un granello di polvere osava rovinare quella maledetta perfezione, eppure, in quell'ambiente così dannatemene impeccabile, regnava un'atmosfera gelida, capace di intimorire ogni anima che vi entrava. 

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