Capitolo 10 𝙇𝙖 𝙘𝙤𝙧𝙙𝙖

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Il tempo passava,i gemelli diventavano sempre più grandi e Hispania sembrava sempre più affezionato a quel partenopeo.
Regno era diventato subito più alto e sembrava iniziar a comprendere le cose,mentre Salò rimaneva un po' 'piccola'.
Ma comunque,ancora hanno circa tre anni,quindi nulla di ché.
Tempo a tempo.
A volte mi piaceva fermarmi a pensare cosa sarebbero stati da grandi.
Salò aveva l'aria da modella,e sembrava già molto vanitosa,mentre di Regno non saprei.
Magari un maestro d'elementari.

A risvegliarmi dai miei pensieri furono le serve,rimaste tre,che sembravano parlare a bassa voce per il corridoio.
Io ero in camera mia e di Vichy,seduta appoggiata alla porta chiusa quindi potevo sentirle.
"Secondo me è stato quel moccioso,il grande..."
"Ah si?anche secondo me,d'altronde è l'unico che può avere qualcosa con noi."
"Dobbiamo dargli una lezione,una volta per tutte."
Le altre ridacchiarono e le sentì andarsene.
Cosa? Cosa volevano fare ad Hispania?

Hispania's pov
Mi stavo preparando per andare in spiaggia,da Niles,e Regno voleva venire con me.
Mi stavo mettendo i sandali,quando sentì dei passi dal corridoio.
Alzai lo sguardo e vidi quelle tre serve rimaste.
Non avevo idea di dove fossero le altre.
Rimasi a guardarle bloccato,spiazzato,quasi temendo che volessero farmi qualcosa.

Poi,per fortuna,ragionai che eravamo nel bel mezzo del corridoio,non potevano farmi nulla!
Vero?
No.
Assolutamente no.
Lo capì quando mi presero per il braccio e di nuovo,per un ennesima volta,andarono in cucina.
Ma conoscevano solo 'sta stanza queste?

Fatto sta che mi diedero subito un calcio,facendomi andare per terra.
Sentivo già il sangue salirmi per la gola.
Non me lo aspettavo un calcio all'inizio,sinceramente.
Di solito me lo davano alla fine.
Presero poi una pentola e me la buttarono sopra,ovviamente con acqua bollente dentro.
La pentola mi andò in testa e fece molto male,per un attimo mi sentì completamente intontito.
Mentre l'acqua bollente si appiccicò ai miei vestiti e credo di aver preso un'ustione.

Successivamente due mi tennero e l'altra mi apriva la carne con un coltello,anche in faccia.
Faccia,petto,schiena,braccia ed anche il collo.
Mi lasciavano la parte anteriore senza un graffio solo perché era coperta dalla toga,e fino ad ora non mi avevano mai toccato troppo.
Beh,mi picchiavano,ma non mi avevano mai abusato.

Per sbaglio lanciai un urlo di dolore quando mi tagliò una vena sul braccio che bruciava ardemente ed una serva mi tappò la bocca.
Cominciai a piangere,preso dal panico.
Volevo che smettessero.
Basta.
Vi prego.
A mia fortuna,mezz'ora dopo qualcuno spalancò la porta.
Quel qualcuno erano mìtera e papà,seguiti da Gallia.
Quando papà e mìtera videro la scena allibiti le serve mi lasciarono,ed allora mi alzai e corsi verso mia madre.
Le mie gambe cedettero e caddi ai suoi piedi,scoppiando a piangere.

Mìtera si inginocchiò, stringendomi più che poteva,mentre sentivo papà sgridarle e dei rumori strani.
Mi girai e vidi Gallia guardarmi spiazzata.
"Hispania...potevi dirmelo prima che ti riducevano così." Mi disse soltanto,mia sorella.
"Non volevo dare peso..."
"Stai scherzando!?" Sbottò mìtera,quasi con le lacrime agli occhi.
"Ora ti curo e poi vai a dormire un po',va bene?" Mi disse.
Io volevo ancora andare da Niles...
Guardai mia sorella,e lei scosse la testa già capendo i miei pensieri.
"Va bién.." Mi diede un bacio sulla fronte e si alzò,ed io la seguì.
Finalmente ero libero.
Nessuno mi avrebbe più dato colpe che non avevo,e la corda che legava le mie mani è stata bruciata.

Il giorno dopo,mìtera mi disse che non potevo uscire.
Non potevo vedere Niles.
Due giorni senza di lui.
Volevo impazzire, scappare da lui,urlare tantissimo e maledicevo quelle bastarde che mi avevano fatto questo.
Perché,poi?
Non lo sapevo neanch'io,erano quasi anni che lo facevano ed ancora non sapevo la ragione.
Credo che non la saprò mai,perché a quanto so papà le ha uccise e le altre sono morte o sono schiave di altri.
Hanno detto che per ora non compreranno più schiavi: dicono che non servono.

Intorno le tre del pomeriggio sentì qualcuno bussare fortemente alla porta principale,così tanto che lo sentì anche io da quasi l'altra parte della casa,nella mia camera.
Sentì mìtera parlare con qualcuno e successivamente aprirono la porta della mia camera.
Era Niles.

Mi alzai dal letto e corsi ad abbracciarlo,stringendolo a me forte.
"Che hai fatto?" Mi chiese,in latino,ricambiando l'abbraccio.
"Le serve di casa mia." Gli risposi,sempre in latino,scoprendo una parte della toga dalla parte del petto,rivelando i numerosi graffi ed una macchia rossa della scottatura.

Lui fece una faccia sconcertata,e si girò dall'altra parte.
Forse era sensibile a queste cose..
Mi ricoprì e presi il suo viso dal mento,girandolo verso di me.
Ci guardammo negli occhi qualche secondo,e poggiò la testa sulla mia spalla.
"La mia madre adottiva è morta." Mi disse,tranquillo e calmo.
Lo abbracciai una seconda volta,consolandolo.
Era silenzioso,e se piangeva le sue lacrime erano gocce caute in un mare smosso e minaccioso.
Non sapevo se stesse piangendo o meno,sapevo solo che voleva affetto e glielo stavo dando,perché di affetto per lui ne provavo molto.
Ma non sapevo ancora se fosse solo affetto,comunque.

Rimase tutto il pomeriggio a casa mia,e dovetti presentarlo alla mia famiglia.
"Ah,tesoro,perché non rimani a pranzare qui qualche volta?" Gli chiese mia madre,in greco.
Lo vidi arrossire ed abbassare lo sguardo,per poi annuire silenziosamente come solo lui sapeva fare.
Il suo silenzio mi faceva impazzire.
Lo amavo e lo amavo allo stremo.
Come faceva,Eros o Cupido che sia,a far innamorare qualcuno così piccolo?
Avevo a malapena dieci anni,e mi ritrovavo colpito da una freccia sul cuore.

Mia madre e Niles erano strani.
Erano...simili.
Quasi anche caratterialmente.
Mia madre ora è cambiata,ha un marito e cinque figli ma,papà mi racconta che era innocente e delicata,proprio come lui.
Beh,mia madre parlava con mio padre,lui non parla perché non sappiamo bene la lingua dell'altro,e poi il silenzio perfeziona le cose.

Così,al tramonto,Niles tornò a casa,e mia madre mi guardò strana.
"Quindi?" Mi chiese.
"Quindi cosa?"
"Afrodite ha mandato Eros a colpirvi?" Mi chiese,con un sorrisino in faccia.
"AH,MÌTERA!" Sbottai,andando in camera mia,mentre le mie sorelle ridacchiavano e mio padre guardava perplesso.
Lo amavo...
Oppure no?
Perché me ne preoccupavo ora?


















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Oggi capitolo...gne-
Vabbe.
(1103 parole)

✵𝘓𝘢𝘴𝘤𝘪𝘢 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭 𝘋𝘦𝘴𝘵𝘪𝘯𝘰✵Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora