Asaka
Avevo due occhiaie nere a rovinare il colore della mia pelle, nonostante la mia rigorosa cura per la pelle, la carenza di sonno spuntava sempre nei momenti peggiori. Coprii le due mezzelune nere con un po' di correttore, preparai le mie cose come negli ultimi giorni e mi diressi in bici all'università.
La MagnaVitae University si era rivelata la scelta migliore per me, anche per i vibes ottocenteschi che dava, e la struttura si era rivelata essere un vero e proprio labirinto, dotata di 500.000 mila metri quadrati, escluso il giardino interno e quello esterno. Dovevo ancora esplorare più di tre quarti, per cercare di orientarmi meglio e non impiegarci un secolo solo per trovare l'aula giusta.
Una volta arrivata, legai la bici e mi feci una camminata, l'aria che profumava già di autunno e le foglie cominciavano già ad assumere una dolce sfumatura arancione. Controllai l'orario e, dato che ero in anticipo di una buona mezz'ora, decisi di esplorare anche i giardini esterni. Più che giardini, sembravano una vera foresta, decorata qua e là da piccole fontanelle per bere, costellata di percorsi in pietra che si intersecavano tra loro e lampioni che la sera dovevano illuminare in un modo misterioso l'aria profumata.
Inoltre, poco lontano e dietro la struttura principale, c'era un campo da calcio, uno da basket e una pista d'atletica, oltre alla palestra da un chilometro quadrato che si trovava nascosta tra le mura possenti dell'università. Pian piano, anche chi come me nella geografia fa pena agli stolti, riesce a geolocalizzare almeno i punti principali.
Mi guardai intorno, mentre alcune ragazze si erano immerse nella lettura, e ancora una volta mi chiesi quanto sorprendente fosse quell'università. Non c'era tanta gente in giro, forse perché era ancora presto, o forse perché la zona era talmente spaziosa da occupare così tanti studenti senza doverli per forza ammassare.
Un altro dettaglio poco scontato erano i fiori: i sentieri erano per la maggior parte tracciati da cespugli di rose colorate o altri fiori a me sconosciuti, con tanto di cartellino con un testo sul fiore in questione e frasi molto eleganti per sensibilizzare i passanti sulla natura.
Girai in giro a leggere i testi sui fiori, tra cui alcune poesie di certi studenti, giusto per trasportarmi in quel paradiso colorato.
≪Ehy, è il destino forse che ci ri-incontriamo≫ finii di leggere le due parole del cartello sulla peonia e guardai con sconforto la sagoma davanti a me. Quella maledetta voce, che aveva perseguito i miei sogni e i miei traumi, aggravando la forma di ansia con cui mi ritrovavo ora.
≪Sable, non lo chiamo destino seguire una persona. E ora, cosa vuoi?≫ lui si grattò la nuca e mi guardò facendo gli occhi dolci, la stessa espressione con cui ero finita in trappola un anno fa.
≪Lo sai che ti amo vero?≫
≪Non sparare cazzate, e ora devo andare a lezione≫ cercai di scappare da quell'angolino della foresta che era si era schiacciato con la tensione ma lui mi afferrò il braccio. Mi si gelò il sangue, e il respiro si accorciò di colpo.
≪Asaka, quante volte devo dirtelo che ti amo e che ero fuso quel giorno? Torniamo insieme ti prego≫ lentamente, mi girai a guardarlo e lo osservai. Aveva una semplice canotta bianca a lasciargli scoperte le braccia piene di tatuaggi osceni, i capelli biondi rasati e i suoi occhi bruni a fissarmi con una rabbia manipolatrice.
Tutto di lui mi ricordava un mostro vestito da umano, con la mente sporca di ossessioni e impulsi complicati da maneggiare.
Prima di rispondere, mi presi un secondo per prendere un respiro, e notai subito che stavo tremando, tremando. Di fronte a uno come lui. Patetica, solamente patetica.

STAI LEGGENDO
Collision
Romansa[Romance D'azione] Hai mai ripensato a tutte le persone a cui hai fatto del male nel passato? Hai mai pensato potessero rivoltarsi contro di te? Nel cuore di un'oscura riflessione, Asaka, una studentessa di medicina, nasconde un passato pieno di fe...