3) Il tempo di una sigaretta

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“Manu, non ce la faccio più. Ti prego.”
L’aveva supplicato, mentre Manuel era sopra di lui, sulla sua schiena, che entrava e usciva lentamente, sempre sul filo dell’esplosione, dei lamenti di Simone, dei muscoli di quella schiena che vedeva tendersi e poi sciogliersi.

“Oh! Terra chiama Simo!” sobbalza, facendosi cadere le cuffie sul collo e alzando la schiena dal lettino.

Sono rientrati da poco nel resort, dopo una mattinata di escursioni, e nemmeno il true crime riuscirebbe a distrarlo in qualche modo. Il suo pensiero è sempre lì, sulla figura che stava fissando dietro gli occhiali da sole neri, con il nulla nelle cuffie -messe solo per isolarsi ancora di più- e un libro tra le mani. Quello, in teoria, cercava di leggerlo realmente.

“Ohi, Ale. Dimmi”
“Ho detto che mi tuffo in piscina. Vuoi venire?”
“No, no, vai. Magari tra un po’. Finisco il capitolo e ti raggiungo”
“Ok, allora vado. Non leggere troppo, ché sei troppo sexy quando lo fai. Poi ti guardano tutti”
“Che coglione, che sei” ride, ricevendo un bacio da Alessandro prima di un tuffo in piscina.

Si rimette comodo con le sue cuffie, i suoi occhiali, il suo libro. E guarda Manuel più distante, accanto a lei, intento a fare un cruciverba con l’aria di chi sta risolvendo un qualsiasi problema mondiale. Il tappino della penna tra le labbra, gli occhiali da sole che non lasciano vedere gli occhi, seduto al centro del lettino a gambe aperte e la schiena un po’ ricurva.

Simone molla tutto. Molla le sue cuffie, il libro, gli occhiali. Si alza in piedi e decide che quello è il momento per farsi notare, perché non lo sa se lo stesse già facendo e ha bisogno di averne certezza.

“Qualcuno fa un tuffo in piscina?”
Nessuno ha intenzione di seguirlo, nonostante le risposte garbate e i sorrisi; nemmeno Manuel, che però alza lo sguardo e insieme ad esso anche il cruciverba come a volergli spiegare il motivo.

“Ti sei davvero portato un cruciverba dall’Italia?” si avvicina lentamente, sorridendo appena più a Vittoria -la quale ride di gusto- che a lui.

“Lascialo stare, è fissato. Sembra mio nonno quando da piccola andavo in campeggio!”
“Ma che volete, ao? Voi ve portate i libri, me potrò portà quello che me pare?” si trattiene, e ride fingendo di stare a uno scherzo al quale in realtà non vorrebbe stare.

“Per carità, porta quello che vuoi! Io vado a fare un tuffo”
Una toccata e fuga. Un’apparizione, una parola e un tuffo verso Alessandro che gli sorride, appena riemerge dall’acqua e gli va incontro.

“Sei proprio il più bello di tutti” è sincero, mentre glielo dice. Alessandro lo pensa davvero. Caratterialmente è sempre lì pronto a trovargli qualsiasi difetto, ma esteticamente ha una sorta di ammirazione verso di lui, come lo contemplasse. Non che lui sia da meno, perché se una cosa è certa è che insieme formano una coppia talmente ben assortita da far girare lo sguardo sempre un po’ a tutti.
Alessandro è biondo, con gli occhi chiari, alto tanto quanto lui e leggermente più muscoloso, ma non troppo.

E sì, Manuel è esattamente il tipo di Simone, nonostante Manuel e il suo attuale fidanzato non abbiano niente in comune.

Di Alessandro, Simone ha amato fin da subito quella bellezza pulita ed evidente, a tratti ingombrante. La sua solarità, a volte eccessiva; i capelli morbidi, i denti tutti dritti;
di Manuel, invece, l’aveva fatto impazzire quella bellezza sempre evidente, ma più selvaggia; il broncio naturale e i sorrisi mai forzati; i ricci, i due denti un po’ storti, la perfetta curva che riusciva a formare quando passava un dito dalla sua schiena fino alle gambe.

Niente lo aveva mai eccitato così tanto, eppure Simone era eccitato sempre da tante cose, dalla bellezza in generale. Affascinato da tutto ciò che era esteticamente attraente per lui, secondo i più disparati canoni.

(Pensavo fossi) Solo di passaggio ||  Simuel Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora