◇Capitolo 2◆

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Tra tre settimane la mia vita cambierà radicalmente.

Come si può comunicare alla propria figlia adolescente che si dovrà trasferire in un altro Stato con così poco preavviso?

Informare una diciassettenne in fase adolescenziale che dovrà trasferirsi dall'altra parte del mondo e lasciare tutta la sua vita, le abitudini e soprattutto la sua migliore amica è come accendere la miccia di una bomba. Esplosivo.
Come le emozioni che provo adesso, soprattutto rabbia.

Ho iniziato a soffrire di attacchi di rabbia a scuola quando i miei compagni di classe mi prendevano in giro. Lasciarla non mi importa assolutamente nulla, anzi.
Sono stata bullizzata per i tre anni delle medie, il primo e il secondo anno di superiori per il mio aspetto e non si sa per cosa, trovavano sempre la scusa per insultarmi.

Come ad esempio la merenda che portavo, i jeans che indossavo oppure una volta mi hanno preso di mira solo perché avevo una matita con sopra una gomma a forma di unicorno.

Ho sempre retto il colpo, rispondevo sempre in modo educato e composto come mi è stato insegnato dai miei genitori: "Rispondere insultando l'altra persona non risolve nulla, anzi ti abbassi proprio al loro livello ed è assolutamente inutile. Devi essere sempre superiore. Fai di essere il sole in mezzo alle nubi. Devi splendere". Mi è sempre stato detto questo.

Perché gliene parlavo.
Perché è necessario parlare di bullismo. Soprattutto ai nostri genitori.

Anche se la voglia di mettere le mani in faccia a quegli esseri era sempre grande, il fatto che non riuscivo a sfogarmi a scuola finivo per sfogarmi a casa, rivoltando la mia camera da letto e strappando qualche quaderno.

Beh, da fuori può sembrare una scena da pazza isterica. Forse è così.

Erano passati due giorni dalla notizia.
Mentre ero sdraiata sul letto a contemplare gli anni di vita che avevo e a scrivere alla mia migliore amica, dalla porta della mia camera vedevo un viavai di gente.

Mamma, papà e gli operai dei traslochi smontavano tutti i mobili che non ci sarebbero serviti fino al giorno della partenza. Molte cose le avremmo lasciate qui.

I miei hanno deciso di mettere in vendita la casa.

Mamma parlava al telefono in inglese e questa cosa rendeva tutto così reale: saremmo andati a vivere in America.

Invece papà aiutava gli operai a spostare o sollevare mobili. Si davano tutti un gran bel da fare. Invece Damiano sta sempre fuori con gli amici.

Mentre io no. Mamma mi disse già il giorno prima di sistemare la mia roba. Iniziare con gli scatoloni per poi finire con le valigie, ma non avevo voglia.
Non volevo rendere tutto reale. Perché dentro di me speravo di risvegliarmi da questo brutto sogno.

Domani sarò con Sofia e trascorreremo l'intera giornata insieme, dato che partirà a breve con i suoi genitori in camper per visitare l'Europa. Sarà l'unica giornata disponibile per stare insieme per l'ultima volta.

Sento il suono di una notifica sul telefono, apro e vedo che è di Sofia;

E chi altro se no? Mi verrebbe da dire

Sofia 🤩

Domani mattina alle 8 sono già da te.
Quindi imposta la sveglia dormigliona! 😘

Sorrido, perché lei sa perfettamente che non sono una persona mattiniera. Infatti, quando ci incontriamo a scuola, sono sempre assonnata mentre lei è piena di energia. Mi parla molto solo per infastidirmi, una cosa che detesto perché nessuno dovrebbe parlarmi al mattino, soprattutto alle otto. Più le chiedo di smetterla, più lei continua. Ma devo ammettere che ammiro la sua determinazione.

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