"E tu sei qui,
e così anch'io
quindi guardami
negli occhi
e con quelli riempimi
di parolesenza però dire nulla."
-A.A.
Al ponte D, sembrava quasi non fosse mai successo nulla. Tutti le persone presenti, una volta ripulito il pavimento, avevano ripreso a parlare tranquillamente tra di loro, ad eccezione di una. Quel giovane biondo il cui completo bianco era stato irrimediabilmente macchiato dal vino e che, insieme a Liam, si era scostato verso i margini del ponte per poter permettere agli altri camerieri di pulire.
Con un ampio tovagliolo recuperato dal buffet, Liam si affaccendava cercando di ripulire il ragazzo, disperandosi e pronunciando scuse dopo scuse. Non che, imbarazzato com'era, riuscisse a dire più di tanto. Era più un ripetersi di "Dio mio, sono un idiota" , "Sono enormemente desolato signore" e "Mi perdoni, non era mia intenzione".
Il biondo gli sorrideva cortesemente in risposta, incitandolo un paio di volte a non preoccuparsi, ma senza dire nulla di troppo.
"Mi scusi davvero signore" disse ancora Liam, arrendendosi a quella macchia violacea sul completo del ragazzo davanti a sé, e guardandolo finalmente in volto.
Fu sorpreso dal notare quanto esile e pallido fosse, come se nemmeno mangiasse. Era strano, perché le uniche persone in quello stato che conosceva, non riuscivano a pagarsi neanche un tozzo di pane. Mentre quel ragazzo lì... beh, non rientrava nella categoria.
E come se non sembrasse già abbastanza un fantasma, pensò Liam, a far da cornice al tutto, aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri. Ma non di quell'azzurro vivido, che quando lo vedi t'inspira vita e mare e cielo. Era più come... come l'inverno.
Era freddo, fatto di neve e cristalli di ghiaccio, ma calmo e pacato. Ora, si sa. La neve è bianca, non azzurra o blu. Ma allora perché, pensando all'inverno, aggiungiamo anche quel blu? E il grigio magari. Perché invece, il giallo va all'estate, e il rosa e il verde alla primavera, e l'arancione e il marrone all'autunno? Quale strana legge vi era, che dettava i colori alle stagioni, o ad ogni altra nostra percezione del mondo?
Probabilmente, pensò il moro, sarebbero state domande da fare a Zayn quelle. Lui se ne intendeva di colori certamente più di lui. Zayn... Si chiedeva dove fosse finito, non lo scorgeva in giro da un po', mentre Harry era andato via poco prima.
Scosse la testa Liam, rendendosi conto di essersi perso a tal punto nei propri pensieri, da non essersi nemmeno accorto che quel ragazzo davanti a lui, aveva evidentemente detto qualcosa, ed era lì ad aspettare una sua risposta.
"Ehm, mi scusi?" chiese allora, sentendosi il viso arrossarsi istantaneamente dall'imbarazzo.
"Le ho chiesto se può accompagnarmi fuori di qui. Non ricordo bene come ci sono arrivato, e per cambiarmi dovrei tornare alle mie stanze, cabina 139" disse l'altro.
Anche la voce sembrava rispecchiare il suo aspetto. Fragile, sottile, appena udibile."Certo signore" rispose educato Liam, incamminandosi e riempendosi, come al solito, la testa di domande.
***
Ancora. Ancora quel ragazzo. Quel tormento persistente che non smetteva di affliggere i suoi pensieri.
Occhi verdi, labbra piene e rosse, divisa da cameriere. Tra tutte le situazioni in cui Louis aveva sognato di rincontrarlo, quel Harry, mai aveva immaginato potesse succedere in quel modo. Tra cocci di vetro e macchie di vino. Invece eccolo lì, a porgergli un tovagliolo con espressione sorpresa. O forse confusa. O più probabilmente si stava immaginando tutto e quel ragazzo davanti a lui era solo pienamente seccato dalla situazione.
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Selling Hearts To The Ocean
Hayran KurguHarry alzò il volto da terra e lo guardò. La prima cosa che notò furono gli occhi, azzurri come i cieli che non aveva mai visto, ma di cui aveva sempre letto. Anche i suoi abiti erano azzurri, o adiacenti a quella tonalità: dalla giacca blu scuro al...