LAURA

92 9 4
                                    




  La Musica ti salva, ti prende per mano e ti porta dove il cuore a volte non riesce ad arrivare.

Martina G.

Quella mattina, diversamente da solito avevo paura.

America, la grande e famosa America mi stava aspettando. Il collage mi stava aspettando, e non un banale collage ma il miglior collage bilingue del Nord Carolina. Dovevo sentirmi al settimo cielo, d'altra parte aspettavo quel momento da sempre, eppure, quella mattina l'unica cosa che sentivo era un peso che premeva sullo stomaco così forte da farmi tentennare.

Non ero solita ad arrendermi per paura dell'ignoto, per paura di non farcela. Io mi buttavo, sempre, anche a costo di farmi male, non avevo paura di vivere, di sognare, di credere che si può sempre avere di più. Ed io volevo di più, non volevo accontentarmi mai.

Fin da piccola la mia impulsività mi aveva portato a non pensare, a non ragionare sulle conseguenze. Come quando da bambini ti dicevano guarda che se lo fai ti fai male. Ecco, io mi facevo sempre male, però cavolo l'avevo fatto comunque. Odiavo l'idea di precludermi un salto nel vuoto solo per paura di cadere.

Ed era proprio per quel motivo che ero arrabbiata con me stessa, volevo capire il motivo della mia paura e sarei rimasta a chiedermelo fino a trovare la risposta giusta, perché si, oltre ad essere estremamente impulsiva ero anche estremamente testarda e curiosa.

<Laura porca Miseria, è tardi!> Esordì lei, ricordando a tutto il vicinato il mio nome.

E lì, nonostante la mia voglia di capire la causa della mia agitazione mi obbligai a sbrigarmi.

Raccolsi le ultime cose, lanciai occhiate a caso nelle valigie per fingere una certa serietà ed un certo senso dell'organizzazione che ovviamente non avevo e scesi al piano di sotto.

Ovviamente, non mi interessava di essere perfettamente truccata o elegante, anzi, magliette di almeno due taglie in più e jeans erano l'outfit preferito, anche i capelli, mai una volta che fossero in perfetto ordine, una bella crocchia fatta a caso e via, proprio per quel motivo le valigie le avevo fatte a caso e senza un ragionamento logico, a me importava solo una cosa, troppo importante per essere dimenticata. Il mio I-pod. La mia vita, era lì, tra le canzoni.

Arrivata in cucina, rimasi subito ammaliata da lei, la donna perfetta.

Mia madre era l'espressione perfetta della perfezione. Sempre raggiante, elegante, perfettamente truccata e bella. Eravamo l'una l'opposto dell'altra.

<Buongiorno tesoro, dormito bene?> Sorrideva, non a me, probabilmente alla tazza di caffè che stava preparando.

Oltre al fatto che non ho occhio chiuso ed ho passato la notte in bianco, si tutto bene.

<Buongiorno a te Mamma, si tutto bene grazie> Risposi, con calma apparente.

Ero sempre sull'attenti con lei, non era facile essere come lei voleva.

Lei, la donna in carriera, l'unica donna avvocato del paese. Lei, la donna che aveva tutto sotto controllo, anche la mia vita. Lei, la donna che non mi faceva mai mancare niente, tranne la cosa che più volevo, sentirmi figlia e non un prototipo di ciò che lei aveva già progettato che io diventassi.

<Sai tesoro, penso che dovresti cambiare un po' il tuo look, sei così..>

< così come scusa? > Risposi di getto.

Eccola, la mia scarsa capacità di aspettare i famosi 10 secondi prima di parlare.

<Tesoro, non prenderla come un'offesa, sei molto bella e lo penso davvero, solo non capisco perché ti ostini a coprirti in questo modo> Continuò, indicando il mio outfit, a suo parere sciatto e non curato.

ARE YOU MY MELODY?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora