Siamo destinate.

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(AL MIO SEGNALE, FATE PARTIRE LA MUSICA)

Dopo quella maledetta notte, i giorni trascorsero velocissimi. Coloro che, per breve tempo, avevano riaccolto Estrella come una figlia e presero in mano la situazione con gran coraggio, sentirono il mondo fermarsi al suono netto del campanello della loro porta. Accadde esattamente la sera, dopo la notte in cui Sergio morì. I due andarono ad aprire e vi trovarono Saray; solo Saray. Il loro sollievo nel sapere che ormai tutto era finito contagiò subito anche la piccola Estrella, che sbucò dietro di loro e si lanciò verso sua madre. I suoi genitori adottivi piansero nel rivedere madre e figlia finalmente riunite... non avevano parole da dire in un momento così bello, non avevano davvero nulla da dire.

"Io non potrò mai ringraziarvi, non so come potrò fare per ripagarvi di tutto quello che avete fatto. Siete i nostri angeli custodi, io davvero non vi merito" disse la gitana, tra le lacrime.

"Estrella però merita tutto il bene di questo mondo, merita una vita felice e la deve vivere con sua madre" Rispose il padre adottivo, mentre la moglie continuava a singhiozzare di felicità.

"Ascoltate..." iniziò Saray "C'è un posto dove vorrei che veniste. E' dove finalmente festeggerò la fine delle mie sofferenze e l'inizio della vita che ho sempre voluto. Vorrei che tutte le persone che considero vicine vengano... quindi vorrei che ci foste anche voi. Non so con precisione quando sarà ma ci tengo molto a dirvelo adesso."

La coppia, emozionatissima, accettò subito, senza se e senza ma. Ormai tutto era come doveva essere... eccetto una cosa. Quattro giorni dopo, Saray accompagnò Riccia al funerale di Sergio, dove presenziarono tutti i suoi amici, distrutti dalla notizia. Quell'evento fu l'ultimo grandissimo ostacolo. Una vita spezzata, un ragazzo debole, che come ultimo gesto decise di rimanere fedele alla sua unica vera amica, sacrificandosi. Riccia dovette sopportare frasi come "Accidenti, quindi lui era il nipote di quella criminale" oppure "Chissà quella Vipera che lavaggio del cervello gli ha fatto". L'unica cosa positiva fu che nessuno incolpava quel povero ragazzo ma anzi, lo piangevano tutti definendolo una vittima. Già, Sergio altro non era che una povera vittima nelle mani di una burattinaia senza emozioni.

Il funerale finì e, con esso, tutti i pesi che Riccia aveva accumulato in quei tre anni. Fortunatamente adesso aveva la sua amata, che nei giorni successivi la aiutò a reagire contro i suoi sensi di colpa. Ci sarebbero voluti mesi, forse anni ma loro non si sarebbero arrese. Riccia iniziò, il giorno stesso del funerale, un percorso di psicoterapia. L'aiuto di una professionista, di Saray e il sorriso di Estrella, che dai primi giorni di convivenza iniziò a chiamarla quasi subito "Mamma Riccia" furono una mano santa per iniziare un percorso che le avrebbe sicuramente portato dei grandi miglioramenti.
Passarono due mesi, le ferite di Riccia avevano iniziato a rimarginarsi, riusciva di nuovo a godersi le piccole cose e a sorridere più a lungo. Non vi era giorno in cui non apprezzasse il grande amore tra lei e Saray e le piaceva tanto parteggiare per Estrella quando Saray faceva la madre troppo apprensiva.                                          Saray organizzò finalmente, dopo due mesi, la solita festa tra Gitani, in Piazza Zocodover, ma quella era una serata diversa. Oltre a tutti i grandissimi amici gitani di Saray, inclusa Lola con suo marito, ci sarebbero stati anche tutti gli amici di Riccia, incluso il suo datore di lavoro, che ormai considerava come un padre. Non solo, anche i genitori adottivi di Estrella sarebbero sicuramente andati, così come la sorella di Riccia; Judith. Persino Tere era stata invitata, con suo marito, e avevano dato la loro parola così come Antonia... un'altra persona era stata invitata, ma la presenza non era sicura... Finalmente domenica sera arrivò.

"Stronza, versami ancora un po' di vino" urlò Lola mentre suonava la chitarra e faceva divertire gli amici di Riccia, di cui si era subito guadagnata la simpatia

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