Capitolo 5 ☘︎𝘓𝘢𝘴𝘤𝘪𝘢 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘋𝘦𝘴𝘵𝘪𝘯𝘰☘︎

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Passarono vari mesi,e la gravidanza sembrò andare bene.
Gallia e Victoria impararono anche a camminare.
La prima era calma ma attiva nelle cose,infatti gattonava,giocava col fratello e rideva quasi sempre: mentre Victoria era molto più pigra,dormiva la maggior parte del tempo e quando era sveglia odiava esser presa in braccio o lasciata per terra a gattonare.
La pancia si gonfiava sempre di più ed oramai,i bambini cominciavano a guardarla con sospetto.

Un giorno,una delle rare volte in cui Victoria stesse in giro per casa,mi notò sedermi dell'atrium,dopo che stavo provando a pulire un po' casa.
Di solito ci sono le serve,anzi c'erano anche in quel momento,ma volevo aiutarle un po'.
All'improvviso sentì un ondata di caldo,iniziai a sudare senza capirne molto.
Mi sedetti e poggiai una mano sul mio stomaco,mentre sentivo il bambino muoversi.
Solo che...si muoveva molto spesso.
Magari era impressione mia,anche perché era la mia prima gravidanza.

La bambina si avvicinò a me,con le mani in bocca come sempre anche se le ripetevo spesso di non farlo,con fare curioso.
"Cos'hai,mìtera?" Mi chiese,guardando il mio grembo.
Io le sorrisi,accarezzandole il viso.
"Nulla tesoro,non preoccuparti." Le risposi con tono dolce.
Lei alzò lo sguardo e mi guardò negli occhi.
Avevamo gli stessi occhi,color azzurro come lo era il cielo in una giornata di sole.

"E- e allora perché hai la pancia così?" Mi chiese,puntando il mio grembo con il ditino.
"Secondo te cos'è?" Le chiesi io,ridacchiando.
"Sembri grassa." Mi rispose lei,con fare innocente ma serio,mettendosi un dito in bocca.
Io scoppiai a ridere,così tanto che dopo un po' vidi Hispania davanti la porta dell'atrium.

Si avvicinò a noi e guardò la sorella.
"Perché mìtera ride?" Chiese il fratello maggiore alla piccola bambina.
"Ho detto che è grassa."
Hispania tolse la mano della sorella dalla sua bocca e la guardò negli occhi,con un fare quasi serio.
"Mìtera aspetta un fratellino,Vichy." Gli rispose lui,tranquillissimo.
Vichy...
Era un soprannome che lui dava alla sorella,ma era molto carino.

Io lo guardai,spiazzata.
"Me l'ha detto papà,allora è vero?" Mi chiese Hispania,volendo una conferma.
"Si,è vero." Dissi,rassegnata.
"Ma è brutto?"
"Non credo,tu non sei brutta."
Fratello e sorella erano davvero iconici,e le loro domande non erano da meno...

Alla fine,Hispania uscì con il padre e Victoria rimase con me,accarezzandomi il grembo e 'parlando' con il fratello.
O almeno,si crede che sia un maschio.
In realtà, non ne avevamo idea,ma come si dice,'pancia tonda: femmina'.
Molte persone per strada mi dicevano questo quando notavano che fossi in dolce attesa.
Quindi,siccome la pancia non era perfettamente tonda ma bensì un po' più sporgente dove si parla dell'ombellico,si suppone sia un maschio.

Quando Gallia venne da me,notai che Victoria si era addormentata inginocchiata davanti a me,con la testa poggiata sul mio grembo.
"Maman,ma dov'è Hispania?" Mi chiese,camminando verso di me.
Mentre lei si avvicinava,sentì il bambino muoversi,mettendo la testa verso l'alto ed i piedini in basso.
Praticamente,era come se fratello e sorella fossero poggiati sulla testa dell'altro.
"È uscito con papà." Le dissi,accarezzando i capelli a Victoria.
Non potevo né prenderla in braccio,perché non ci riuscivo bene,né svegliarla.
Era proprio dormigliona eh,ad addormentarsi anche in ginocchio...

"Vuoi che porto Victoria a dormire?" Mi chiese,capendomi al volo.
Io le sorrisi dolcemente,rispondendole: "saresti molto gentile se lo facessi,tesoro. Grazie mille."
Prese la sorella in braccio ed andò nella loro camera,guardando attentamente dove andava e se faceva male alla sorella.
Suppongo che dunque,abbia capito anche lei.
O magari gliel'ha detto Roma,come per Hispania.

Qualche giorno dopo,di sera,notai qualcosa di strano.
Roma sembrava molto taciturno,e non era per niente da lui.
Quando faceva così,di solito era preoccupato per qualcosa o qualcuno.
Quando feci addormentare le due piccole,lo vidi appoggiato all'uscio della porta.

"Da quanto sei qui?" Gli chiesi,sussurrando.
"Da un po'. Ti devo parlare,Acaia." Mi rispose,prendendomi per mano ed andando nella nostra camera.
Acaia...
Quel nome,detto con un tono così serio,faceva proprio male.
Chiuse la porta e mi guardò negli occhi,entrambi illuminati dalla luce della Luna.
"Tra qualche giorno dovrò partire per una campagna in Dacia,e beh..."
Silenzio.
Non continuò.
Teneva lo sguardo fisso sul mio grembo,senza riuscire minimamente ad alzarlo.
"E?" Dissi,stimolandolo a continuare.

Lui sospirò,poggiò una mano sul mio grembo accarezzandomi la pancia.
"Non voglio lasciarti da sola,potrebbe succedere qualsiasi cosa ed io non ci sono..." Concluse.
"Potrei andare a Partenope,lì c'è ancora una mia casa con degli schiavi." Gli suggerì io.
"Intendi a Neapolis?" Mi chiese,non capendo.
Quasi mi scordavo che adesso tutto aveva un nome diverso.
"Si...Neapolis."
"A costo che prima parti tu,voglio essere sicuro e...ti prego,sta attenta." Mi disse,prendendo il mio viso tra le mani.

Gli sorrisi,e lui mi guardò dolcemente negli occhi.
"Quando parti?" Gli chiesi,mentre lui poggiava la sua fronte sulla mia.
"Tra tre giorni.." Mi rispose,dandomi poi un bacio delicato sulle labbra.
Poggiai la testa sul suo petto,e lui mi accarezzò i capelli,cingendomi un fianco con l'altra mano.
"Stavo guardando la tua pancia poco fa...è cresciuta a vista d'occhio." Mi disse,dandomi un bacio sulla fronte.

"Lo so,non vedo l'ora. Ma..sai come chiamarlo?" Gli chiesi.
"Lascia fare al Destino,cara. È ancora presto per decidere." Mi rispose lui,calmo e sereno.
Lascia fare al Destino...
Che frase...
Non gli risposi,mi lasciai guidare tra le sue possenti braccia che pian piano mi fecero cadere tra le grinfie di Morfeo.









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