CAPITOLO 4

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Londra, 30 aprile 2014 ore 02:00

Effy lo guardò con stupore. Avvertì una forte e fulminea fitta allo stomaco che le fece uscire un piccolo e lieve gemito. Calò un lungo silenzio tra i due. Dal modo in cui incrociavano i loro occhi languidi e stanchi, sembravano essere diventati attori di una soap opera quando, dopo una rivelazione scioccante, si concedono qualche minuto di quiete per creare suspense. Non dissero niente, né uscì qualche deprecabile commento da parte di Leo per rimproverare Effy e la sua ingenuità, difetto che l’avrebbe messa nei guai se davanti a sé avesse trovato un’altra persona. L’uomo anzi, mise da parte il suo lato burbero per dare spazio alla dolcezza e paternità che Effy ricordava sicuramente di lui.
“Non volevo spaventarti..” accennò un sorriso per tranquillizzare la ragazza.

Effy continuò a fissarlo senza proferire parola. Aveva davanti a sé Leo. Aveva davanti a sé il padre di Freddie.

“Freddie….”

Le uscì istintivamente quel nome, quella parola. Non sapeva perché le fosse sfuggita dalla bocca e perché le avesse permesso di uscire. Erano anni che non la pronunciava e il quel momento l’aveva scandita così soavemente, che sembrò quasi che le lettere che la componevano avessero danzato sulla sua lingua. F accompagnava R in una giravolta sinuosa mentre la E e le due D suonavano egregiamente i violini per dar loro ritmo, con la I che cantava una melodia lirica e E che si asciugava le lacrime di commozione. Una poesia. Quel nome era una poesia, di quelle che vengono scritte e riscritte ovunque: sui quaderni, sui diari, sui banchi di scuola, solo perché l’immensa profondità del significato non può essere contenuta in un unico spazio. Freddie era la sua poesia, la sua danza, la sua canzone preferita, il bacio sotto la pioggia, l’arrivo della Primavera, una torta al cioccolato, un bagno al mare in una giornata afosa. Era tutto anche troppo. E lei l’aveva ricordato solo in quell’istante.

"Non mi hai spaventata" continuò.

Si ricompose.

A quel punto Leo si rilassò come lei e le si avvicinò. “Sicura?..” mise una mano sulla sua spalla per assicurarsi che stesse davvero bene.

Effy annuì e sorrise. “Non..non credevo che lei..beh…vivesse…qui..”

Leo sospirò e le indicò uno sgabello sui cui poteva sedersi. “Non credevo neanche io che potessi arrivare a tanto…se 5 anni fa mi avessero detto che sarei diventato un barbone senza casa, né famiglia e né lavoro, non ci avrei creduto” sorrise per sdrammatizzare. Effy invece lo guardò dispiaciuta. “Che le è successo?”

Leo rimase zitto per qualche istante e poi rispose. “Tante cose Effy..tante cose…” rimase sul vago. Non voleva annoiarla con la sua drammatica storia e Effy non gli fece domande per rispettare la sua riservatezza.

“..Ma tu?..Perchè sei qui?”

Effy si strofinò le mani nervosamente. “Ecco io…sono un’agente immobiliare e con i miei colleghi ho intenzione di far ristrutturare questo stabile per renderlo abitabile..” notò la tristezza negli occhi di Leo. In fondo quella era diventata la sua casa. “..e ieri mattina ho trovato casualmente quell’orologio che ha al polso….mi era sembrato così familiare ..e adesso capisco perché….” Abbassò lo sguardo.

C’era grigiore nell’espressione di Leo. Entrambi stavano pensando alla stessa cosa..o meglio, persona. E solo quella era la faccia che potevano fare. Si sedette accanto ad Effy. “Me l’ha regalato lui…al mio 45esimo compleanno…”.

Effy lo osservò. Notò quanto fosse invecchiato così precocemente. Il dolore provoca questo. L’anima ferita da eventi vissuti, sferra pugni a destra e a manca sul cuore per sfogarsi, logorandolo. Cade poi anche lei esausta e rimane senza forze. L’organismo, dall’esterno, risente di questa mancanza di vitalità e muore simbolicamente insieme a lei. Questo era successo a Leo. Aveva l’anima esausta.

“Mi dispiace…”

Non sapeva che altro dirgli. Lui era diventato un estraneo per lei e lei per lui, seppure condividessero lo stesso ricordo e la stessa amarezza. Effy si alzò e si diresse verso la porta. “Le assicuro che non rimarrà senza un tetto sopra la testa. Io e il mio staff l’aiuteremo ..può starne certo..” si voltò e fece per andarsene ma Leo la fermò. “Sono rimasto solo..”. A quel punto la ragazza si fermò e lo ascoltò. “Da quando Freddie è morto, tutto è andato a rotoli….Sono caduto in depressione, ho perso il lavoro e la mia vita ha smesso di avere un senso. Era morta mia moglie, avevo perso mio figlio…come poteva avere tutto un senso?...”

"Karen..sua figlia?" osò chiedere Effy dopo essere ritornata al suo posto.

“Iniziammo a litigare spessissimo. Soprattutto per colpa mia…lei era giovanissima, aveva voglia di riprendere in mano la sua vita a differenza mia…voleva andare all’università, laurearsi, trovare un lavoro…come biasimarla…Ma con la mia negatività le stavo impedendo di ricominciare e lei è andata via. E ha fatto bene…”

Effy prese una sua mano per confortarlo. “…Lei non è solo……ci sono io..” strinse la mano. “Anche la mia vita è cambiata…da quando Freddie non c’è più, ho allontanato tutte le persone che facevano parte della mia quotidianità nonostante non mi abbiano fatto alcun torto…Solo che la loro presenza per me era futile…nessuno mi completava come faceva Freddie….nessuno…Era quel genere di persona di cui è impossibile fare a meno…insomma, lui….mi capiva con un semplice sguardo, mi faceva rinascere con una semplice carezza e bastava che lui fosse accanto a me per farmi sentire al sicuro……senza di lui, avevo e ho paura….sento che la parte più vitale di me manchi….è questo il problema…è che io lo sento…sento quello che non c’è…sento il vuoto…” a Effy si bagnarono gli occhi. Stava piangendo. E davanti ad una persona.

“Ma lui è morto…devi fartene una ragione“ disse Leo con fermezza.

“Non posso…Perché vivrò sempre pensando che lui un giorno possa tornare a colmare quel vuoto…”

“E’morto.” ripetette Leo.

“Come può essere sicuro di questo?”

“Non aggrapparsi a delle certezze, significa vivere un’esistenza tormentata. E io non credo di poter sopportare anche questo…non credo di poter aggiungere al dolore della scomparsa, anche il dubbio. Il dubbio logora…”

“..Il corpo non è mai stato trovato…”

“Effy…lui non c’è più…convinciti di questo e andrà meglio…”

Effy lo guardò senza espressione. Aveva capito. Aveva capito cosa doveva fare.

Spazio autrice

Ciao :3 ..Allora, ok xD ..Ammetto che questo capitolo invoglia a tagliarsi le vene xD ma dovevo farlo u.u ...Per non parlare del fatto che è breve e anche scritto malino u.u T.T

Farò molto meglio la prossima volta, promesso xD

Ah, per motivo "ESAMI DI STATO (AIUTO) tarderò ad aggiornare la storia...amatemi :3

Bene, detto questo...Ciao! :P

Vuoti incolmabili #EffyStonemDove le storie prendono vita. Scoprilo ora