Chapter 10

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Rimango immobile.
A fissare il soffitto,
aspettando che arrivi subito l'alba.
Quanto male farà ancora tutto questo?"

-Alessandra Bambi


Steso sul suo letto ad osservare costantemente al di là dell'oblò di vetro, Zayn vide la notte passare, le stelle muoversi, le onde calmarsi e poi scontrarsi più forte, e vide il cielo sfumare dalla profondità di un blu scuro ai toni dolci e chiari dell'alba.

Non era riuscito a chiudere occhio, per cui osservare il mondo muoversi al di fuori di quelle quattro mura in cui era rinchiuso era l'unica cosa rimastagli da fare.

E non se ne pensì affatto, anzi, si domandò perchè non fosse rimasto sveglio tutta la notte prima di allora, perdendosi così quei colori del mondo che fino a quel momento erano sempre stati esclusi alla sua vista.

E sì, anche se dormire era sempre stato qualcosa a cui non avrebbe mai rinunciato, doveva ammettere che quell'esperienza era stata un buon modo di compensare il sonno perso.

Aveva catturato ogni istante di quella notte, quasi fosse un sogno, ma reale.

L'alba specialmente.
Oh, l'alba era una di quelle cose che Zayn aveva sempre immaginato, dipinto anche, ma mai compreso a pieno; soprattutto non avrebbe mai immaginato potesse essere talmente mozzafiato.

Aveva catalogato ogni colore e sfumatura che i suoi occhi potessero cogliere, e li aveva sistemati in quel disegno immenso che si stava creando tra i ricordi, per far si che nulla scappasse via. E quando la luce del giorno fu abbastanza da permetterglielo, scese da suo letto e, seduto sul pavimento, cominciò a riportare su carta quell'immagine ormai ben definita che era ancorata nella sua testa.

Non era stanco, non aveva sonno; per dire qualcosa di poetico, l'arte lo teneva sveglio più che mai.
Dormivano ancora tutti quando terminò il suo lavoro, e portandolo alla luce ancora debole del mattino, che l'oblò lasciava entrare nella stanza, rimase ad osservarlo per qualche secondo.

Lo inclinò a destra e sinistra, allontanandolo e avvicinandolo a sé, come se cercasse la giusta angolazione per ammirarlo. Poi incurvò le labbra in un sorriso appena accennato, strappò il bordo superiore del foglio con le dita - quello ancora attaccato al blocco da disegno - e strinse quel pezzo di carta tra le mani.

Decise che lo avrebbe regalato ad Harry, che amava quel genere di cose, e ancora di più quando era Zayn a crearle. Quindi, attento a non svegliarlo, piegò il foglio in due e lo poggiò sul letto dell'amico, accanto alle sue mani dischiuse.

Non sapeva che ore fossero quando uscì dalla sua stanza, deciso a fumarsi l'ennesima sigaretta, farsi un giro per chissà dove e poi tornare.

Fu il biglietto che trovò proprio davanti alla porta a fargli cambiare i suoi piani.

Tutta la calma e la tranquillità che era riuscito ad ottenere in quelle ore di pace e silenzio, a riflettere e pensare "cazzo Zayn stai esagerando, smettila di fare l'idiota", saltarono in aria in un istante.

Ritornò a passi pesanti nella stanza, infilandosi in malo modo quel biglietto nella tasca dei pantaloni e riprendendo il disegno dal suo posto accanto ad Harry. Ne strappò con le mani un angolo abbastanza grande, e afferata una matita, scrisse sul retro bianco in modo veloce ed affrettato.

Poi, preso ciò che rimaneva del suo disegno, ne fece un aereoplanino di carta, che una volta aperto l'oblò lanciò fuori nell'aria del mattino.

Uscì nuovamente dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle, e lasciato il suo biglietto lì davanti, camminò via, mentre l'alba annegava nell'oceano.

Selling Hearts To The OceanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora