CAPITOLO 6

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Dopo le direttive date da Anthea, le due ragazze accesero di nuovo il motore dell’auto e partirono titubanti verso il nuovo appartamento Stonem. Per tutto il tragitto Effy si chiese come mai la madre avesse deciso di cambiare casa, cosa l’avesse spinta a farlo. In parte lo immaginava. In fondo era rimasta una donna sola e quelle quattro mura racchiudevano lei e i postumi di un passato che non voleva andar via: i litigi con il marito, l’incidente di suo figlio, i problemi psicologici di sua figlia. Decisione alquanto ragionevole e del tutto lecita. Effy pensò che avrebbe fatto lo stesso anche se, seppure fosse ormai fuori dalla vita dell’unica persona che le volesse davvero bene, non si capacitava del fatto che fosse rimasta all’oscuro di tutto. Non sapeva se chiudere un occhio sulla faccenda e concentrarsi solo sull’affetto spropositato che non vedeva l’ora di regalare a sua madre, o se essere delusa dal fatto che fosse stata esclusa così. Solo che poi pensò che non avrebbe dato un altro dispiacere ad Anthea e che quindi la sua delusione l’avrebbe tenuta per sé.

“Dovrebbe essere questa…” farfugliò tra sé e sé mentre guardava le sagome di quei fabbricati fuori dal finestrino leggermente appannato. Non ricordava quanto fosse umida Bristol in quel periodo dell’anno. O forse, così come tante altre cose legate a quella città, si rifiutava di ricordarlo. Purtroppo però sapeva che una volta lì, la parte di “Elizabeth rinnegatrice della sua storia e della sua città”, non avrebbe retto a lungo. Per forza di cose da quel momento in avanti Effy sarebbe tornata.

“Sembrano tutte uguali…” lamentò Katie come sempre. Ma Effy non diede peso a quelle parole e parcheggiò la macchina tra due camioncini: uno giallo e uno di un rosso stantio, consumato dal tempo e pieno di piccole striature dovute forse a qualche tamponamento. Ma non era il momento giusto per analizzare lo stato di salute di un camioncino anonimo anche se, come le successe quel maledetto giorno con l’orologio, le sembrava familiare.

A passo celere Katie sorpasso l’amica, al contrario, ancora intontita dalla situazione e dal passo molto più indolente. Effy era già da diversi minuti vittima della sua mente, la più prolifica sempre attiva fabbrica dei pensieri. Tra l’altro tutto ciò che le balenava nella mente la faceva sentir male, quindi non era molto positivo quello che le stava accadendo. Di solito riusciva a scacciare quelle nubi di parole che si accatastavano nella sua testa, ma quella volta mandarle via era un’impresa ardua se non addirittura impossibile.

Per una frazione di secondo osservò Katie in preda all’eccitazione più pura. Faceva continue piroette rischiando di cascare per terra come una bambina. Poi si ricordò che effettivamente lo era. Le scappò un sorrisetto. “Credo che l’aria di Bristol ti stia facendo male..”

Katie continuò a girare su se stessa “Tu dici??? Io invece non credo di essere mai stata così bene in vita mia! ..Le amfetamine e gli allucinogeni sono intrisi nell’aria ormai!” scherzò mentre provava a darsi un freno.

“E la cosa non mi sorprende affatto dato che un tempo abbiamo contribuito anche noi a questa miscela di ossigeno, anidride carbonica e droghe…”

A Katie scoppiò una risatina apprezzando il fatto che Effy sembrava essersi leggermente più sciolta rispetto all’inizio. Quelle battute in altre circostante non le avrebbe mai fatte. Si sentì poi afferrare dalle spalle. Era Effy ovviamente. “Adesso cerca di darti un tono. Prova a ricordare il modo in cui riuscivi a fingere, davanti ai tuoi genitori, di trasudare lucidità da tutti i pori dopo un rave e applicalo anche in questo momento. Ok pazza?” propose con un sorrisetto sornione.

Katie non trattenne un altro sorriso divertito e con il saluto militare rispose “Agli ordini Mrs. Stonem!”

Entrambe con il sorriso stampato sul volto avanzarono verso la porta con il grande e spesso cerchio di ottone al centro che fungeva da campanello. Stile molto vintage, bisognava ammetterlo. Esitò un attimo prima di dare due colpi alla porta e nell’istante in cui lo stava per fare, ecco che la porta verde si aprì. La madre l’aveva preceduta.

Vuoti incolmabili #EffyStonemDove le storie prendono vita. Scoprilo ora