Capitolo 3 ❦︎𝗅𝖺 𝗉𝗎𝗋𝖾𝗓𝗓𝖺 𝖽𝖾𝗅𝗅𝖾 𝖼𝗈𝗌𝖾❦︎

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Quella volta,Acaia venne a cenare a casa nostra.
Portò anche il suo cane,visto che ad Hispania sembrava piacer molto.
Tutto andò normale: parlavamo,Hispania correva per casa con Narciso,a volte lui cadeva e scoppiava a piangere.
Ma comunque andò come tutte le altre volte,apparte un evento molto atteso credo da entrambi,che pianificavo da una vita oramai.

Lei stava parlando con Hispania,aveva un sorriso meraviglioso.
Mi avvicinai ai due e presi Acaia per mano,rivolgendomi ad Hispania.
"Hispania,noi andiamo un attimo fuori,torniamo tra poco ok?" Lo rassicurai.
"Ah..va bene!" Disse,continuando a giocare con quel cane.
Io andai verso l'atrio ed uscì,con Acaia dietro di me.

La mia casa era appena fuori città,in mezzo al verde,quindi nessuno ci avrebbe disturbato.
"Roma,dove stiamo andando?" Mi chiese lei,un po' agitata dalla voce.
Io mi fermai,quando fummo ad una distanza di un 15-20 metri da casa mia,e la guardai negli occhi,illuminati dalla Luna.
"Uhm...Acaia,io devo parlarti,non credo sia giusto continuare a far finta di nulla..." Cominciai così.
Una frase di merda,lo so bene,ma l'ansia mi stava mangiando vivo,anche se non l'avrei mai ammesso.
Lei sembrò calmarsi,un sorriso sorse sul suo volto,e credo che capì,anche.
"Io...io ti amo,Acaia." Dissi semplicemente,non riuscendo a guardarla negli occhi puri come solo la purezza delle cose può essere.
Cercavo di far salire il mio sguardo un minimo,ma cadeva sempre per terra,impotente.
Lei ridacchiò,poggiando una mano sulla mia spalla.
"Lo sapevo,Roma,aspettavo solo che lo realizzassi. Mai innamorato prima,huh?" Disse,tranquilla.
Io scossi la testa,ancorando il mio sguardo al suo.
O ora,o mai più.

Poggiai una mano sulla sua guancia ed avvicinai il mio viso,dandole un bacio leggero e delicato sulle labbra.
Aprì la mia mano e presi l'anello che le avevo comprato,le presi delicatamente la mano e la baciai sul dorso,mettendole l'anello.
Quando io finì,lei mi sorrise dolcemente,guardandomi negli occhi.
Mise le sue braccia intorno al mio collo,ed io come d'istinto le cinsi i fianchi con le mie mani,creando un abbraccio.
Accanto al mio viso c'erano i suoi capelli morbidi e chiari,che odoravano molto di cocco.

Quando tornammo a casa,mano nella mano,Hispania sembrò notarlo subito.
Invece di guardare noi,il suo sguardo cadde direttamente sulle nostre mani.
Alzò un sopracciglio e ci guardo entrambi,con una faccia interrogativa.
"Cosa è successo?" Chiese.
"Nulla,tesoro." Rispose lei,provando a non arrossire o ridere.
"In questo momento sembrate uguali,due figure rosse." Disse lui,prendendosi gioco di noi.

Io insistetti perché Acaia rimanesse da me: onestamente,non volevo che andasse in giro per Roma di notte.
Assolutamente no.
Non perché volevo essere "geloso",anzi,il contrario,ma avevo timore per quello che potrebbe incontrare nel cammino.
E si,dormimmo insieme,ma non fecimo completamente nulla di quello che si possa immaginare.
Lei poggiò la testa sul mio petto ed io le accarezzai delicatamente i capelli,fin quando non ci addormentammo entrambi.

Per me lei era come qualcosa di puro,come un gioiello,che va custodito e trattato con amore.
Non avevo fretta né nel farla mia,né nel restringerla sul fare qualcosa o frequentare qualcuno.
Perché vietarle qualcosa,poi?
Mi fido di lei,e non credo ci sia la necessità di vietarle qualcosa.

Qualche mese dopo,lei venne ad abitare a casa mia,come un matrimonio Sine-Manu.
Era un matrimonio dove i due vivevano insieme e potevano formare una famiglia,ma l'uomo non aveva alcun potere sulla donna e lei apparteneva o ai membri maschi della sua famiglia o,addirittura,anche a sé stessa.
Non era molto diffuso per ora,ma noi avevamo scelto questo perché era quello in cui ci sentivamo più a nostro agio.

Una mattina,mi svegliai con un pianto strano,di un neonato.
Pensai subito ad Hispania,ma lui aveva quasi quattro anni,non piangeva così da un po' oramai.
Mi alzai,facendo attenzione a non svegliare Acaia,ed andai nell'atrium.
Trovai due neonate,molto simili tra loro.
Sbiancai appena le vidi.
Una piangeva,con le guance ed il nasino rosso,mentre l'altra guardava la gemella disperarsi non capendo.
Le presi entrambe in braccio,e notai che avevano entrambe piccoli capelli scuri e gli occhi azzurri.

Lì entrai in confusione.
Io avevo i capelli mori,come loro,ma quella ad avere gli occhi azzurri era Acaia.
Poi,se mai sarebbe venuto un figlio nostro,lei non sarebbe più vergine e sarebbe incinta.
Era...molto confusionario.
Quando mi voltai saltai in aria,vedendo Acaia dietro di me per tutto il tempo.
"Aww ma che belline!" Disse,prendendole tra le braccia.
Cullò le due bambine e le fece calmare entrambe,facendole addormentare.
"Qua c'è un serio problema." Le dissi,serio.
"Quale,θησαυρός?" (Thisavrós: tesoro) Mi chiese,calma,ammirando le bambine.
"Hanno sia i miei capelli sia i tuoi occhi,ma come fanno ad essere nostre se non-"
"Si vede che Europa aveva loro in servo per noi ma,siccome non abbiamo mai avuto rapporti,le ha mandate tramite questa maniera." Mi spiegò lei.
Io la guardai,cercando di farmi andare quella spiegazione per buona.
"Sei sicura che sono nostri?" Le chiesi.
Lei mi fulminò con lo sguardo.
"Europa non fa mai nulla né a caso né non preciso,thisavrós." Mi disse,tornando calma.
"Come le chiamiamo?" Le chiesi io,già sentendomi più sereno,non so bene per quale motivo.
"Allora,quella calma nominala tu,io credo che quella che piangeva la chiamerò Victoria." Mi disse lei.
"Saranno entrambe eredi della Gallia Trasalpina,quindi lei la chiamerò Gallia." Dissi,guardando la bambina che avevo appena nominato.
"Gallia?non è un po' antico?Io direi di chiamarla Francia,come i franchi." Mi consigliò lei.
"Troppo tardi cara." Le risposi,ribattendo la mia scelta.
"Fai come vuoi,poi quando la paragoneranno ad una gallina io non voglio sentire nulla." Disse lei,offesa.
"Meglio di Franca però eh"
"ho detto Francia,non Franca." Ribattè.

Ad interrompere quella conversazione fu Hispania,che entrò nell'atrium correndo.
"¡Buenos días mìtera!Buenos días padre." Disse,salutandoci.
Era un nome che da un po' di tempo a venir qua dava ad Acaia,che credo significhi 'mamma' in greco.
"Buongiorno tesoro." Gli rispose lei.
Il bambino guardò tra le braccia di Acaia ed il suo viso venne coperto da un velo di stupore,mentre cercava di rimanere impassibile.
"Cosa sono?" Chiese lui.
"sono Victoria e Gallia,le tue sorelline tesoro." Spiegò lei.
"DAVVERO!?" Disse,esplodendo come un vulcano.
Iniziò a saltellare per casa ed a chiederci cose come 'ma parlano?' 'posso giocarci?' 'ma poi crescono,giusto?' ed altre domande simili.

Quando le due si svegliarono nuovamente,stavolta piangendo entrambe,Acaia diede loro del latte e fece riaddormentare.
Per fortuna,Villa Romana era grande ed aveva molte camere ancora vuote,per questo decorammo la stanza accanto quella di Hispania a posta per loro.

Era appena la seconda metà del primo secolo avanti cristo,per precisione,19 A.C.










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✵𝘓𝘢𝘴𝘤𝘪𝘢 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘋𝘦𝘴𝘵𝘪𝘯𝘰✵Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora