Pretty When You Cry

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jisung rientrò nella propria dimora in cui regnava il silenzio, un silenzio che però si scoprì essere spezzato dal basso volume della tv che trasmetteva uno dei soliti programmi stupidi di domenica mattina.

il ragazzo poggiò il borsone all'ingresso raggiungendo la cucina dove sedeva la madre con una tazza di caffè tra le mani e lo sguardo fisso sullo schermo del televisore.

''ciao ma', sono tornato.''

la madre prese un sorso della bevanda per poi spostare, quasi lentamente, lo sguardo sulla figura del figlio che si trovava in piedi davanti al tavolo.

''mi vuoi spiegare cosa ti salta in mente?''

solo a sentire quell'acida domanda jisung sbuffò e roteò gli occhi; possibile che doveva fargli ancora la ramanzina?

''credimi che se ci fossi stata al mio posto anche tu saresti scappata da lì, senza pensare all'orario e ad altro.''

il rumore della tazza che praticamente sbatté sul tavolo riecheggio nella cucina, mostrando il nervosismo della donna.

''no, non l'avrei fatto perché non sono un'ingenua come te.''

la rabbia del ragazzo a quel punto crebbe, ma cercò di contenersi e finire quella conversazione lì, sapendo bene che con la madre era impossibile ragionare nemmeno per un istante quando era nervosa, o magari anche in generale.

ma il suo tono di voce aspro e tagliente fermò i passi del più piccolo che si ritrovò costretto ad affrontarla controvoglia, voleva solamente che tutto quello finisse presto.

''so bene quanto sa essere stronzo tuo padre, non a caso l'ho lasciato ma devi pensare che io ho avuto il coraggio di conviverci per un bel po' e persino avere te.''

jisung rimaneva sempre più spiazzato da quello che sua madre riusciva a dire, non poteva andare peggio, pensava ogni volta, ed invece andava sempre peggio ad ogni discussione.

''il problema ieri non era nemmeno papà. Ma ti senti quando parli? Nessuno ti ha costretta a crearmi con qualcuno che nemmeno amavi, anzi era meglio se non mi ci facevi proprio nascere santo dio!''

ormai il tono di voce del ragazzo si era alzato, ma veniva spezzato da un piccolo nodo alla gola che si era creato nell'istante in cui sua madre aveva pronunciato la parola 'padre'.

''han jisung, attento a come parli. La vita è un dono di Dio e-''

''un dono di Dio sto cazzo. Tu mi stai togliendo ogni giorno sempre di più la fottuta voglia di vivere, tu e le tue grandissime stronzate. Non sei mai contenta, tu non sei minimamente contenta della vita che fai, e sfoghi tutti i tuoi problemi su papà, quando il vostro divorzio è forse la cosa migliore che vi fosse capitata. Tu non sei capace di amare, per questo papà ti ha lasciata, renditene conto. Dovresti smetterla di sfogare tutto su di me e su di lui, piuttosto alza quel culo che ti ritrovi e fai qualcosa che possa migliorarti un minimo la giornata. Smettila di essere così mamma, smettila.''

ogni parola arrivò dritta al cuore della donna che sedeva in silenzio. Ogni singola parola l'aveva lacerata internamente e non tanto per il fatto che fossero relativamente dolorose, ma perché sapeva che quella fosse la verità e che suo figlio l'aveva accettata, mentre lei non era ancora capace di farlo.

d'altra parte, jisung era ormai scoppiato e sentiva il cuore battergli all'impazzata, tanto da sentirsi quasi male. Infatti decise di prendere un profondo respiro e cercare di calmarsi.

''se non prendi 100 al prossimo esame ti sposto alla scuola privata di Seoul, quindi concentrati ed impegnati, e non voglio sentire né ma né però.''

e dopo quella brusca affermazione fu la madre a lasciare la cucina, per poi abbandonare anche l'abitazione, andando in una destinazione a jisung completamente sconosciuta.

ma non aveva nemmeno la testa per pensarci in quel momento, quell'affermazione lo scombussolò del tutto, sapeva bene che sua madre era capace di farlo senza nessun problema, anzi, se non fosse stato per tutte le preghiere e le suppliche del ragazzo si sarebbe già ritrovato in mezzo a tanti figli di papà.

era stanco di quella continua guerra con sua madre, per lei lui ormai era un semplice voto, non considerava minimamente le problematiche che affrontava a quella difficile età; era stanco di tutto quello, ma non poteva fare nulla se non subire e mordersi il labbro per non creare altre discussioni.

sospirò lievemente per poi riprendere il proprio borsone e dirigersi in camera, dove si buttò sul letto dopo aver buttato la borsa in un angolo della stanza.

martedì avrebbe avuto un esame di matematica e solo il pensiero gli faceva venire la nausea; odiava profondamente le materie scientifiche e in quelle gli era sempre bastato un semplice 96, ma ora era costretto a prendere 100, un vuoto pieno che non avrebbe raggiunto nemmeno con un miracolo.

''voglio morire.''

mormorò contro la coperta su cui era sdraiato per poi girarsi a pancia in su e prendere il telefono che sbloccò. Alla fine era ancora presto quindi i suoi amici erano ancora nel mondo dei sogni.

poi c'era minho, che nonostante la precedente risposta del ragazzo gli aveva comunque risposto, e questa cosa diede fastidio a jisung che sbuffò.

minho

che rude che sei con qualcuno che ti ha salvato il culo
sei arrivato almeno a casa?

ma perché ti interessa tanto?
in ogni caso sì, ma non rompermi grazie
è già una giornata del cazzo

la principessa si è svegliata con la luna storta?
ah scusa mi dimentico che sei stronzo di natura

se sono stronzo perché mi parli minho?
forse mi adori più del previsto

se tu fossi una ragazza forse un pensierino me lo farei 

se io fossi una ragazza ti darei il palo in ogni caso

non conosci il mio lato flirtante evidentemente

non farmi sboccare di prima mattina per cortesia
e vattene a fanculo perché ti sto pure dando corda io

forse qui sei tu quello che mi adora più del previsto?
visualizzato


jisung sbuffò e roteò gli occhi per poi bloccare il telefono, dandosi un po' di forza per alzarsi dal letto; se aveva davvero intenzione di prendere cento a quell'esame, doveva mettersi a lavoro già da ora.

raggiunse così, pigramente, la propria scrivania e prese tutto l'occorrente: libro, appunti, pc, esercizi.
Solo a vedere quelle cose gli era già passata la voglia.

per un momento pensò che in quell'istante avrebbe preferito chattare con minho piuttosto che stare lì a studiare matematica.

poi pensò a quanto quel ragazzo era capace di farlo infuriare e rivalutò lo studio di quella materia.

autore
rieccomi qua dopo trecento imprevisti per scrivere sto capitolo brutto, regalo in anticipo per la mitica

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