Capitolo 1 ♫︎𝖨𝗇𝗍𝗋𝗈𝖽𝗎𝗓𝗂𝗈𝗇𝖾♫︎

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Tutto cominciò quando,in un periodo maestoso come quello,accadde qualcosa di indimenticabile.





































Il mio Impero si stava espandendo sempre di più,avevo già preso molte terre ma ero comunque in guerra con Cartagine.
Avevo appena conquistato la penisola dell'Iberia,ero tornato da un due giorni a Roma.
Stavo passeggiando per la città,incontravo patrizi e plebei da ogni lato che mi salutavano o abbassavano il capo in segno di rispetto,in mezzo al trambusto dei venditori e dei bambini correre in mezzo ai mercati.
"Salve Roma!" Mi salutò una donna,più riconoscibile in mezzo a quei volti protagonisti di avventure passate.
Aveva i capelli mori ed un toga con la parte sotto bianca ed il tessuto sopra giallo.
Erano anni che la salutavo per strada,così tanti che essendo un umana aveva già quarant'anni.
Era molto avanzata di età,o almeno per l'età femminile dell'epoca.
Ricordo che anni prima,quando ancora era una donna di un quattrordici anni circa,la salvai da un uomo che,sicuramente non suo promesso sposo,la seguiva per le strade ogni qualvolta lei uscisse.
Ma quella volta,invece di limitarsi a guardarla da lontano,aveva una corda con sé,e soltanto quell'oggetto spiegava le sue intenzioni.
Ora era sposata con un fabbro,con ben quattro figli.
Era felice,però.
Credo che si chiami Livia,ma sono passati così tanti anni che non ricordo più molto bene.
Comunque,io ricambiai il saluto e proseguì,verso casa mia.
Quando arrivai nella casa che tutti chiamavano "Villa Romana",cercai di precipitarmi verso la Cubiculum,ovvero la mia stanza,ma qualcosa mi bloccò.
Nel corridoio,accanto ad un vaso di ceramica bianco con delle rose rosse,c'era un bambino.
Era avvolto in un lenzuolo di seta bianco,e pareva dormire.
Aveva la pelle già un po olivastra e dei piccoli capelli scuri,come i miei.
Che fosse il mio primo erede?
Non ne avevo idea,ma qui abitavo solo io e credo che Europa non sbagli mai nel fare le cose.
Già,Europa...
In quel momento,qualcuno bussò alla porta.
Sospirai,prendendo il bambino tra le braccia ed accogliendo il soggetto.
Davanti,mi ritrovai Acaia.
Era una donna affascinante,dai capelli castani così chiari che sembravano biondi,occhi azzurri come il mare di Neapolis ed una corporatura un po' esile,ma cazzo se non era attraente.
Aveva un chitone bianco,che andava fino alle ginocchia,i capelli sciolti e dei bracciali d'oro sulle braccia. 
Non era provocante,ma affascinante.
Perché l'innocenza e la purezza di quella donna affascinava più di qualunque altra cosa.
"Oh- Cos'hai qui?" Mi disse lei,indicando il bambino e ridacchiando.
"Mio figlio." Le dissi semplicemente io,facendola entrare.
Andammo nel Peristylum,ovvero un giardino al centro della Villa.
"Ma..sai come badare ad un bambino,giusto Roma?" Mi chiese lei.
"Secondo te?Assolutamente no." Le risposi io.
Così,lei ridacchiò ed andò in cucina.
Quando tornò,aveva una ciotola con dentro del latte.
"Guarda,prova ad immergere un dito nel latte ed appoggiarlo alle sue labbra." Mi spiegò lei.
Io immersi un dito nella ciotola di ceramica e quando avvicinai il dito al viso del bambino sentivo già il suo corpo muoversi,come se l'avesse captato.
O semplicemente aveva sentito l'odore ed era evidente che fosse affamato.
Quando poi il mio dito fu abbastanza vicino alle sue labbra iniziò a succhiarlo,affamato.
"Visto?È già qualcosa." Mi disse lei,ma non le risposi.
Ero troppo impegnato con il bambino.
"Sii sempre delicato,ti ricordo." Continuò lei,mentre andava chissà dove e mi lasciava la ciotola.
Qualche minuto dopo si addormentò,poggiato al mio petto.
Lei tornò da qualunque posto sia andata e mi guardò,per qualche minuto intero.
"Sai...come lo chiamerai?" Mi chiese,leggermente rossa in viso.
"Hispania,Hispania Latinromano." Le risposi io.
"Erede dell'iberia?" mi chiese lei,sorpresa.
Guardò per un attimo il pavimento e poi continuò.
"Se posso chiederti,è il tuo primo erede,perché non di Roma?"
"Non lo so,sento che non è lui quello adatto per essere l'erede di Roma. Poi,lui mi ricorda l'Iberia." Le spiegai io.
Andai nella mia stanza e lo poggiai sul letto,mentre dormiva.
"Roma,io vado. Ero passata per andare in collina insieme,ma vedo che devi sorvegliare il bambino." Mi disse lei,abbassando lo sguardo.
Era un misto tra consapevolezza di non poter insistere ed imbarazzo per aver 'disturbato',o almeno questo era ciò che mi rivelava il suo sguardo.
La conoscevo da un po,oramai.
Io mi avvicinai a lei e poggiai delicatamente le mie mani sulle sue guance calde,spostandole i capelli dal viso.
"Sarà per un altra volta,Acaia,sta tranquilla." Le dissi,in modo calmo,guardandola negli occhi.
Lei incrociò per un secondo il mio sguardo ed arrossì,infatti si staccò bruscamente e se né andò,senza dire nulla ed imbarazzata.
Io sorrisi tra me e me,guardando il mio bambino dormire.
Ah,quella donna...








































































✿︎Author zone
Salve!
Nuovo libro,basato sulla ✨️famiglia dei latini✨️.
Forse è un po corto (decisamente),ma è comunque l'introduzione,se così possiamo definirla.
Love u XOXO
(851 parole)

✵𝘓𝘢𝘴𝘤𝘪𝘢 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘋𝘦𝘴𝘵𝘪𝘯𝘰✵Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora