Happiness is a butterfly

131 15 47
                                    

jisung sin da piccolo era sempre stato molto bravo a scuola, risultando sempre il numero uno nella propria classe. Questa cosa lo rendeva molto speciale agli occhi degli adulti, ed ovviamente della sua famiglia.

era conosciuto come il bambino prodigio, aveva imparato a leggere correttamente all'età di 4 anni e a scrivere a 5 anni, la cosa stupì molto i maestri alle elementari, che quasi si trovavano in difficoltà su cosa insegnargli.

finiva sempre per primo gli esercizi capendoli immediatamente, ed anche a casa non aveva problemi ad imparare una poesia, filastrocca o in generale studiare un argomento assegnato, specialmente se riguardava storia.

jisung amava storia. 

la trovava una materia davvero fantastica, gli piaceva ogni volta immaginare come le persone vivessero in certi periodi e quasi si immedesimava in loro per comprendere meglio in un certo senso.

era bravo di suo ed inoltre amava la materia, quindi in storia prendeva sempre il massimo dei voti, senza molti problemi.

quel giorno si era preparato bene sull'argomento, riguardava anche il suo paese: la guerra tra le due coree.

nonostante si fosse svegliato abbastanza svogliato quella mattina, si preparò come suo solito e raggiunse la cucina dove sedeva sua madre a bere il solito caffè mattutino mentre ascoltava in tv le notizie del giorno.

''buongiorno ma' ''

''giorno jisung.''

il ragazzo si avvicinò alla dispensa dove tenevano il pane e prese una fetta, per poi spalmarci su un po' di marmellata alle fragole, imboccando poi un pezzo versandosi il caffè nella propria tazza nel frattempo.

''ho sentito un po' di baccano ieri sera, ma avete almeno studiato?''

jisung si sedette a tavola davanti alla madre mentre sorseggiava il proprio caffè ed annuì alla sua domanda, mandando giù il boccone che aveva in bocca.

''sì, abbiamo studiato, ma ogni tanto facevamo delle piccole pause e parlavamo di insomma, cose nostre.''

la donna roteò gli occhi, incrociando le braccia al petto dopo aver posato la tazza da cui beveva sul tavolo, fulminando quasi con lo sguardo il figlio.

''devi impegnarti al massimo, devi finire le superiori col massimo dei voti se hai intenzione di entrare nell'università prestigiosa dove ho intenzione di mandarti.''

quell'argomento fece un po' sbuffare il più piccolo; voleva solo fare una colazione in santa pace senza trarre in mezzo l'argomento scuola in generale, insomma ci sarebbe andato di lì a poco.

''perché devo andare necessariamente in un'università prestigiosa? Non voglio essere circondato da figli di papà e cervelloni che fanno a gara su chi ha il punteggio più alto!''

ne ho già uno adesso, avrebbe voluto dire ma non aggiunse questo piccolo particolare. Dopotutto non parlava di quelle cose con sua madre, anzi lui non parlava mai con sua madre, il che era davvero diverso.

aveva sempre desiderato riuscire a parlare delle proprie cotte, chiedere magari un consiglio riguardo certi problemi con amici e tanto ancora, ma questo non accadeva mai.

la donna era quasi sempre a lavoro e gli unici argomenti di cui parlava col minore era i soldi e la scuola, niente di più, niente di meno.

''tua madre vuole il meglio per te e tu ti vuoi accontentare di una semplice università?! Ringrazia che io mi impegni per il tuo futuro, jisung.''

e questo era uno dei motivi per cui jisung non parlava mai con la madre: il vittimismo faceva parte del suo carattere, ed era una cosa che il ragazzo non sopportava affato.

Bittersweet RivalryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora