Capitolo 1

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È un mattino di agosto, il sole soffocante riflette presuntuosamente la sua immagine sui palazzi della bella e movimentata Milano.
Gioia si è diplomata il mese scorso presso un liceo linguistico statale della città con il massimo dei voti e si è diretta in centro per fare degli acquisti. Cresciuta poco fuori dal capoluogo lombardo, è sempre stata una studentessa modello, una di quelle che sembrano ossessionate e maniacali nei confronti dello studio, ma non è proprio così. Gioia si perdeva mentre leggeva testi letterari, poesie, prose, vite degli autori; si immergeva in tutte le letterature, sia quella italiana che quelle straniere. Non accadeva lo stesso per le materie scientifiche, in cui comunque si impegnava e tutto pareva entrare nella sua testa con una certa facilità, dovuta anche alla sua voglia di fare e di arricchirsi che l'ha sempre caratterizzata. I genitori, mamma Clelia e papà Michele, la rimproverano spesso rinfacciandole di non avere amici e di passare le sue giornate a leggere, scrivere, studiare e ascoltare musica rock a volume troppo alto, così alto che spacca i loro timpani e che fa scatenare la sua sorellina di otto anni, Giulia. Papà Michele puntualmente irrompe nella camera condivisa dalle sorelle e sbraita: "Abbassa questa musica! Gioia, io non ti capisco! Sembri così calma e intelligente e poi ascolti questa robaccia! Veramente, sei incomprensibile, non stai bene!" "Invece sto benissimo" risponde Gioia mentre balla su una canzone dei Nirvana o dei Guns N' Roses o di qualsiasi altra vecchia band che ammira. Avrebbe preferito nascere a cavallo tra gli anni '60 e '70 per poter vivere queste band in gioventù e respirare la loro musica che odorava di nuovo, e non alla fine degli anni '90, in questa generazione anonima e senza forma. Michele sbruffa e lascia la camera delle figlie sbattendo la porta e va dalla moglie farfugliando: "Almeno non possiamo lamentarci dei suoi risultati scolastici!" "Sì, lo so" risponde Clelia con tono orgoglioso mentre canticchia in un inglese scadente le canzoni che provengono dalla stanza, "In fondo anche a me piacciono queste canzoni, ormai le ho imparate a memoria". E il marito le lancia un'occhiata maligna a cui lei non fa caso. Michele preferisce la musica italiana, così come la moglie, ma Giulia la trova tremendamente noiosa e frigna quando cd italiani accompagnano i loro spostamenti in macchina, mentre Gioia la ama solo in parte.
Gioia è una ragazza di 19 anni, compiuti nel freddo di gennaio, il 31 per l'esattezza. È magra ed è alta circa un metro e sessantacinque, ha gli occhi verdi, i capelli lunghi e biondo scuro e la pelle bianca. Non ha mai avuto un ragazzo e ha poche amiche, ma la persona di cui si fida di più in assoluto è Giulia, che per l'età che ha è molto matura e in gamba. Le sue lentiggini e il suo sorriso da bambina furba fanno impazzire Gioia che si diverte a coccolarla, a giocarci insieme e ad aiutarla a fare i compiti.
La situazione economica familiare non è delle più agiate: mamma casalinga e papà operaio, che litigano spesso per mancanza di soldi. Gioia odia questa situazione, i suoi non riescono a focalizzarsi su qualcos'altro che non siano il denaro o le spese; sente il peso di una famiglia assente. Non ha mai sentito nemmeno sussurrare un "Brava" dai suoi genitori davanti ai risultati brillanti suoi e di Giulia o un "Bella" guardando le loro facce giovani e pure. Ogni tanto il padre giudica il modo di vestire della figlia maggiore, a volte troppo elegante e a volte troppo vistoso: dipende dall'umore, Gioia non ha uno stile stabile, non si vergogna a vestirsi né da donna sofisticata né da ragazza che sta andando in discoteca. Clelia e Michele, ignorano i nomi degli insegnanti e dei compagni delle figlie, non si informano sui loro voti e sulle loro attività, ascoltano vagamente ciò che esse raccontano facendosi vivi solamente al momento del ritiro delle pagelle. Proprio per questo, negli ultimi anni Gioia aveva smesso di parlare delle sue giornate, di comunicare i suoi voti o i complimenti che i professori le rivolgevano. In realtà, essi sono orgogliosi delle loro figlie, ma non sono in grado di dirglielo, forse non lo ritengono necessario o forse si imbarazzano, o "magari non gli interessa proprio" pensa Gioia abbattuta.
I compagni di classe di Gioia la consideravano apatica e anormale, secchiona e ossessionata dai libri. Ogni tanto qualche suo compagno faceva un commento sulla sua bellezza, ma lei odiava quei complimenti superficiali usciti fuori dalla bocca di uno stupido qualunque che sbava appena vede due gambe femminili scoperte. A nessuno fregava della sua interiorità e in tutti questi anni nessuno si è sforzato di varcare le soglie del suo mondo; li detestava. Ma ora sta per partire, tra qualche giorno si trasferirà a Londra per studiare e lavorare, la ospiterà un cugino che si è trasferito in quella città qualche anno prima. Finalmente lascerà quella gentaglia, la sua Milano che l'ha vista crescere precocemente e che la risucchia nella folla. Le mancheranno i suoi genitori, ma soprattutto Giulia, che ha già versato fiumi di lacrime infantili; però non vede l'ora di iniziare un nuovo capitolo della sua vita. Manca poco e se ne andrà, accompagnata dallo scarso consenso e dagli scoraggiamenti dei suoi genitori e dai disegni fatti per lei dalla sorellina. La città grigia e piovosa la sta aspettando.

Lacrime di Gioia (momentaneamente sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora