Prologue

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Selling Hearts To The Ocean

Così eri: anche sul ciglio
del crepaccio
dolcezza e orrore
in una sola musica.
-Eugenio Montale, Satura

C'è una piccola piazza a Fairfield - piccola se confrontata ad altre ma grande abbastanza per quel luogo. Di solito non è molto affollata, tranne nelle prime ore del mattino e del pomeriggio e si riempiva per davvero solo in un periodo dell'anno. Famiglie, ragazzi, persone dalle più svariate età, ma soprattutto giovani uomini vestiti al meglio. In città la chiamavano "cittadella dei giovani", ma altro non era che una piazza attorno a cui erano stabilite la maggior parte delle strutture scolastiche.

Quel giorno, dopo la pausa per la calda stagione, riaprivano gli istituti superiori - non che ve ne fossero chissà quanti. C'era uno splendido conservatorio, un istituto di marina militare ed uno di lingue e letteratura. La maggior parte dei presenti quella mattina erano ragazzi: pochi erano già quelli che potevano permettersi l'università, il resto preferiva inziare a lavorare; le ragazze solitamente non tentavano nemmeno, iniziando a preoccuparsi delle faccende domestiche e provvedendo a costruirsi un futuro in qualche modo.

Louis camminava composto, i genitori al fianco e i libri in un'elegante borsa in pelle, salutando con una stretta di mano conoscenze e sconosciuti man mano che procedeva. Colleghi del padre, amiche della madre, suoi vecchi compagni, tutti volti che gli sembrava di ricordare ma che non conosceva per davvero.

Tutti intorno a lui parlavano, parlavano e non smettevano di farlo; tanti brusii fastidiosi che occupavano la sua mente per un attimo e poi sparivano. Sembravano tutti così impegnati nelle loro chiacchiere inutili che, era sicuro, se si fosse avvicinato ad uno di loro a mal'appena quel qualcuno l'avrebbe notato.

Ma notarono Harry.

Quel ragazzo riccio non stava camminando, mentre attraversava la piazza tirato per la camicia da un'altro uomo che sembrava essere il padre; quasi strisciava, inciampando ad ogni passo.

Il brusio cambiò di colpo, da alto e fastidioso a basso e altrettanto perforante, carico di supposizioni e pettegolezzi sulla scena. Louis sentiva intorno a sè le persone dire fosse il falegname della periferia e suo figlio, che "dà sempre così tanti problemi a quel pover'uomo! Era ora che desse una lezione a quel ragazzaccio!".

L'uomo che lo trascinava era invece alto, con un vecchio berretto scolorito sulla testa, la barba incolta ed i vestiti sporchi dal lavoro; aveva una delle espressioni più arrabbiate che potessero mai essere percepite, ma oltre alla rabbia, sul suo volto si leggeva chiara la delusione.

Portò il ragazzo lontano, fino ad uno dei margini della piazza, dove si fermò al "lasciami!" del figlio. Lo fece. Non disse nulla; guardò il riccio negli occhi per un tempo indefinito che parve eterno, poi gli diede un vigoroso schiffo in pieno viso e camminnò via, lasciandolo in terra.

A Louis dispiacque per quel ragazzo di cui nemmeno conosceva il nome. Non seppe perchè, ma più lo guardava, e più gli veniva voglia di raggiungerlo.

Istintivamente lasciò il fianco dei genitori, borbottando un vago "amici" come scusa, per poi avvicinarsi verso il ragazzo riccio.

Harry si allontanò, nascondendosi in uno dei vicoli più vicini, rifugiandosi dietro un ammasso di cartoni vecchi.

"Serve una mano?" sentì poi, mentre un'ombra sottile si allungava sull'asfalto davanti a lui, ed un ragazzo magro, suo proprietario, spuntava dall'entrata del vicolo con un sorriso compassionevole sul volto.

Harry alzò il viso da terra e lo guardò.

La prima cosa che notò furono gli occhi, azzurri come i cieli che non aveva mai visto, ma di cui aveva sempre letto. Anche i suoi abiti erano azzurri, o adiacenti a quella tonalità: dalla giacca blu scuro alla camicia bianca, ai pantaloni color ghiaccio che lasciavano scoperte le caviglie. Pensò di star sognando.

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