Chapter 18

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"Se lo guardi, non te ne accorgi: di quanto rumore faccia. Ma nel buio... Tutto quell'infinito diventa solo fragore, muro di suono, urlo assillante e cieco. Non lo spegni, il mare, quando brucia nella notte."
-Alessandro Baricco, Oceano Mare



Scrivere, scrivere, scrivere.

Seduto ad un pianoforte, steso su di un divano, in terra accanto al camino o a pancia in giù sul letto. Harry non aveva fatto altro.
Non aveva mai sofferto la mancanza di compagnia; preferiva la solitudine, il silenzio confortante di una camera vuota, al rumore assordante di parole e pensieri che spesso e volentieri, assordavano più di grida vera e proprie.

E in fondo, quella tempesta lì in sottofondo, creava già sa sé un frastuono più che sufficiente, ed Harry anche per questo la odiava. Non ne aveva paura o cos'altro - come si potrebbe pensare, ma bensì possiamo dire che tutte quelle esplosioni di elettricità nel cielo non rientravano per nulla tra i suoi fenomeni atmosferici preferiti. Gli arcobaleni, quelli si che erano belli ed affascinanti, fatti di pura luce e colori; peccato ci fosse bisogno anche della pioggia perché potessero formarsi.

Per fortuna esisteva la scrittura, ed era grazie a quella che Harry fuggiva via da tutto e tutti; e allora non c'era pioggia, fulmini o temporali e tutto spariva. Il mondo si chiudeva attorno a lui circondandolo in una barriera intoccabile, in cui si sentiva al sicuro e protetto, e che niente e nessuno avrebbe mai potuto eguagliare.

Un barriera in cui era talmente nascosto e chiuso in sé stesso che ad Harry ci volle un bel po' per accorgersi del bussare insistente fuori dalla porta della cabina. Si alzò svogliatamente dal divano allora, lasciando lì i suoi fogli e la sua scrittura sbuffando sommessamente; se non altro, lo rincuorava il fatto che Louis fosse finalmente tornato dopo tutte quelle ore. Essendo onesti, stava iniziando a mancargli. Quando però aprì la porta, ritrovandosi davanti un Liam per nulla tranquillo davanti, sgranò gli occhi e corrugò le sopracciglia, decisamente confuso da quella presenza del tutto inaspettata.

Liam si fiondò all'interno della stanza senza dare al riccio il tempo di aprire bocca, oltrepassandolo e guardandosi intorno agitato. "Zayn non c'è?" chiese subito dopo, voltandosi verso Harry e fissandolo dritto in volto.

"Ehm, no. Perché dovrebbe essere qui poi?" rispose il riccio, ancora più confuso dalla situazione. Dalla sera precedente dopotutto non l'aveva più rivisto, e a pensarci un po' gli mancava quel genio incompreso di Zayn, e gli dispiaceva averlo trattato rudemente, ma nonostante ciò continuava a non capire per quale ragione tutta quella situazione si fosse scatenata. Non capiva perché l'amico gli avesse nascosto quel biglietto che altro non era che un invito, ne perché ci fosse stato così male subito dopo per averlo fatto.

"Perché è sparito Harry. Era in camera sua e adesso non c'è più, e l'ho cercato ovunque ma con il casino che c'è fuori riesco a malapena a spostarmi da un corridoio all'altro. Devo andare a cercarlo Dio" esclamò il moro tutto d'un fiato, già sul punto di scappare di nuovo via verso l'uscita.

"Liam calmati cazzo. Spiegami cos'è successo." Harry lo afferrò per un braccio, fissando i suoi occhi in quelli dell'altro, costringendolo a fermarsi e tornare indietro.

"Ieri sera sono venuto a cercarti," iniziò Liam, "Tu non c'eri, ma ho trovato Zayn... Dio Harry, era a pezzi, posso giurartelo. Lo specchio era frantumato in terra e lui aveva le mani sanguinanti e le schegge di vetro sulla pelle; i suoi disegni erano strappati in terra e tutto il resto era ugualmente un disastro. E lui, lui era lì in terra, accovacciato in un angolo a piangere. Si è addormentato mentre cercavo di sistemare quel casino e poi ha voluto rimanessi lì per la notte. Quando sono uscito stamattina gli ho detto di restare in camera, ma sono tornato tardi e lui non c'era più, quindi ho iniziato a cercarlo ovunque e ho pensato che magari potesse essere venuto da te ma nulla, e io-"

Selling Hearts To The OceanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora