5) Roma

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Il ritorno alla routine ha destabilizzato Simone in un modo che non credeva possibile.
Aveva studiato Matematica all’università con un impegno enorme, deciso su quello che amava fare e anche sul lavoro in banca che è riuscito ad ottenere da un anno.

Eppure adesso gli sembra tutto noioso, tutto uguale, tutto privo di entusiasmo. Quando aveva scelto quella facoltà lo sapeva che non fosse necessaria per fare il lavoro a cui ambiva, ma si sentiva così bene con la matematica che gli bastava studiarla, capirla, sfidarla.
Se in futuro avesse voluto buttarsi sulla ricerca, sull’informatica, su un lavoro che soddisfasse pienamente i suoi studi avrebbe potuto farlo, e questa è stata la tranquillità che gli aveva permesso di dire che il lavoro in banca, almeno per il momento, poteva soddisfarlo.

Sono rientrati da due giorni e sente che tutto sta andando di merda.
A rotoli.
Con il lavoro in cui non riesce a concentrarsi, con Alessandro che cerca di coinvolgerlo in mille cose come sempre, con Manuel che non ha risposto al suo messaggio della mattina  in cui gli chiedeva di vedersi.

“Ehi, com’è andata?” Simone ha appena fatto il suo ingresso a casa di Alessandro, con la sua copia di chiavi.
Non vivono ancora insieme, nonostante passino tutto il loro tempo libero come una coppia sposata.
Oggi, dopo il lavoro, non avrebbe voluto andare a casa sua. Avrebbe voluto andare nella propria, nonostante la presenza ingombrante di suo padre e sua nonna; avrebbe voluto evadere, in qualche modo, ma si è ritrovato comunque lì, a due passi da Alessandro che gli va incontro per lasciargli un bacio dolce sulle labbra.

“Un po’ stanco. Tu?”
“Tutto ok, ma pensavo di ordinare una pizza perché non ho la minima voglia di alzare il culo dal divano se non per andare in bagno e aprire al rider” dice, lanciandosi nuovamente sul divano, davanti la tv accesa.

Simone sorride e annuisce, assecondando volentieri quella proposta che sembra ottima anche a lui. Si lascia cadere accanto ad Alessandro, sul divano, seduto e con le gambe spalancate.

“Che c’hai, Simò?”
“Mi scoppia la testa” sospira, chiudendo gli occhi.
“Dove ti fa male? Qua?” si avvicina come sempre da bravo osteopata quale è, indicandogli la parte sopra gli occhi.

“Sì, ho la cervicale a pezzi. Il dolore arriva fino a qui” si indica sul viso, quasi con disperazione.

“Dai, prendo il lettino e ti tratto un po’”
“No, lascia stare. Tanto poi mi passa. Sei stanco, sono le sette di sera”

Alessandro però è già in piedi. Per quanto sia un tipo esuberante e totalmente diverso da Simone, a lui ci tiene davvero e la stanchezza dopo una giornata in studio non gli impedisce di alzare il culo anche per andare nello stanzino e prendere il lettino che utilizza per i domicili.

“Così poi domani sei ancora più incordato, vieni a supplicarmi per un trattamento e soffri come un cane perché ti faccio male” apre il lettino in salotto, tra lui e la tv, e batte due colpi su di esso.

“Forza, salta sopra. Che non tutti c’hanno la fortuna di avere l’osteopata gratis a vita. Sai quanti soldi ti sto facendo risparmiare?”

Simone ride sincero, guardandolo bene e cercando di concentrarsi totalmente su di lui, senza pensare ad altro. Vorrebbe amarlo a tal punto da non riuscire a pensarci, ad altro, ma è già arreso al fatto che non è così.

“Potresti non uccidermi, per favore? Con delicatezza”
“Simò sei grosso e cazzone, te l’hanno mai detto?”
“Non scrocchiarmi il collo, ti prego. Mi fa impressione, lo sai”
“Stai zitto e fai decidere a me che cosa serve” si sfrega le mani velocemente prima di toccarlo, perché il freddo di dicembre a Roma è decisamente troppo rispetto al caldo di Zanzibar.

“Ahia!”
“Non t’ho toccato, coglione”
Simone ride ancora, smettendola definitivamente di fare l’idiota. “Dai, faccio il serio. Vai”

“Ti conviene, perché non so se l’hai capito che posso decidere se spezzarti il collo”
Lo guarda sopra di lui, mentre è steso, e gli è sempre piaciuto guardarlo in questi momenti, perché l’Alessandro professionale e serio è la versione di lui che ama di più.

“Siediti, piano” lo accompagna con le sue mani, e Simone fissa un punto fermo davanti a sé, con le punte dei piedi che toccano terra.

“Come va?”
“Meglio, sto volando con la testa leggera”

Alessandro sorride, poggiando i pugni chiusi sul lettino, ognuno accanto a un fianco di Simone, e si piega un po’ dietro di lui, facendo capolino con il viso sulla sua spalla.

“Sono 100 euro”
“Cazzo, ho dimenticato il portafoglio a casa. “
“E mo?”
“E mo, boh… troviamo un metodo”

Scende dal lettino, facendo il giro sotto lo sguardo divertito di Alessandro che è rimasto in quella posizione.
Finisce dietro di lui, facendo combaciare i loro bacini.

“Dici che così potrebbe andare bene?”
“Vediamo…”

Simone fa scivolare il pantalone della tuta di Alessandro, e subito dopo anche i suoi jeans.
Lo tocca a mani piene, come a voler sigillare quel momento che però non riesce ad essere indimenticabile.
Perché lui non è totalmente lì con la testa e ne è consapevole, che ci sta solo provando. Lo vorrebbe con tutto se stesso, amarlo e volerlo oltre tutto, oltre una mera eccitazione fisica e un amore superficiale.
Vorrebbe riprovare quelle sensazioni che ha provato in passato e che aveva cercato di dimenticare; ora che sono tornate a galla, il confronto gli sembra la cosa più imbarazzante del mondo.

Lo aiuterebbe sapere che Manuel, a un po’ di chilometri di distanza, sta passando la stessa e identica cosa.
Le sue mani stringono i fianchi di Vittoria che è sopra di lui, che si muove ed emette suoni di godimento nel suo orecchio che non gli sembrano, però, piacevoli.
Se normalmente questa cosa lo farebbe impazzire, adesso pensa a quella voce più profonda, meno acuta, ai gemiti provenienti da quel corpo ingombrante, rispetto al suo.
E solo così riesce ad arrivare all’orgasmo, pensando a quattro anni prima, alla tensione sessuale che superava qualsiasi cosa; all’instancabilità, l’assenza di pudore, l’amore mai nominato, ma costante.

-Va bene, vediamoci. Domani in pausa pranzo è l’unico momento in cui riesco, però-
Simone legge quel messaggio che gli è arrivato alle 22, all’improvviso.
Manuel, dall’ansia, aveva fatto sotto e sopra dalla cucina al salotto almeno cinque volte: la prima volta per un biscotto, la seconda per un pezzo di cioccolato, la terza per l’acqua, la quarta per un cucchiaio di Nutella, la quinta per il messaggio.
Cerca di fingere un’indifferenza incredibile sul divano con Alessandro che non si è accorto di niente e guarda la tv quasi addormentato.

-Alle 13 va bene? In caso domattina ti dico dove-
-Ok le 13. Ciao-

Respira profondamente, archiviando subito la chat. Alessandro non ha mai controllato il suo telefono, ma l’ansia lo sta divorando. L’ansia mista ad eccitazione, quella vera, quella che prende anche lo stomaco.

Buongiornooo ❤️ mi dispiace tanto perché so che non arrivano le notifiche, ma purtroppo non so come gestire questa cosa. Io continuerò a postare come sempre (solitamente una volta al giorno), quindi se la storia vi sta piacendo magari buttateci un occhio ogni tanto perché è possibile che siano stati pubblicati altri capitoli senza avviso🦕🙏🏻
COMUNQUE inizia adesso il bello, ovvero la sofferenza 😂😂 No, scherzo. Inizia ora tutto realmente, non sarà un'esperienza drammatica.

A.

(Pensavo fossi) Solo di passaggio ||  Simuel Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora