𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐒𝐄𝐂𝐎𝐍𝐃𝐎.

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La campanella era appena suonata per l'ultima volta, quella giornata. Aziraphale sospirò di sollievo, mentre si alzava e raccoglieva con calma i suoi libri di testo dal banchetto, sistemandoli nella borsa a tracolla, lasciata aperta.

Il professor Crowley prese parola, ponendo fine a quella pace apparente.

«Ricordatevi di studiare il primo capitolo con attenzione, vi sarà utile per l'esame. Siete congedati.»

Fece una pausa tra una frase e l'altra.

«Tutti... e il suo sguardo vagò. ...tranne tu, Aziraphale.»

L'interpellato si fermò, alzando tentennante lo sguardo sul Professore, a pochi metri di distanza da lui. Si levò un coro di "Oooh" nell'aria, ch'era partito dai compagni di Aziraphale. Tutti credevano fosse arrivato il momento di una lavata di capo per lui. Il modus operandi del Professor Crowley era quello: lo aveva infastidito qualcosa? a fine lezione ti costringeva a subirti una lunga maranzina, mentre gli altri erano liberi di tornare al dormitorio. Muriel gli fece di nascosto i pollici in su con un sorriso a trentadue denti, mentre usciva.

Il professore rivolse un'occhiataccia ai suoi alunni che da sola bastò a far affrettar loro il passo, che uscirono dall'aula con dei saluti mormorati.

«Beh, buona fortuna amico.»
Gabriel posò una mano sulla spalla del biondo, rivolgendogli uno dei suoi sorrisi più falsi. Sapere che il migliore della classe stava per essere sgridato, gli metteva l'anima in pace. Aziraphale non gli rispose a parole, sarebbero state sprecate con un soggetto del genere, ma socchiuse abbastanza le palpebre da intimorirlo. Quando anche Gabriel fu uscito, il professore si affrettò a chiudere la porta dell'aula alle sue spalle, restando da solo con Aziraphale.

Si mise le mani nelle tasche dei pantaloni, ritornando alla sua scrivania. Prese posto sulla sua sedia, incrociando le gambe sul piano di fronte a sé e frugò nella sua ventiquattr'ore, estraendo una mela imbustata, assieme ad un coltello. Era la mela più rossa e succosa che Aziraphale avesse mai visto in vita sua. Quasi gli brontolò lo stomaco alla vista. Sembrava una di quelle mele che vedi solo nelle pubblicità per convincerti a comprarle di quella specifica marca.

«Vuoi?»
Il professore lo risvegliò dai suoi pensieri. Mentre Aziraphale era distratto, la mela era già stata sbucciata meticolosamente è tagliata a spicchi, tutti della stessa grandezza.

«Quasi quasi accetto, grazie. Non ho ancora pranzato.»
Sorrise Aziraphale con imbarazzo, prima di rilasciare la borsa a tracolla sul banchetto e avvicinarsi alla scrivania. Non si era mai impegnato tanto per fingere di non essere nel panico più totale. Non aveva idea di cosa volesse dirgli o fare il professore, non l'aveva mai trattenuto più del dovuto fino a quel momento, in quasi due anni...e ora gli offriva una mela? Ma forse le sue erano solo paranoie.

Non appena fu abbastanza vicino, allungò un palmo aperto verso il professore, pronto a ricevere il suo spicchio di mela, ma lui continuava a stringerlo tra i polpastrelli. Qualche goccia di succo cadde sulla superficie lucida della scrivania. Nessuno dei due sembrò farci caso, troppo impegnati a seguire l'uno i movimenti dell'altro con lo sguardo.

«Non c'è bisogno che ti sporchi le mani.»
Sussurrò rocamente il professore. Al che, Aziraphale pensò innocentemente che volesse passarglielo avvolto in un tovagliolo, ma si sbagliava di grosso.

Si ritrovò lo spicchio di mela a pochi centimetri dal viso. Quasi incrociò gli occhi per metterlo a fuoco e deglutì rumorosamente, credendo di aver sentito male. Le sue guance divennero dello stesso colore della mela.

«U-uhm..»
«Addentalo, prima che mi cada.»
Sussurrò con fermezza.
Aziraphale lo guardò dritto nelle iridi ambrate e si chinò tremante, col busto in avanti. Schiuse le labbra carnose, non era consono il modo in cui il professore lo guardava compiere quei gesti. Alla fine addentò lo spicchio tra gli incisivi e lo inglobò, masticandolo. Leccò una goccia di succo all'angolo della bocca.

Mr. Crowley's boy.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora