Capitolo 2 𑁍𝑁𝑎𝑟𝑐𝑖𝑠𝑜𑁍

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Dopo quella volta,non uscì per un bel po'.
Lasciai in asso i miei amici e gli uomini che incontravo nei luoghi pubblici o per strada,solo per dedicarmi a lui.
A quel mio primogenito che stavo imparando ad accudire ed amare.
Ellenia,o,come la chiamavo io,Acaia,veniva spesso a casa mia per aiutarmi con il  bambino.
Oramai era routine,c'erano dei giorni fissati in cui veniva a trovarci.
Precisamente,il martedì,il giovedì ed a volte anche la domenica.
Da lì a poco,conquistai definitivamente la Grecia,nel 146 A.C: Quindi,oramai Acaia era una regione romana di mio possesso.

Hispania cresceva in fretta,credo avesse già qualcosa come un tre anni,perché aveva già tutti e ventidue i denti da bambini e parlava.
Ah e,si,ovviamente camminava anche.
Era una peste.
Gli piaceva molto correre.
Quindi,ovviamente,correva tutto il giorno di qua e di là per la casa prendendosi il vento in faccia anche se vento in quella casa non c'è n'era affatto.
In inverno si beccava anche la tosse per questo.
Aveva un cespuglio di ricci scuri in testa e la pelle olivastra,come previsto,e gli occhi castani.
Io li avevo un misto tra castano e verde,ma non sapevo il nome preciso.
Credo...nocciola?
A volte ci sono più note di verde che di castano,però.

Comunque,era davvero un bravo bambino,oltre all'esaurimento nervoso che a volte mi dava alla testa.
Prendevo un GRANDE respiro e gli dicevo di sedersi,guardandolo negli occhi per incutirgli il minimo del timore che si possa provare su questo maledetto pianeta.
Le prime volte mi lasciava sbattere,e se lui sbatteva le mie parole io sbattevo la testa al muro.
Poi,col tempo,iniziò ad obbedirmi ed a tacere per qualche minuto,fin quando poi non mi chiedeva di stare in braccio per addormentarsi.

Quella mattina mi svegliai,con il sole puntato in faccia.
All'inizio stavo per maledire quella creazione,ma poi pensai all'evento di oggi e dissi "perfetto." mentre mi alzavo.
Andai da Hispania e lo svegliai delicatamente.
"Padre?.." Mi chiamò lui,insonnacchiato.
"Sveglia,Hispania,è ora di alzarsi." Gli dissi io,semplicemente.
"Mh.. oggi non dobbiamo uscire con Acaia?" Mi chiese,con voce innocente.
"Si,Hispania. Cosa vuoi per colazione?" Gli chiesi.
"Latte e miele." Mi rispose lui,alzandosi,e correndo verso la cucina come al solito.
"Va bene,andiamo." Dissi io,praticamente tra me e me,sorridendo.
Presi una mela e la mangiai,mentre preparavo la colazione per lui.
"Gracias!" Mi disse lui,sorridendomi.
Io gli ricambiai il sorriso ed andai a prepararmi.
Lo mettevo molto in contatto con politici o scrittori provenienti dall'Iberia,per fargli apprendere la loro lingua ed anche la loro cultura.
Deve stare a contatto con il suo popolo,per diventare il suo popolo.
Mi lavai i denti ed il viso in bagno e mi cambiai.
Presi lo specchio e cercai di sistemarmi i ricci,ma era quasi impossibile.
Li modificavo con le mani affinché la mia testa non sembri un totale cespuglio bruno.
Quando raggiunsero un livello dignitoso da poter definire 'decente' ritornai in cucina da Hispania.
"Hai finito?" Gli chiesi.
"Si!" Esclamò lui,contento.
"Tu lavati il viso che io ti prendo i vestiti." Gli dissi.
Lui annuì ed andò in bagno,mentre io mi recai nella sua stanza.
Aprì l'armadio e presi una tunica bianca ed una toga praetexta,non molto diversa dalla toga per gli adulti in fin dei conti.
Era una toga bianca bordata di rosso,ed era solita essere indossata da bambini e adolescenti.
Quando finì sentì i suoi passi veloci e svelti,segno che stava correndo di nuovo.
"FINITO!"
"Va bene,qui ci sono i vestiti. Vuoi un aiuto o fai tu?" Chi chiesi io.
"No,faccio io. Tu aspettami nell'atrium." Mi rispose lui.
Io ridacchiai ed uscì,aspettandolo nella sala principale.
Mi sedetti su una sedia e guardai l'acqua nella vasca al centro della stanza.

Quella volta,dovevamo andare in collina appunto con Acaia e poi,di pomeriggio,io avrei avuto un appuntamento con Augusto,davanti al Tabularium.
Era un edificio dove attuavano le leggi e gli atti ufficiali dell'impero romano.
Quando fu pronto,lo sentì dire 'denique!' cioè 'finalmente'.
Corse da me e poggiò le mani sulle mie spalle,essendo che ero seduto ed ero alla sua altezza.
"Andiamo?Dai dai dai!!" Esclamò lui,saltando sul posto.
"Ti piace così tanto stare con Acaia?" Gli chiesi,ridacchiando.
Mi alzai e lo presi per mano,iniziando ad incamminarmi verso il punto d'incontro stabilito in mezzo alla città.
"È dolce,padre. Cos'hanno di più bello le donne se non la dolcezza?" Mi rispose lui,come se nulla fosse.
Non so quale dio o dea gli stava suggerendo quella frase in quel momento.
Non gli avevo mai detto nulla del genere io,poi aveva a stento quattro anni!
Rimasti stupito,così tanto che aumentai il passo,visto il silenzio imbarazzante che calò visto che non gli risposi.
Ero...impressionato.

✵𝘓𝘢𝘴𝘤𝘪𝘢 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘋𝘦𝘴𝘵𝘪𝘯𝘰✵Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora