➸𝑪apitolo tre

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"Oggi gioca Jannik quindi devi venirlo a vederlo"

Mi obbliga papà, non sapendo però che sono più intenzionata delle altre volte a seguirlo.

Opto per un vestitino bianco che fa contrasto con la mia abbronzatura dorata e dei tacchi che seppur siano scomodi sono perfetti per l'abbinamento.

Arrivati in tribuna, cerco di farmi spiegare qualche regola nella speranza che così il gioco diventi più appassionante.

"Ma è dentro, perché il punto a quello?"

Mio padre è contento del mio tentativo e con pazienza mi spiega che le fasce laterali sono comunque fuori dal campo.

"Allora che ci stanno a fare lì?"

Quando Jannik devasta e umilia il suo avversario non concedendogli nulla, finalmente ho capito il punteggio.

Il calcio è mille volte meglio, basta segnare e sei in vantaggio mica come il tennis.

"Andiamo a congratularci"

Il campo si svuota per permettere ad altri due ragazzi di giocare, quindi andiamo verso gli spogliatoi insieme al team dell'italiano.

"Sei stato pazzesco, ti vedo più carico che mai"

Il rosso è felice di vedere mio padre, che da quello che ho capito è suo sponsor ma anche un amico e confidente.

"Lei è Bene-"

"Papà, ci conosciamo già"

Lo fermo per poi dedicarmi al rosso davanti a me, che sudato aspetta solo il momento di potersi andare a fare una doccia.

"Ci ho messo meno tempo io a capire come si gioca che tu a vincere, deludente"

Perfetta frase d'effetto per poi girare i tacchi ed andarmene. Ora sì che mi sento di aver ricambiato il gesto di lasciarmi da sola come una stoccafissa al bar.

Passa poco più di mezz'ora che me lo ritrovo di nuovo nei paraggi, intento a parlare con un ragazzo del suo team.

"Benny"

"Pel di carota"

Lo saluto continuando però a dare attenzione e al mio telefono dove Lando, un mio amico, mi parla di quanto sia eccitato per la presentazione della sua auto.

Ringraziamo nuovamente mio padre che quest'anno mi ha permesso di passare più tempo in giro con i piloti di formula uno, perché veramente ho iniziato a tenerci a loro.

"Mi fai compagnia stasera? Mi annoierò sicuramente visto che non è venuto nessuno che conosco a farmi da supporto"

Noto la poca sincerità nelle sue parole, ma non avendo di meglio da fare decido comunque di acconsentire.

"Ora che stiamo andando a mangiare me lo puoi dire che prima hai detto una bugia, sai?"

Sorride sapendo di essere stato beccato in fragrante.

"Ci sono i giocatori e tutti quelli del mio team, ma la mia famiglia e i miei amici non sono potuti venire veramente, quindi non ti ho detto proprio una bugia"

Annuisco mentre finalmente arriviamo al ristorante del suo hotel. Per sicurezza tutti i giocatori hanno un hotel apparte dove per queste due settimane non è stato possibile prenotare una camera così da assicurare loro privacy.

"Se contiamo che hai anche detto che tifavi per Novak, si sei un bugiardo"

"Anche quella è una verità. È scaramanzia la mia, non potrei mai dire di tifare me stesso, mi porterei seccia da solo"

Il cameriere ci interrompe portandoci ciò che era incluso nel menù di oggi, partendo da un antipasto.

"Ma per questo ti sei tipo offeso l'altra volta? Tu l'hai battuto Novak?"

"Sono il quarto al mondo, giusto per farti capire che scarso di sicuro non sono. Comunque si, l'anno scorso l'ho battuto due volte su tre. Peccato che ho perso agli ATP di Torino in finale"

"Se lo incontri quest'anno che fai?"

"Dipende, devi sapere che il tennis è uno sport difficile specialmente a livello mentale"

Lo squadro perché nella mia testa è ancora presente l'idea che il tennis sia comunque uno sport sofisticato.

"Non guardarmi così, prova tu a giocare con quella pressione addosso. Anche solo un punto perso può buttarti giù di morale fino a farti perdere"

"Si okay, come dici tu. Io non la penso così"

"Che sport fai?"

Non so perché mi pone questa domanda, ma sono convinta che abbia captato qualcosa.

"Facevo, al massimo"

Lo incuriosisco con le mie parole. Non mi pesa parlare di questo, perché alla fine l'ho accettato e me ne sono fatta una ragione.

"Facevo pattinaggio artistico, poi però ho preso una brutta caduta e mi sono rotta di tutto all'altezza del ginocchio"

"Quindi non scherzavi quando dicevi di esserti rifatta il ginocchio"

Apprezzo il suo tentativo di smorzare la situazione, specialmente perché riesce nel suo intento.

"Quell'anno ero stata convocata per le olimpiadi, fu brutto da accettare e da lì non ho più toccato dei pattini preferendo andare avanti"

Lui annuisce e lo vedo particolarmente pensieroso.

"Io da piccolo facevo scii, ero bravissimo però mi sentivo fuori luogo. Non è detto che se sei bravo devi per forza farlo. I miei genitori nonostante tutti i soldi spesi mi sostennero nel cambiare sport. Penso che se mi rompessi qualcosa adesso, mi sentirei in colpa più che altro con loro. Hanno sacrificato tutto per farmi essere qui"

Sorrido apprezzando moltissimo che si sia confidato con me, trovando adorabile il modo in cui è devoto nel confronti dei genitori.

➸ Let it bet? || Jannik SinnerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora