CAPITOLO 10

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Le prime luci dell'alba illuminarono l'immenso soffitto del mondo ancora punteggiato di stelle e nuvole sparse. Un nuovo giorno si stava aprendo mentre gli occhi di Effy cominciavano invece a chiudersi. La pesantezza del sonno faceva pressione sulle sue palpebre, troppo deboli per contrastare i poteri di Morfeo. 


Era seduta al centro di una stanza, priva di forze, assonnata, con residui di trucco che accentuavano la sua condizione precaria. 

Doveva dormire. Doveva approfittare di quel pellegrinaggio in un posto dell'edificio isolato e lontano da occhi indiscreti per dormire. Cook infatti non le aveva fatto ostruzionismo o limitato la libertà, anzi, dopo una paternale del tipo "non allontanarti troppo, vai dove vuoi ma non osare scappare", le aveva lasciato via libera ed eccola lì, non troppo lontana come le era stato raccomandato ma sola, finalmente sola. E il silenzio...Si addormentò, stesa, al centro di quella stanza, dentro quell'edificio, in compagnia di un criminale che a suo modo aveva amato in passato e di Stephen, un meteorite con la testa bionda caduto su di lei con un tale impatto che aveva ammaccato la sua integrità psico-fisica, trascinandola in una fossa dei leoni. 

Perchè? Cosa avrebbe ottenuto facendo la parte del cattivo? Altre domande a cui doveva rispondere, ma non in quel momento. Stava dormendo. 

Solo lo stridere di una porta che si stava aprendo sporcò il suo sonno puro, pulito, ardentemente voluto. 

 Era Stephen."Effy, dobbiamo andare.

Il biondo aveva attorno a sè uno sbiadito alone di luce che penetrava da fuori. I lampioni erano ancora accesi, questo significava che il sole non era ancora sorto. I pulviscoli fluttuavano leggeri sul volto di Stephen, stanco anche lui. Il violaceo delle occhiaie arrestava il naturale luccichio degli occhi ghiaccio del giovane. Ammanettavano il suo solito sguardo magnetico, ormai spento. I capelli si adagiavano sulla sua fronte, piangenti, come se fossero stanchi di stare al loro posto anche loro. Effy ce l'aveva con lui. Lo guardava intensamente senza favellare. 

"Effy?

"Non chiamarmi così.

"Mi rendo conto che tu sia spaventata, incazzata e confusa ma non trovi che in mezzo a tutte le questioni serie ed importanti che hai appena affrontato di petto, il "non chiamarmi così" sia alquanto infantile?? ..Sai tu sei...

Effy fece un improvviso rifornimento di forze, per affrontare una volta per tutte Stephen. Si sollevò da terra facendo leva sulle sue gracili gambe, pensati come il macigno che dimorava sul suo stomaco. 

"Io sono cosa, Stephen?? ..Di tutta questa faccenda io sono la vittima, nel caso tu non te ne sia accorto. Perciò gradirei che certe stronzate tu non le sparasti? Chiaro? ..Hai già fatto e detto abbastanza, per motivi che ignoro, ma basta così. Non un'altra parola."

Il suono labile di quelle parole sussurrate e vomitate con così tanta fermezza, riecheggiò in quella stanza gelida e spoglia. Anche Stephen fu spogliato per un attimo dalla sua consueta sicurezza, una risposta del genere non se l'aspettava e in cuor suo sapeva che non poteva biasimarla. Chinò la testa, appena. 

"Non posso spiegarti Effy...è in ballo una questione troppo più grande di me, di te, di tutti...Però ti assicuro che quando metteremo un punto a questa storia, non avrai più niente a che fare con me. Non...non ti rovinerò la vita per sempre, promesso." Un sorriso amaro si dipinse sul suo volto, con l'intenzione di sdrammatizzare un pò seppure senza successo. 

Effy per un momento fece di nuovo spazio alla sua vulnerabilità. Gli occhi diventarono brillanti come diamanti per via delle lacrime, sospese su di un letto azzurro cielo. Imperlarono appena anche le sue ciglia, impreziosendo ancora di più quell'attimo di luce prodotta da lei stessa. Quello che solitamente è un gesto così intimo e imbarazzante, a lei sembrava farla rinascere. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 23, 2015 ⏰

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