Era un giorno soleggiato e festoso,era Domenica,quando mìtera ci disse che dovevamo partire.
Presimo un cesto rettangolare e ci misimo dei vestiti,in poco tempo arrivarono dei legionari a cavallo.
Io tenevo in braccio Vichy,mentre Gallia si era incollata al polpaccio di mìtera,che stava salutando papà."Stai attenta.." sentì dalle labbra di papà,per la prima volta le sue parole le sentivo con tono preoccupato.
"Si,thisavrós." Disse soltanto mia madre,con tono obbediente,mentre abbottonava i bottoni di una veste con un ampio cappuccio dietro.
Prese per mano Gallia e mi fece segno di uscire,e così feci.
C'erano tre uomini a cavallo.
Mìtera andò con il primo avendo tra le braccia Gallia,il secondo si caricò la cesta ed io andai con il terzo uomo,mentre Vichy si stava pian piano addormentando.
Aveva poggiato la testa sulla mia spalla e mi stava toccando la toga come distrazione per addormentarsi."Dove,mia signora?" Chiese l'uomo a mìtera.
"Neapolis." Rispose,e così l'uomo diede un colpo al cavallo che iniziò a correre,seguito dagli altri due.
Mi domandavo perché mìtera e papà si siano separati e perché papà non stia venendo con noi,ma non credo sia il momento di domandare.
A volte ringrazio gli dèi,se esistono come dicono,che io abbia ancora circa sette anni,perché a quanto so dai nove in poi potrei anche iniziare a capire le tattiche di guerra e forse anche andarci.Tenevo stretta la mi hermanita mentre i cavalli galoppavano veloci e senza sosta.
Avevo paura che potesse cadere,apparte il fatto che era anche un diversivo per calmarmi visto che quell'allontanamento da Roma mi preoccupava.
Dov'era Neapolis?
Era tanto lontano da Roma?
Diedi un bacio sulla fronte alla mia sorellina e guardai il paesaggio,che vedevo scattante e mutare continuamente.Qualche ora dopo,finalmente,arrivammo.
La città era quasi come Roma,ma c'era un odore diverso nell'aria.
Le persone parlavano ad alta voce anche in situazioni normali,chi in latino chi in greco.
Ringrazio mìtera che mi aveva insegnato alcune parole e frasi,almeno potevo un po' comunicare.I cavalli si fermarono davanti una casa che mìtera gli indicò e ci lasciarono lì.
Nel frattempo,sentì Vichy muovere la testa.
"Mh?Hispania dove siamo?" Chiese,ancora insonnachiata.
"Siamo a Neapolis,con mìtera." Gli spiegai semplicemente.
Sembrava calma,magari non aveva ancora realizzato.
Non che lei sia una bambina così vivace eh...
La lasciai per terra e presi il cesto,mettendolo dentro casa.
Era diversa dalla casa a Roma.
Non aveva il giardino all'aperto al centro della casa,ma in compenso aveva molte stanze ed un vasto terrazzo al piano di sopra.Peccato che,a rompere quella pace,c'erano le serve.
Erano antipatiche,e fin dal primo momento mi guardavano dall'alto verso al basso e con disprezzo.
Preferivano le mie sorelle,e le avevano già riempite di carezze ad attenzioni,tant'è che entrambe si erano addormentate.
Non volevo dirlo a mìtera,ha già altre cose a cui pensare lei.Uscì di casa,con l'intento di fare una passeggiata.
Mi addentrai in un mercato,con un odore davvero disgustoso.
Seguì quell'odore fino ad un bancone pieno di pesci morti con occhi giganti che mi fissavano.
Guardai quel bancone maleodorante e feci per proseguire,ma sbattei contro qualcuno.
Quella persona sussultò,e vidi che era un bambino,come me.
Fece un passo indietro e scappò via,io lo inseguì.
"CHI SEI!?PERCHÉ SCAPPI!?" Cercai di urlargli.
Forse non capiva il latino.
Era veloce ed agile come una gazzella.
Mi sforzai di correre più velocemente e mi buttai addosso a lui.
C'è l'avevo fatta,l'avevo preso.Aveva un grande cappuccio che gli copriva il viso,lo tolsi delicatamente e lo guardai meglio.
Aveva i capelli corti e color biondo cenere,insieme a degl'occhi azzurri come il cielo in estate.
Sembrava terrorizzato,e mi guardava negli occhi urlandomi pietà con lo sguardo.
Sentì il mio battito accelerare,pian piano iniziai anche a sudare.
Gli accarezzai una guancia e vidi le sue pupille dilatarsi.
Credo che avesse capito che non volevo fargli del male.Scesi da lui e gli diedi la possibilità di sedersi davanti a me.
Tesi la mano verso di lui,ma lui invece si alzò e scappò.
Ci rimasi un po' male,ma adesso una cosa era certa: dovevo scoprire chi fosse quel bambino,costi quel che costi.Tornando a casa vidi un pezzo di stoffa per terra,simile alla veste che lui indossava.
La raccolsi e tornai a casa,con ancora il cuore che mi batteva all'impazzata.
Cosa mi stava succedendo?"Alla buon ora,signorino!Dove sei stato!?" Mi rispose una serva,molto infuriata.
Mi guardai intorno: mìtera non c'era.
Ecco perché si permettevano di parlarmi così.
Davanti a mamma non lo facevano.
"Ero al mercato." Risposi io.
"Al mercato?Perché non compravi qualcosa e ci aiutavi,eh? Questi uomini!" Si lamentò lei.
Mi prese per il braccio e mi portò in cucina.
Aveva un volto strano,che non riuscivo ad interpretare.Chiuse la porta e prese un cucchiaio di legno dalla pentola che bolliva sul fuoco.
Alzò il braccio e...
Uno,due,tre,quattro,cinque volte sulle braccia.
Urlai di dolore e la imploravo di smetterla.
Un'altra serva lì dentro si scambiò uno sguardo con la serva davanti a me e la sentì bloccarmi da dietro.
"TI PREGO,BASTA!" Le urlai,mentre le lacrime attraversavano il mio viso.
Alzai lo sguardo e la guardai negli occhi: nei suoi occhi c'era il maligno in persona.
Sorrise,immerse il nespolo nella pentola d'acqua bollente e lo estrasse,e così,di nuovo: Uno,due,tre,quattro.
Fece una breve pausa,dove sputai fuori tutta la mia paura ed il mio dolore urlando.
La sentì ridacchiare e finì il giro.
Cinque,sei,e sette,con la differenza che il settimo me lo diede sulla schiena.Sentivo la carne bruciare,il sangue fuoriuscire infuriato e la pelle ustionarsi.
"Può bastare. Spero che tu abbia capito,signorino. Sii utile la prossima volta." Mi disse quella donna spregevole davanti a me,dedicandosi alla pentola come se niente fosse successo.
La serva che mi teneva fermo mi lasciò cadere per terra e tornò a fare il suo lavoro.Mi rialzai con il cuore pieno di timore e le gambe tremolanti,e filai nella mia camera.
Mi distesi sul letto e guardai il soffitto.
Avevo una missione da compiere,quella di scoprire chi fosse il ragazzo incappucciato,e l'avrei fatto.
Se volevano picchiarmi di nuovo,che lo facessero!
Non mi importava.
Forse...Gallia's pov
Mi trovavo tra i corridoi,mi ero appena svegliata.
Eravamo da poco in quella casa a Neapolis con mìtera,e tutto sembrava tranquillo,fin quando non sentì urla dalla cucina.
Mi nascosi dietro un vaso più grande e alto di me ed aspettai che le urla finissero.
Quando cessarono,la porta si aprì e ne uscì mon frère Hispania.
Sembrava stremato ed aveva una parte del viso rossa.Lo seguì fino alla sua camera e poi bussai,in cerca di risposte.
Aspettai un po' e mi aprì,con un tono strano.
"Gallia?Che ci fai qui hermanita?" Mi chiese,sorridendo.
Io entrai dentro e chiusi la porta.
"Eri tu che urlavi in cucina?" Gli chiesi.
Avevo ancora circa cinque anni,ma le cose le capivo se volevo.Lui mi guardò,escogitando qualcosa.
"No,hermanita,ora puoi uscire?" Mi sorrise e mi prese per le spalle,tentando di sbattermi fuori.
Io lo fermai e cercai tra la sua toga,finché non vidi le sue braccia.
Erano rosse ed insanguinate.
Toccai con un dito una chiazza rossa sul suo braccio,e lo sentì gemere di dolore.
"Brucia..." Si lamentò lui.
Aveva gli occhi lucidi,sul punto di scoppiare a piangere.Io lo abbracciai,poggiando la testa sulla sua spalla e stringendolo a me,quando lo sentì esplodere come un vulcano.
"Chi è stato a farti questo?" Gli chiesi.
"Nessuno,hermanita,non preoccuparti. Dimmi solo se lo fanno anche a te." Mi disse,con voce graffiata dalle lacrime,accarezzandomi i capelli.
"Va bene.." Gli risposi,stringendo l'abbraccio.Si addormentò poco dopo,sdraiato sul suo letto stringendomi a sé e con ancora i miei capelli tra le dita.
Non volevo staccarmi.
Non ora che voleva conforto,e non ora che mi piaceva così tanto.
Mi piaceva prendermi cura di lui: sì,era un uomo ed era più forte di me,ma era comunque sensibile.
Alla fine,mi addormentai anche io,quando il Sole cominciò a calare anch'esso stanco quanto lui.Mi svegliai il giorno dopo,nella sua camera e avvolta da una coperta,ma lui non c'era.
✿︎Author zone✿︎
Visto che sono stata fuori idee per tutta la settimana e che il capitolo scorso è stato al quanto corto,ho deciso di pubblicare questo capitolo un po' prima del previsto.
Lascio la suspenseee ;)
Love u XOXO
(1472 parole)
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✵𝘓𝘢𝘴𝘤𝘪𝘢 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘋𝘦𝘴𝘵𝘪𝘯𝘰✵
Historical Fiction"[...] 𝑁𝑜𝑛 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑣𝑜: 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑐'𝑒𝑟𝑎 𝑢𝑛 𝑝𝑟𝑜𝑏𝑙𝑒𝑚𝑎 𝑠𝑝𝑜𝑠𝑡𝑎𝑣𝑎 𝑙𝑜 𝑠𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑜 𝑠𝑢𝑖 𝑚𝑖𝑒𝑖 𝑜𝑐𝑐ℎ𝑖,𝑒 𝑐𝑎𝑙𝑚𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑖𝑙 𝑣𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑'𝑒𝑠𝑡𝑎𝑡𝑒,𝑚𝑖 𝑑𝑖𝑐𝑒𝑣𝑎 «𝒍𝒂𝒔𝒄𝒊𝒂 𝒇𝒂𝒓𝒆 𝒂𝒍...