◇Capitolo 3◆

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Bizzarramente riesco a svegliarmi prima del suono della sveglia, che ho impostato dieci minuti prima dell'orario in cui dovrebbe arrivare Sofia.

L'itinerario della giornata inizia facendo colazione insieme per poi preparare gli scatoloni per il trasloco.
Quindi, ancora un po' intontita, vado in cucina a preparare qualcosa.

Ho dormito stranamente bene, mi sentivo riposata anche se era mattina presto.

Entro in cucina e vedo Damiano che sta facendo colazione con dei cereali. Mi guarda e nasconde il sorriso con il cucchiaio che si porta alla bocca. Lo fermo subito perché so che sta per fare una delle sue battute.
<<Non dire niente, so che è presto e che è strano vedermi qui in cucina ma sta per arrivare Sofia e devo iniziare a preparare la colazione.>> dico sbadigliando rumorosamente.

Di prima mattina non sono proprio una signorina. E solitamente non entro mai in cucina appena sveglia, non faccio la colazione.

Damiano non dice nulla ma con lo sguardo mi sta sorridendo, finisce la colazione e mette la tazza con il cucchiaio nel lavandino. Prima di lasciare la cucina, mi saluta con un bacio sulla guancia come fa sempre, ma lo fermo per un braccio.
<<Però ora dimmi che tatuaggio ci faremo!>>
<< È una frase. Non preoccuparti, ci rappresenterà in modo eccellente. >> mi sorride e va via.

L'idea del tatuaggio mi entusiasma molto anche perché sarà il mio primo tatuaggio.

Quando Damiano esce dalla cucina, lascia una scia di profumo persistente.
Chissà dove andrà a quest'ora, così profumato.

Sembra una donna di strada. Per non usare termini più scurrili.

Sofia arriva a casa con un ritardo di dieci minuti, il che è insolito per lei, dato che di solito è puntuale e arriva con tre minuti di anticipo.

Si, esattamente tre.

Al suo arrivo, la saluto con un caloroso abbraccio, forse un po' troppo caloroso. Si allontana per riprendere fiato.

<<Se il buongiorno si vede dal mattino, allora..>> mi dice ridendo mentre cerca di riprendere fiato.

<<Vieni, ho preparato la colazione, l'unica cosa dolce che vedrai oggi! Perché ho bisogno del tuo aiuto per imballare le cose della mia camera per il trasloco. Oggi ti tocca lavorare!>>

Indossa una tuta rosa pastello con delle sneaker dello stesso colore. I suoi capelli sono legati in due trecce francesi, il che dimostra la sua abilità nell'acconciatura.

Io, invece, riesco a malapena a farmi una coda di cavallo dritta.

Il suo ritardo mi ha concesso il tempo di prepararmi anch'io.

Per colazione ho preparato due cornetti cotti in friggitrice ad aria e due cappuccini. Veloce e indolore.

Concludiamo il pasto e ci dirigiamo immediatamente nella mia stanza.

Stanza piena di scatoloni vuoti.

L'idea di dover riporre tutte le mie cose lì e fare una cernita delle cose che non servono oppure sono inutili mi crea ansia. Ho lo sguardo perso nel vuoto, anche perché non so da dove iniziare.
Ogni singolo oggetto in questa stanza ha un ricordo ben preciso e sbarazzarmene è come se cancellassi quel ricordo.

Involontariamente, mi metto le mani tra i capelli, come quando ho un attacco di rabbia. Ma per fortuna è un falso allarme.

Sofia se ne accorge subito e cerca di distrarmi.
<< Da un lato ti invidio. Sai cosa significa andare in America? Il fast food, i negozi, ma soprattutto una cosa E S T R E M A M E N T E  I M P O R T A N T E >> scandisce le lettere per accentuarle il più possibile

<< E cosa c'è di così estremamente importante?>> Sinceramente non capisco cosa ci sia di bello nell'andarsene dalla città in cui si è nati e cresciuti e lasciare qui i ricordi.

<< I RAGAZZI Clara! Come fai a non pensarci! I ragazzi americani amano le italiane. Sbaveranno per te e le ragazze ti invidieranno per il tuo stile o per il tuo accento.>>
<< Cosa ne sai tu di cosa piace agli americani?>> dico ridendo.
<< Mi informo e guardo molte serie tv. Immagina a quante feste andrai, perché ci andrai, alle bevute che farai e quante persone conoscerai. Sono molto felice ed emozionata per te, davvero.>> sorride.

<< Ho solo paura di non integrarmi e di stare sempre da sola. Inoltre, sai che in America non si può bere fino ai 21 anni. Ti controllano i documenti.>>
<< Beh, beh, guarda un po', in Italia a 18 anni puoi bere, ma non dicevi questo la volta scorsa quando ti sei ubriacata in discoteca. E poi quando la tua timidezza, ansia sociale, paranoia e attacchi di rabbia non prendono il sopravvento su di te, sei la ragazza più solare e simpatica che io conosca!>>

Sgrano gli occhi e apro la bocca per quello che mi dice. << L'unica volta che sono andata in discoteca... non me lo ricordo molto, ma non importa. Non berrò mai più!
Ah, e poi dì anche che ho dei difetti, eh, non ne hai elencato nemmeno uno.>> dico con una smorfia.

<< Dai, bando alle ciance permalosona e iniziamo a sistemare, che altrimenti non porterai nulla di tuo a Boston >>
<< Cincischiamo allora! >>
Mi lancia un cuscino in faccia e iniziamo a ridere fragorosamente.

Ci sono volute più di tre ore per sistemare la mia stanza, a causa della mia distrazione, ma per fortuna c'era Sofia.
Dopo aver finito, le ho dato un abbraccio, non uguale a quello di stamattina, ma l'ho stretta forte a me.

Mi mancherà moltissimo e spero che la distanza non rovini la nostra amicizia.

Alla fine decidiamo di aiutare anche la mamma in salotto.
Iniziamo a togliere i quadri dalle pareti e poi continuiamo con le fotografie.
Quando a un certo punto la mamma prende la foto del suo matrimonio, appesa sopra il camino, lei e papà sono in una classica posa da innamorati.

Noto che ha gli occhi lucidi, ma li asciuga immediatamente.
<< Signora Isabella, il suo abito era spettacolare, complimenti >> Sofia è sempre educata con i miei genitori, anche se li conosce da parecchi anni.
<< Lo feci io, riadattai il vestito di mia madre, tolsi le maniche, applicai degli Swarovski sul corsetto e tolsi un po' di tulle dalla gonna. Con quest'ultimo ci realizzai un velo lunghissimo e ci misi un po' di pizzo. Mi sentii così realizzata per aver creato personalmente il mio abito...>> Si sente un velo di malinconia nella voce, questa storia l'avrò sentita un milione di volte, ma è sempre un piacere ascoltarla.

<<Giorgio ha noleggiato il suo abito, un completo blu scuro con bottoni dorati, dicendo che acquistarlo nuovo sarebbe stato uno spreco di denaro e che voleva risparmiare più soldi per noi, per la casa.>> Quando racconta, si guarda intorno, come se si immaginasse tutto quello che è successo in tutti questi anni.

I miei genitori si sono sposati in giovane età. Mia madre aveva 22 anni e mio padre 24. Damiano aveva solo due anni. Hanno lottato per realizzarsi, sono andati contro tutti e hanno vinto.

Mia madre ha lavorato anche quando era incinta nella pasticceria di famiglia, in laboratorio, mentre mio padre stava al bancone a servire i clienti.

Non avevano nulla. Sono partiti da zero e ora apriranno una nuova pasticceria dall'altra parte del mondo. Sono orgogliosa di loro nonostante tutto. Spero di trovare una persona al mio fianco con la stessa personalità di mia madre o di mio padre.

La giornata volge purtroppo al termine con sorprendente rapidità.

Sofia deve tornare a casa e ultimare i preparativi per il suo viaggio.

La saluto con un lungo abbraccio, separarci è difficile e le uniche parole che ci scambiamo con gli occhi lucidi sono <<ci rivedremo presto>>. Ci scappa anche una risata perché parliamo insieme.

Chiudendo la porta di casa, una lacrima scende sul mio viso, ma la asciugo prontamente.

Mi dirigo in camera, stendendomi sul letto e fissando il soffitto. La stanza è così spoglia che persino i miei pensieri risuonano.

Tento di dormire e, dopo circa mezz'ora di movimenti sotto le coperte, riesco ad addormentarmi.
Con un'ulteriore crepa nel cuore.

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