3 - Mostri

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Asaka

Mi guardai allo specchio: i capelli mori ricadevano con dolcezza sulle spalle in grandi curve ordinate, il corpo era fasciato da un tubino nero scollato che arrivava a metà coscia, un po' troppo sexy per i miei gusti, però mi accontentai. 

Scrutai la mia figura e mi chiesi quando avrei cominciato ad amarmi. Ogni giorno, nello specchio vedevo solo un mostro, figure deformate e plasmate dagli standard della società e puro disgusto ad invadermi il palato. Sempre, ogni giorno. E magari, avrei potuto dire di averci provato ad amarmi, invece dovevo ammettere che non ci avevo mai neanche tentato. Uno sforzo vano, avevo sempre pensato. 

Sospirai; misi un girocollo d'oro, presi la mia pochette sempre color tenebre e mi diressi fuori di casa. 

Sull'orlo della strada c'era il SUV nero di Quinn, con la musica  sparata a tutto volume, sorrisi ed entrai, salutando tutta la gang, compreso il ragazzo della mia amica, Lucas, seduto vicino a me. 

≪Partiamo≫ disse Quinn con enfasi, premendo l'acceleratore con forza e cominciando a schizzare tra le vie. 

≪Se continui così ci schianteremo contro dei bidoni della spazzatura≫ disse Lucas, ironico. 

≪Non preoccuparti, arriveremo sani e salvi al pub≫ borbottò Quinn, che non faceva altro che prendere le curve in modo violento e accelerare. 

≪Quinn, statte ferma razza di cogliona! Vuoi forse ucciderci?≫ Nailah urlò come un pazzo, artigliando le mani alla maniglia sopra la sua testa e al sedile, disperato. Risi, come sempre ci ritrovavamo in questa situazione in bilico tra fare un incidente e suicidarci.

Trattenni il respiro inconsciamente, mentre la paura mi assaliva e mi schiacciavo contro il sedile, sconvolta. Non è possibile avere un'amica così scapestrata... Lucas mi guardò divertito e gli sorrisi, nonostante mi stessi prosciugando dall'angoscia.

Quinn rallentò notevolmente, fino a rientrare sotto i limiti di velocità e tornai a respirare. Eravamo arrivati. Scesi dalla macchina barcollando e Lucas mi tenne la mano per aiutarmi, nonostante ce la potessi fare benissimo da sola. Ultimamente era sempre più strano, mi dava attenzioni indesiderate, così decisi di stargli il più possibile alla larga.

Entrammo nel pub, che già brulicava di gente della mia età seduti a tavolini per gare di shot super-alcolici. 

L'arredamento non era cambiato, c'era il bancone bianco di marmo bianco, con vari sgabelli

Ci sedemmo anche noi e Quinn ordinò delle birre per tutti, insieme a degli snack. Nell'attesa, mentre gli altri parlavano, decisi di osservare per bene l'ambiente, e le persone che lo riempivano: un'abitudine che avevo imparato per passare il tempo da sola, in giornate noiose in cui l'assenza di amicizie scavava un buco nel cuore come un parassita che ti logora dall'interno. 

In quel locale c'era un sacco di gente, tra cui la maggior parte rideva e scherzava con amici, alcuni flirtavano mentre altri si rinchiudevano nel loro mondo a guardare il cellulare, ipnotizzati da uno schermo luminoso. 

Ad un certo punto qualcosa si mosse fuori dalle vetrate sul marciapiede, e mi girai a guardare, improvvisamente immersa in una sensazione inquietante. La figura che si ergeva di fianco alla strada mi stava fissando. Un uomo, completamente vestito di nero, con un cappuccio che gli copriva la fronte e una mascherina nera. Mi fissava, gli occhi vuotati di emozioni. Il cuore cominciò a battere come un tamburo, il respiro che si incastrava nei polmoni. Cosa sta succedendo? Pensai. Stavo tremando, mentre quegli occhi freddi mi scrutavano senza pietà, come se mi stesse leggendo.

≪Asaka, è arrivata la birra≫ mi girai di scatto, tornando nella realtà.

≪Tutto okay? Sembri incantata≫ Quinn inarcò un sopracciglio e mi guardò curiosa quanto preoccupata.

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