2) Ricordi?

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Per quanto si sia impegnato, nemmeno il sesso con Alessandro è riuscito a togliergli di dosso quella sensazione orrenda.
Eppure aveva spento il cervello, aveva dato spazio alla versione di Simone più schifosa che conoscesse di se stesso, quello in grado di rompere ogni freno inibitorio e di vivere il sesso come la più grande forma di libertà al mondo.
Ed è stato proprio quello, il problema. Pensare a quella versione di sé, che era sembrata nuova-quasi-perfino ad Alessandro; non che non lo avesse mai visto così, ma mai forse spingersi fino a quel punto.

"Sei sicuro che non devo chiamare un dottore?" Alessandro lo chiede sorridendo, sul letto, supino, con ancora il fiatone e il sudore cosparso su tutto il corpo.
Simone accanto a lui, supino a sua volta. Si sfiorano solo con i piedi, con la scusa del troppo caldo nonostante il condizionatore.

"Io sono vivo. Tu non lo so!"
"Sono vivo, mica sono vecchio! E comunque un po' sembravi fuori controllo" quest'ultima frase fa sospirare Simone, e gli fa roteare gli occhi al cielo prima di alzarsi con la schiena e sporgersi verso di lui.
Lo guarda dall'alto, provocatorio. Ancora.

"Io volevo solo scoparti forte, e non mi pare che ti sei lamentato durante"

"No, nessuna lamentela"
Ma chi se lamenta
Come se una voce dentro di sé gli suggerisse la risposta corretta.

"E sto ancora aspettando il momento in cui mi scopi tu"

"Simo... guarda che è tardi"
Simò nun fa così, che è la volta bona che te lego
La risposta che aveva ricevuto davvero, in passato. Quella di Manuel.

Sbuffa, con la voglia di darsi un cazzotto in testa per far finire quei pensieri in un posto dove è impossibile trovarli. "La prossima volta che dici che sono io il perfettino rompicoglioni ti lascio" ha bisogno di alzarsi dal letto, di non pensarci più. Deve respirare meglio, perché nei suoi ricordi tutto era andato diversamente.

Manuel gliele aveva legate davvero le mani, quella sera, con la semplice corda dell'accappatoio.
Prima sopra la testa, mentre era supino sul letto con le gambe allargate e lui tra di esse; poi, subito dopo, forse rendendosi conto di quanto averlo così vicino fosse un male, aveva preteso che si girasse, con le ginocchia e i gomiti sul letto. E Manuel dietro di lui, che in quella posizione aveva più controllo non su Simone, ma su se stesso. Era l'unica cosa che gli importava davvero.

"Dai Simo, ma ti sei offeso?" la voce di Alessandro lo scuote, e si spaventa appena si guarda allo specchio e nota gli occhi rossi.

"Ohi! Simò!"
"Tranquillo, arrivo..."

Finge di scaricare il water, quando era stato lì per alcuni secondi immobile senza fare niente, ed esce dal bagno cercando di non incrociare il suo sguardo.

"Ma ci sei rimasto male davvero? Ma secondo te io non voglio? Solo che abbiamo una settimana, staremo insieme h24, possiamo recuperare in qualsiasi momento. Mi sembra brutto arrivare tardi all'appuntamento con gli altri, tutto qua"

"Sì, sì. Hai ragione. Tranquillo, non fa niente. Recuperiamo stanotte" taglia corto, baciandolo di sfuggita e raccattando un asciugamano pulito. "Fai prima tu la doccia? O posso andare io?"
"No, vai. Tranquillo"
"Ok, faccio subito"

Si chiude nuovamente in bagno, e pensa che può farcela a superare altri sei giorni pieni in quelle condizioni. Dopotutto non c'è solo Manuel, no? Ci sono altre sette persone esclusi se stesso, lui e Alessandro, e da quello che aveva avuto modo di capire durante tutto il pomeriggio di chiacchiere sotto il sole è che qualcuno di simpatico in quel gruppo c'è.

"Pensavo a una cosa" esordisce così, dopo due ore passate senza rivolgersi mezza parola se non in gruppo; la prima cosa che gli dice, una volta con la possibilità di parlare senza orecchie indiscrete attorno, dice questo.

(Pensavo fossi) Solo di passaggio ||  Simuel Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora